Le diplomazie di partito cercano di salvare l’Authority dipartita

politecnicoLe possibilità di riscatto sono ben poche, in realtà. La speranziella sta negli emendamenti in Parlamento. Salvo che il Governo non ponga la fiducia sul testo che passerebbe così in un nanosecondo distruggendo ogni velleità

 

Il danno e la beffa. Un conto sarebbe rimpiangere l’Authority dei Trasporti che il decreto sulla Pubblica Amministrazione ordina di trasferire a Roma, ma consapevoli che così si otterrebbero notevoli risparmi di denaro pubblico. Invece nulla del genere. L’organismo è infatti ospitato presso i locali del Politecnico al Lingotto (nella foto). Il costo per le esangui casse statali è quindi zero assoluto.

 

Purtroppo, però, il provvedimento non lascia spazio a dubbi: tutte le Authority italiane (come ad esempio quella sulle Comunicazioni, che dovrà abbandonare Napoli) devono essere ospitate nella Capitale – tutte insieme appassionatamente – in un edificio del demanio. Qui dovranno condividere l’organizzazione del personale, degli appalti, degli uffici. Insomma, tutto in comune in nome della spending review.

 

Fonti bene informate affermano che è in corso un lavorio bipartisan  più o meno sotterraneo delle diplomazie dei partiti. n primo luogo Forza Italia con l’ex sottosegretario ai Trasporti Mino Giachino e il Pd con il senatore Stefano Esposito, l’esponente politico che per primo si accorse (semplicemente leggendo, forse l’unico tra tutti i politici, gli articoli della riforma della PA) del tentativo di scippo da parte di Roma. Quali carte vincenti possono giocare le forze politiche subalpine? E’ superfluo ricordare al Governo che Torino è la città dell’auto, che è in ballo la Tv, che qui c’è un rinomato politecnico ecc. ecc.

 

Le possibilità di riscatto sono ben poche, in realtà. La speranziella sta negli emendamenti che si possono presentare in Parlamento. Salvo che il Governo non ponga la fiducia sul testo che passerebbe così in un nanosecondo distruggendo ogni velleità. Da parte sua, del resto, il premier Matteo Renzi ha già rispedito al mittente la lettera di Sergio Chiamparino e Piero Fassino, nella quale si chiedeva pietà.

 

(Foto: il Torinese)

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