Si salvano più vite, ci sono dei tempi di risposta migliori sulle patologie più importanti e questo avendo risparmiato 400 milioni grazie alla riorganizzazione dei servizi. La riconversione degli ospedali ha fatto sì che si intervenga in modo appropriato con ricoveri mirati a seconda della casistica, migliorando la qualità dell’assistenza
L’analisi dei dati del Piano nazionale esiti, elaborato dall’Agenas per conto del Ministero della Sanità, dimostra che nel complesso la sanità piemontese è di ottimo livello e che nel 2012 è stato possibile salvare centinaia di persone in più rispetto al 2009 grazie all’efficacia delle terapie e alla concentrazione degli interventi complicati negli ospedali più adeguati.
I dati del Pne, che consente di “misurare” in maniera oggettiva la qualità dei servizi sanitari regionali e delle strutture ospedaliere, sono stati illustrati dal presidente della Regione, Roberto Cota, dall’assessore alla Sanità, Ugo Cavallera, e dal direttore regionale della Sanità, Sergio Morgagni.
“Si salvano più vite, ci sono dei tempi di risposta migliori sulle patologie più importanti e questo avendo risparmiato 400 milioni grazie alla riorganizzazione dei servizi, secondo il piano di rientro che ci è stato imposto appena insediata la Giunta: la verità è che la nostra riforma funziona e tutti i dati lo confermano – ha dichiarato Cota – Le ottime performance del nostro servizio sanitario sull’infarto miocardico acuto, per citare come esempio uno dei dati più significativi, dimostrano l’efficacia del nostro sistema 118 unito a strutture di riferimento in grado di intervenire su ogni tipo di emergenza o complicanza: se nel 2009 si portavano gli infartuati in 45 ospedali, molti dei quali evidentemente inadeguati, oggi li si trasporta nei 28 più attrezzati. E i dati dimostrano che questa riorganizzazione ha già salvato tante vite, a dispetto delle polemiche di chi cerca di strumentalizzare la sanità per ragioni politiche o di chi cerca di difendere il suo piccolo centro di potere. La nostra riforma, a conti fatti, sta costruendo un servizio sanitario regionale moderno, efficiente e che salva molte vite in più”.
“In base agli ultimi dati del 2011 – ha proseguito Cavallera – il Piemonte era sopra la media nazionale nella griglia dei livelli essenziali di assistenza. Oggi abbiamo voluto dare atto del buon lavoro complessivo di tutta la sanità regionale. La riconversione degli ospedali ha fatto sì che si intervenga in modo appropriato con ricoveri mirati a seconda della casistica, migliorando la qualità dell’assistenza. Siamo impegnati nella sfida dei programmi operativi e per ciascun settore abbiamo definito quello che abbiamo in animo di fare. Mi auguro che venga considerato lo sforzo profuso in una situazione difficile, determinata da condizioni pregresse che i tavoli ministeriali non hanno potuto fare altro che certificare. Anzi, occorre apprezzare lo sforzo di tutte le componenti volto a concentrare le risorse per garantire un efficace servizio ai cittadini”.
L’analisi ha preso in considerazione gli esiti relativi alle malattie che, con elevata frequenza, determinano ricoveri ospedalieri e necessitano di assistenza territoriale successiva al ricovero ad esclusione delle neoplasie per le quali il Pne non rende disponibili i dati della serie temporale 2007-2012. Si tratta, in particolare, delle malattie cardiovascolari (infarto miocardico acuto, valvulopatie cardiache, scompenso cardiaco congestizio), delle malattie cerebrovascolari (ictus), delle malattie dell’apparato respiratorio (broncopneumopatia cronica ostruttiva riacutizzata); dei traumi (frattura del collo del femore, frattura della tibia-perone). Il Pne esamina otto indicatori relativi all’infarto miocardico acuto (IMA), sei dei quali sono principalmente correlabili alla qualità dell’assistenza ospedaliera, misurando la mortalità a 30 giorni, mentre due possono essere messi in relazione principalmente alla qualità dell’assistenza territoriale (specialistica ambulatoriale, medici di medicina generale, farmaci, assistenza domiciliare), misurando la mortalità e le complicanze ad un anno. Per quanto riguarda le valvulopatie cardiache e lo scompenso cardiaco congestizio, sono disponibili i dati relativi alla mortalità a 30 giorni, così come per l’ictus, la Bpco riacutizzata e le fratture del collo del femore e della tibia-perone che, pertanto, esprimono principalmente misure del livello qualitativo riferito all’assistenza ospedaliera.
Per le malattie cardiovascolari (infarto miocardico acuto, valvulopatie cardiache, scompenso cardiaco congestizio) il confronto tra i dati del 2012 è sostanzialmente positivo per il Piemonte rispetto alla situazione del 2009 ed anche rispetto alla media delle altre regioni. Positivo anche il raffronto per quanto riguarda la cura dell’ictus. Per le malattie dell’apparato respiratorio (broncopneumopatia cronica ostruttiva riacutizzata) il dato è leggermente negativo rispetto all’Italia, ma comunque in miglioramento sul 2009 ed è comunque linea con le altre aree del Nord Italia dove vi sono analoghe condizioni ambientali e climatiche. In discesa anche i tempi di attesa per gli interventi chirurgici per le fratture del collo del femore e della tibia-perone. Va rilevato che questi risultati sono stati ottenuti in presenza di una diminuzione della spesa corrente del servizio sanitario regionale, passata dagli 8,5 miliardi del 2009 agli 8,2 miliardi del 2012.
(Ufficio stampa Regione Piemonte)
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