La bottega milanese di Leonardo, che il fidato e prediletto allievo Gian Giacomo Caprotti continua a tenere in vita dopo che l’artista e scienziato ha preso la via di Francia, verso la corte di Francesco I, tra le mura del castello di Clos-Lucé ad Amboise. Con lui i servitori di sempre, la cuoca Aquina e il consorte Bernuzio, che avevano seguito il maestro da Firenze, personaggi a metà tra realtà e fantasia, simpaticamente bonaccione lui, con qualche buona vena di comando lei, accompagnata da quel tanto di terrore quando lo studio viene ad esser frequentato dall’elegante mago Cornelius, una sorte di Belzebù a proprio agio con magie e illusionismi, in missione segretissima, inviato da messer Francesco del Giocondo per chiarire i rapporti tra la consorte e gli abitanti della casa. Non ultimo, l’altro allievo Andrea da Empoli, assistente ai colori e alla preparazione delle tele, pronto a riservare sostanziali sorprese. Attorno ad essi ruota la vicenda di Leonardo e la magia del tempo, testo scritto da Cristian Messina (che ne cura anche la regia sul palcoscenico dell’Alfieri, repliche sino a domani) e Valerio di Piramo, nella volontà di preparare il terreno ai festeggiamenti, di qui a pochi mesi, per i cinquecento anni dalla morte del grande artista. Gli autori si affidano al divertimento immediato e a considerare le risate della maggior parte del pubblico ci riescono: peccato che la legge dell’immediatezza nuoccia nel corso delle due ore ad uno scavo più a fondo di certi personaggi (anche il comico ha le proprie leggi), peccato che a tratti si perda lo spessore del racconto, tallonando da vicino anche l’intreccio del giallo sollecitato dall’arrivo dei messi che, con la notizia della morte di Leonardo in terra di Francia, portano pure una inattesa lettera testamento, fatta di rivelazioni straordinarie. Ci si affida piuttosto a una buona lista di sketch, ad abbozzi e a scenette decisamente troppo brevi, a suggestioni non maturate, a bisticci e incanti e svelamenti che a tratti dimostrano il fiato corto. A reggere il ritmo arriva l’impegno degli attori e per alcuni la gran passione e la eccellente professionalità, Margherita Fumero e Franco Barbero che potrebbero far parte di una storia più “maneggevole” e più sicura, o la fattiva irruenza, vedasi il Caprotti di Alessandro Marrapodi. A colloquio con il pubblico il filosofeggiante Leonardo di Mauro Villata. Di Davide Allena gli effetti illusionistici, della Nobile Contrada Sant’Andrea di Fucecchio i costumi.
Elio Rabbione