Chi non l’ha letto il libro “Cuore” di Edmondo De Amicis? Se non tutti, certamente tanti. Con “Pinocchio”, le avventure di Emilio Salgari e i classici di Stevenson, London, Verne o della Alcott , il capolavoro di De Amicis rappresenta uno dei punti fermi della letteratura per l’infanzia ( e non solo). Pubblicato dall’editore milanese Treves nel 1886, narra le vicende scolastiche di Enrico Bottini, Franti e Garrone, del maestro Precossi e della famosa “maestrina dalla Penna Rossa” in una scuola elementare torinese, nell’anno scolastico 1881/82, intervallate da nove racconti, tra i quali – a memoria – s’incontrano “La piccola vedetta lombarda”, “Dagli Appennini alle Ande”, “Il tamburino sardo”. La scuola, la “Moncenisio”, era ubicata all’epoca in via della Cittadella e frequentata dai figli dello scrittore. De Amicis, narratore e giornalista, visse a Torino alcuni periodi della sua vita da adolescente (frequentando il Collegio Militare) e in età adulta. Nelle stanze di Palazzo Perini, in piazza XVIII Dicembre (all’epoca Piazza San Martino), davanti alla stazione di Porta Susa, scrisse il suo libro “Cuore” prima di trasferirsi in un piccolo appartamento all’ultimo piano del civico n.10 di via Pietro Micca. Un monumento, inaugurato nel 1923 in piazza Carlo Felice, nel giardino Sambuy e intitolato “Seminatrice delle buone parole” lo ricorda di fronte ad un altorilievo raffigurante dei bambini mentre la sua salma riposa al Cimitero Monumentale della città della Mole.
Marco Travaglini