La storia di uno scrittore di grande successo che vede trasformare il suo mondo nel giro di pochi giorni, evocando scenari da “grande fratello” di Orwell
Antonio Manzini , attore e sceneggiatore oltre che giallista di successo, con il suo romanzo breve “Sull’orlo del precipizio” (Sellerio editore),pone una domanda: cosa accadrebbe se tutte le principali case editrici italiane si trovassero raggruppate sotto un’unica sigla? Il libro – avvincente e ben scritto – non pretende di dare una risposta ma propone, in chiave satirica, la storia di uno scrittore di grande successo che vede trasformare il suo mondo nel giro di pochi giorni, evocando scenari da “grande fratello” di Orwell. Attraverso il personaggio immaginario di Giorgio Volpe – il più grande scrittore italiano – Manzini costruisce una storia paradossale e, al tempo stesso, allucinante dove emerge prepotente l’idea che il principio di libertà non può che essere garantito dalla pluralità delle possibili opzioni. Infatti, il protagonista del libro, alla consegna del nuovo romanzo ( che s’intitola proprio Sull’orlo del precipizio ) scopre che una cordata di investitori ha inghiottito la sua casa editrice. Ora al comando dell’azienda ci sono persone in completo scuro che pretendono di riscrivere i classici, odiano le metafore e “amano le saponette se il pubblico vuole saponette”. Cercando una via di fuga editoriale come un uomo che annega cerca l’aria, Giorgio Volpe affonda nel grottesco e nell’angoscia di chi vede messa in discussione la propria libertà di espressione. Quella di Antonio Manzini è una satira spietata ed esilarante ma si riferisce ad un fatto reale : l’ acquisizione, da parte di Mondadori, della divisione libri della Rcs Mediagroup per poco più di cento milioni di euro. Il gruppo editoriale controllato da Fininvest, che già possiede Einaudi, Piemme e Sperling & Kupfer, ha così acquisito i marchi Rizzoli, Bompiani, Fabbri e Marsilio. Oggi la Mondadori (o “Mondazzoli”, come qualcuno l’ha ribattezzata) è il nuovo gigante del mercato dell’editoria libraria, compreso di punti vendita, con una quota del 38 % del totale. La preoccupazione per come funzionerebbero le cose in un paese con un’unica azienda che controlla circa la metà del mercato, con l’altra metà frammentata in piccole e piccolissime case editrici, non è cosa da poco. E lo scenario non è più solo un’ipotesi letteraria. Ma, parafrasando Vasco Rossi, “c’è chi dice no” al colosso ‘Mondazzoli’ , lanciando una nuova realtà editoriale. Elisabetta Sgarbi, per due decenni direttrice editoriale e anima della Bompiani, ha fondato con un gruppo di autori ed editori, fra cui spicca il nome di Umberto Eco, la casa editrice indipendente “La Nave di Teseo” che inizierà le pubblicazioni nel maggio di quest’anno. Fra i primi autori che hanno aderito all’iniziativa spiccano i nomi di Susanna Tamaro, Sandro Veronesi,Tahar Ben Jelloun, Michael Cunningham, Mauro Covacich, Furio Colombo, Hanif Kureishi. Un segnale di ribellione all’omologazione, dopo quello di Roberto Calasso che si è ricomprato la sua Adelphi, di cui ora è proprietario al 71%. Una sfida alle fusioni e concentrazioni editoriali di cui narra Manzini ne “Sull’orlo del precipizio”. Una realtà che propone un valore che, di questi tempi, sembra fuori moda ma anche più che mai necessario: l’indipendenza ela libertà di espressione. È stato Umberto Eco, su Repubblica, a spiegare in modo chiaro e originale il senso di quest’avventura: “Mio nipotino mi ha chiesto ‘Nonno perché lo fai?’. Gli ho risposto ‘Perché si deve’”.
Marco Travaglini