All’anagrafe era registrato come Ottorino, ma tutti a Casale Monferrato lo chiamavano Ettore. Ed Ettore Berardi, pugliese di Ruvo, arrivato in Piemonte, nella città monferrina nel dopoguerra è ancora oggi uno dei casalesi che fanno conoscere la capitale del Monferrato ed il Piemonte in Italia e non solo. “Fuori siamo conosciuti per i Krumiri e per lui, tante volte mi hanno detto, ma vieni dalla città dove lavorava quel famoso sarto” ha detto il deputato Cristina Bargero sabato in occasione dell’inaugurazione della mostra “Tutti i colori della luna – Omaggio a Ettore Berardi” che si tiene a Villa Vidua di Conzano sino al 2 ottobre prossimo. Nelle sale dell’edificio sono riproposti gli ambienti, le creazioni e la sua unica collezione di cappelli, tra cui quello papale che gli derivò da Portobello, la trasmissione condotta da Enzo Tortora. A fare gli onori di casa del sarto di fama nazionale, cavaliere di gran croce (la più alta onorificenza della Repubblica Italiana), membro della giunta camerale di Alessandria (si deve a lui se la Camera di commercio alessandrina aprì la sua sede casalese), presidente della Pro loco, e soprattutto ambasciatore di Casale, città in cui è vissuto sino alla sua scomparsa e che ha profondamente amato più di tanti casalesi, c’erano le figlie Patrizia e Gabriella e il sindaco di Conzano Emanuele Demaria. E definirlo ambasciatore, anche se magari non avrebbe voluto questo titolo, non è improprio perché portò sempre alto il nome di Casale e del Monferrato, nei suoi vari contatti e dal suo atelier di via Roma, proprio davanti alla facciata dell’antico convento di Santa Croce, passarono negli anni protagonisti della politica italiana (era molto amico del ministro Adolfo Sarti) o uomini di spettacolo come Alberto Lupo o Enzo Tortora, o lo scrittore Romano Battaglia ed il cantante Claudio Villa, soltanto per citarne alcuni. “Forbice d’oro” i suoi, vestiti e le sue cravatte sovente vivacemente colorati, denotavano, oltre all’abilità di sarto, anche la creatività di un artista, aiutato dalla moglie Carla. Oggi non ci sono più entrambi, lui ha terminato il suo cammino terreno nel 2000, ad 81, anni, lei quattro anni fa. Chi scrive non può dimenticare l’amicizia, sincera, che legava Ettore Berardi alla sua. Mio nonno Ettore, primo direttore dell’allora Banca di Casale e mio padre Marco, geometra, soprattutto alla sera, quando uscivano dall’ufficio, prima di tornare a casa passavano da lui, per fare quattro chiacchiere, una consuetudine durata per anni. E anche il sottoscritto, prima bambino, poi ragazzino, è stato tante volte in quell’atelier. E il ricordo della cappelliera, dove erano esposti alcuni suoi pezzi da collezione (tra cui quello papale) è ancora vivo. Come pure il bancone sulla sinistra e quella porta che una volta aperta face accedere all’ascensore ed al “misterioso” mondo della sartoria con il magazzino delle stoffe al primo piano, il laboratorio al secondo e l’abitazione di famiglia al terzo. Sono tutti flash di un mondo che non c’è più, di una Casale che è cambiata. La bella mostra di Poppi Posillipo e le interessanti iniziative collegate permettono di ritornare a quell’epoca e rendono davvero omaggio ad un uomo che ha molto amato Casale senza se e senza ma e che dalla sua città adottiva merita, a questo punto, di essere ricordato. La mostra avrà un contorno di eventi che si susseguiranno ogni settimana. Il 10 settembre, alle 18, ci sarà la tavola rotonda “L’artista e l’artigiano: poeti di bellezza”, il 17 settembre, alla stessa ora, verrà presentato un racconto per immagini di Alessandra Ruffino: “Giovanni Tamburelli una vita a fuoco”. Poi il 24 settembre ci sarà una nuova tavola rotonda “Anni 70 il grigio a colori. Gli anni di piombo e la poetica di Berardi”, mentre l’ultimo evento in scaletta sarà, ancora una volta alle 18 del 2 ottobre, la presentazione del catalogo e del docufilm realizzati nell’occasione.
Massimo Iaretti