La lotta agli sprechi alimentari, i cibi a rischio di estinzione, la salvaguardia dell’agricoltura. Ecco i temi che Petrini ha sottoposto all’attenzione dei 200mila visitatori e dell’opinione pubblica
Le parole con cui il patron Carlin Petrini ha inaugurato la manifestazione di Torino sono un manifesto politico, non un discorso da taglio del nastro: “Il Salone del Gusto coinvolge migliaia di persone da tutto il mondo, arrivano a Torino perchè qui si discute il futuro del pianeta. L’importanza di rafforzare la qualità e non la quantità è un concetto che è partito da qui, dal Piemonte”.
Chiude oggi la decima edizione del Salone Internazionale del Gusto e Terra Madre. Organizzato da Slow Food, che è si la più prestigiosa vetrina per produttori e artigiani dell’agroalimentare di qualità, provenienti da tutto il mondo. Ma non è una fiera, piuttosto una filosofia. Basti pensare che ha persino ricevuto il messaggio augurale di Papa Francesco: “Siete strumento di lotta contro la fame nel mondo”, ha scritto il Santo Padre agli organizzatori.
La lotta agli sprechi alimentari, i cibi a rischio di estinzione, la salvaguardia dell’agricoltura. Ecco i temi che Petrini ha sottoposto all’attenzione dei 200mila visitatori e dell’opinione pubblica. Quella di Petrini è politica, una politica attenta al futuro del mondo che rischia di essere tutt’altro che roseo. Il “guru” del Salone ha ammonito Matteo Renzi: “Cerchi di salvare l’agricoltura” e tirato le orecchie a Expo 2015: “una manifestazione senz’anima: impari da noi”. E ancora: “Voglio realizzare una Foodstock del cibo”.
Quest’anno i profumi, i sapori e le diverse culture sono giunte a Torino anche attraverso la folta delegazione di migranti: 102 rappresentanti di cui 70 uomini e 32 donne, per lo più giovani (l’età media è intorno ai 37 anni). L’idea è stata quella di invitare gli immigrati che fanno parte delle comunità maggiormente numerose in Piemonte (da un punto di vista demografico) per poter raccontare il contributo – in alcuni casi determinante- che queste persone danno alla filiera alimentare italiana.
Un nuovo strepitoso successo che ha fatto parlare di Torino nel mondo. E – c’è da esserne sicuri – la prossima edizione, tra due anni, ci riserverà nuove sorprese.
Ecco alcuni tra gli ultimi appuntamenti di oggi al Salone:
Ore 12 – Sala Arancio: “Narrare il cibo, creare legami” – A colloquio con Ramona Hanachiuc – vincitrice del Premio Speciale Slow Food-Terra Madre del Concorso Lingua Madre 2014 – per parlare del cibo come cultura, relazione, linguaggio d’amore. Dal 2008 una sezione speciale del Concorso Lingua Madre premia le storie delle donne straniere dove il cibo e i riti della preparazione e condivisione sono protagonisti. Il Concorso è inoltre entrato a far parte di WE Women for Expo, il network di donne dal mondo per Nutrire il Pianeta. Intervengono: Ramona Hanachiuc, autrice Magie del passato, e Daniela Finocchi, concorso letterario Lingua Madre.
Ore 12 – Sala Blu “L’Alleanza dei cuochi libera la gastronomia”. Sono oltre 350, dall’Italia al Marocco, all’Olanda: la rete internazionale dei cuochi dell’Alleanza cresce in tutto il mondo e si impegna a conservare e trasmettere i saperi gastronomici delle comunità. Modera: Piero Sardo, presidente della Fondazione Slow Food per la Biodiversità – Onlus.
Ore 15 – Sala Agricoltura Familiare (Sala Rossa) “Ogm: una questione di regole, diritti, responsabilità”. A che punto siamo, in Europa e non solo, con le normative sugli Ogm? Qual è la situazione attuale e quali sono i prossimi passi per fare in modo che i cittadini europei possano decidere cosa coltivare, cosa mangiare e possano sapere cosa hanno mangiato gli animali che sono all’origine di parte del loro cibo? Conferenza nell’ambito del progetto “Oltre Rio+20 – semina cambiamento.org” di Oxfam, Slow Food, CeSPI, Arcs; con il contributo della Cooperazione allo Sviluppo – Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Grazie al contributo dell’Unione Europea.
Ore 15 – Sala Azzurra “Agricoltura urbana”. Fornire alle città una parte del fabbisogno alimentare utilizzando cibo locale, e al contempo consentire anche alle popolazioni urbane di prendere parte al processo produttivo del proprio cibo, è possibile se l’agricoltura urbana smette di essere considerata un passatempo economicamente insignificante e inizia a essere incentivata come un’attività di tipo economico, ambientale e sociale. Tetti, davanzali, balconi e giardini, oltre a terreni municipali diventano i luoghi della nuova agricoltura.