“A bisogni nuovi, opere nuove!”, diceva san Leonardo Murialdo. Ed ecco che allora, con l’inevitabile mutamento dei tempi, con la crisi economica, con il mercato del lavoro che ha abbandonato, sotto gli occhi di tutti, certe floridezze del passato, la comunità dei Giuseppini, che all’operato del santo guardano, ha con intelligenza scelto per un vigoroso quanto concreto colpo di timone, convogliando dal 2012 tempo e denaro e impresa nel progetto Artigianelli 150, “tentativo di costruzione del bene comune e di positivo cambiamento sociale che mette al centro le persone, soprattutto i giovani, le comunità e il lavoro da queste generato”. Rinascimenti Culturali, progetto presentato alcuni giorni fa nella cornice ancora tutta lavorativa del bel cortile di quello che potremmo definire il Polo degli Artigianelli di corso Palestro, luogo dedicato alla cultura delle arti teatrali e visive e del cibo, un luogo di aggregazione (per cui qualcuno superando Jacques Maritain si sente di dover ripensare a un “umanesimo pieno”), nella riscoperta di un autentico senso di comunità, a quello spirito e a quell’idea di costruzione si riallacciano. “Un progetto da 2 milioni e 700mila euro”, illustra il responsabile don Danilo Magni, un progetto che oggi vede finalmente un dunque con il contributo della Compagnia di San Paolo e della Fondazione CRT e con un “piccolo supporto pubblico”, accresce l’assessora alla Cultura della Regione, Antonella Parigi.
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Un luogo inteso innanzitutto come raccoglitore di quella leggerezza che non ha nulla a che fare con la banalità. E la leggerezza nascerà dalla direzione artistica del Music-Hall (il calendario della stagione nel prossimo settembre), che nasce sulle centenarie forme (una splendida sala liberty del 1913) dell’antico teatro Juvarra, affidata a quel “mago” dello spettacolo che è Arturo Brachetti, affiancato da Massimo Betti Merlin del Teatro della Caduta, vivacissima realtà del panorama teatrale torinese. La rivisitazione di uno spazio culturale che in passato (pensiamo anche all’attiguo Café Procope) aveva visto le presenze tra gli altri di Paolo Conte, di Dario Fo e Franca Rame e che aveva avuto la propria anima, più che palpitante, nella passione del baffuto Sergio Martin, nel cui ricordo non è facile, per chi lo abbia frequentato tra il ’70 e l’80, dimenticare le serate, le iniziative, i nomi, le scommesse. “Si tratta del primo esperimento capace di coniugare – dicono i responsabili – modelli di produzione, programmazione e imprenditorialità sviluppati in ambiti diversi, che portano a un modello misto che unisce profit e no-profit, sia artistico sia sociale, attorno a cui crescere il pubblico del “Music-Hall”, una vera e propria comunità costruita intorno al progetto”.
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Accanto al teatro, trova posto nel Polo di fresca realizzazione – il tutto è dovuto all’architetto Alex Cepernich e al suo studio, nell’insieme armonico di tutti gli spazi interessati ai lavori – il MEF Outside che si ricollega al Museo Ettore Fico di via Cigna, contenitore artistico oggi in prima linea nello sviluppo di uno specifico programma e della realizzazione di mostre rivolte ad artisti di respiro internazionale che da tempo mancavano dalle nostre sale espositive: un successo, determinato in ultimo dagli oltre 20.000 visitatori accorsi per “l’evento Munari”. Contraddicendo il percorso che i responsabili sono soliti fare, il Mef andrà dalla periferia al centro, inaugurando il prossimo 4 ottobre (fino al 14 gennaio 2018) l’esposizione Niki de Saint Phalle. Antologica di opere dipinte, grafiche e piccole sculture, a cura di Andrea Busto. A conclusione di un cammino che spinge chi lo vorrà percorrere a pensare a molte e curiose sorprese, ecco la presenza (già egregiamente funzionante: è aperto in via Juvarra 13 dal lunedì al sabato dalle 7 alle 23, con servizio ristorazione a pranzo e cena, per informazioni e prenotazioni 011 0448864) di Etikø “diversamente bistrot”, un locale dove felicemente si coniugano eleganza e semplicità e dove trovano un’attività quei giovani che provengono dai percorsi formativi interni al mondo del Murialdo e dove sono salvaguardati e rispettati le materie prime e i prodotti scelti perché, ad onore del nome, abbiano un impatto “etico” sulla società e sulla natura: di qui la scelta di prodotti biologici, di materie prime derivate dai terreni confiscati alle mafie o carni provenienti da allevamenti non intensivi. Con una buona carta dei vini, il che non guasta affatto. Il tutto a efficace completamento di quella vetrina dell’entertainment comunitario ed effervescente che forse usiamo distrattamente o non conosciamo a fondo, come ricordava Antonella Parigi. E alla luce di queste iniziative, “la città sta camminando”.
Elio Rabbione
Nelle immagini:
Ecco il nuovo Music-Hall, la nuova veste del teatro la si deve all’arch. Alex Cepernich
Un angolo del nuovo spazio espositivo MEF Outside
La raffinata eleganza di Etikø “diversamente bistrot”