Elena Bollatto con il suo partner di vita e di arte Folco Perrino se la ridono da lassu’ vedendoci sempre più stupiti ed ammirati della creatura che hanno curato, nutrito, coccolato. Un appuntamento imperdibile per la caratura dei musicisti e la unicità dei luoghi dove si gioisce con la musica. Tutto ciò nonostante gl’imprevisti che sono sempre dietro l’angolo: la sala Tallone all’isola di San Giulio, sede storica dei concerti, a poche settimane dall’esordio è risultata inagibile. Ebbene gli organizzatori non si sono persi d’animo ed hanno trovato alternative straordinarie. Il salone dell’istituto Maria Ausiliatrice a Pella, la basilica di san Giulio, villa Bossi e cioè la sala del comune di Orta e soprattutto palazzo Penotti Ubertini alla sommità della salita della Motta. Luoghi molto diversi fra loro ma che hanno aumentato la sana curiosità di melomani, nuovi e consolidati. Solo alcuni media non se ne sono accorti ed hanno largito inesattezze, alias fake news dando per cancellato il festival senza appello e soprattutto senza informarsi. Ma spesso quest’ultimo è un dettaglio per chi…informa! Invece il festival è iniziato regolarmente il 9 giugno scorso alle 12,30 con il duo Tiziana Ravetti ed Attilio Borri straripante abilità, fantasia e divertimento: “Il canto e la passione” con prosecuzione alla sera dove il noto complesso La Rossignol ha deliziato con frottole, canti, danze del 1400 e un controtenore d’eccezione, Roberto Quintarelli, che insieme ai suoi virtuosi compagni ha letteralmente incantato il folto e partecipe pubblico. Non esiste festival dove si abbracci un periodo che va dal canto gregoriano a Piazzolla: lo faceva notare giustamente il direttore del cusiano Ettore Borri, sempre attento anche ai dettagli ed immaginifico “prefatore” di tutti i concerti; rimandiamo subito al programma www.amicimusicacocito.it perché i ritardatari possano ancora fruire dell’ultimo scampolo di concerti del prossimo 23 e 24 giugno a palazzo Penotti Ubertini in Orta. Noi ci siamo già immersi nel Laetare Jerusalem con una Gerusalemme ritrovata alla incantevole basilica di san Giulio, grazie alla Schola gregoriana del Pontificio istituto di musica sacra, oppure con un concerto di due virtuose dell’arpa le giovanissime Isabella Cambini e Laura Colombo sotto l’occhio vigile del loro mentore, la prof. Simona Marchesi. Per non parlare dello straripante Vivaldi con l’Ensemble Imaginaire diretto da Cristina Corrieri e l’esecuzione del concerto per archi e traversiere detto Gran Mogol, scoperto di recente in una biblioteca scozzese. Come non citare ancora quattro splendidi clarinettisti, il quartetto Confusiony (Marotta, Otera, Luiza e Benevelli) con le danze slave di Dvorak, l’Aragonaise dalla Carmen di Bizet e l’Oblivion di Astor Piazzolla. Persino i merli e gli usignoli trattenevano il fiato in alcuni passaggi, in altri si ponevano come interlocutori extra moenia e noi ad assaporare momenti unici dove il tempo è come sospeso e kronos lascia il passo a kairos.
Ezio Ercole