mercoledì 21 ottobre

Grigory Sokolov per la serata inaugurale dell'Unione Musicale

Protagonisti brani di Schubert e celebri Notturni di Chopin

  

Unione-MusicaSarà il prestigioso pianista Grigory Sokolov  a inaugurare la stagione concertistica 2015-16 dell’Unione Musicale di Torino, mercoledì 21 ottobre prossimo, all’Auditorium Giovanni Agnelli del Lingotto, con un programma tutto dedicato a Schubert e Chopin. Sokolov è uno dei massimi pianisti viventi e i suoi concerti riscuotono un’accoglienza trionfale. La critica ne apprezza, infatti, la profondità del pensiero musicale, l’originalità interpretativa e il notevole dominio tecnico. A soli sedici anni ha ottenuto fama mondiale vincendo il premio al Concorso Cajkovskij di Mosca. Da allora ha suonato in tutto il mondo con le più grandi orchestre, anche se da anni predilige il recital solistico. Con l’ascoltatore, in sala da concerto, riesce a stabilire un clima di colloquio intimo, simile proprio a quello che Chopin riusciva a creare con i suoi pochi fortunati ascoltatori. Di Schubert verranno eseguiti la Sonata in la minore op. 143 D 784 e i sei Momenti musicali op. 94 D 780. Di Chopin i due Notturni op. 32 e la Sonata n. 2 in si bemolle minore op. 35. 

 

I notturni di Chopin si ascrivono nell’amore, già presente nel Settecento musicale, di celebrare la notte. Mentre, però, il Settecento la celebrò in senso eminentemente sociale, come luogo delle feste e dello svago, l’Ottocento e Chopin, invece, ne fecero il rifugio dell’Io, isolato dal mondo, e non di rado preda di fantasmi. Prima di tutti iniziò a celebrarla John Field, che attribuì il titolo Notturni a sue brevi composizioni pianistiche di tono intimista e di non elevata difficoltà tecnica, adatte anche a dilettanti, che sul pianoforte potevano sfogare la loro malinconia. In Polonia i notturni divennero, così,  un genere piuttosto diffuso, acquisendo poi una celebrità notevole proprio con Chopin.

 

La Sonata in la minore op. 143 D 784 di Franz Schubert, in cui il la minore rappresenta per il compositore la tonalità del Fato, vede calare sul tenero mondo schubertiano, nel febbraio del 1823, una cupa ombra di morte, che trova in questa musica la sua materializzazione tetra e angosciosa. Piuttosto che considerare la sonata un ritorno alla tempere della “Sinfonia Incompiuta”, risalente all’ottobre del 1822, i biografi del musicista la ascrivono a una crisi depressiva del compositore, della quale sarebbero stati responsabili i sintomi di una malattia venerea, che lo avrebbero condotto alla morte. La Sonata per pianoforte solista si articola in tre movimenti, Allegro giusto, Andante in fa maggiore e Allegro vivace; è stata pubblicata postuma nel 1823.

 

Mara Martellotta