La regia poetica di Robert Carsen per una protagonista aggredita dalle convenzioni del mondo circostante a lei ostile
Debutta al teatro Regio di Torino mercoledì 15 febbraio, alle 20, l’opera di Leos Janacek “Katia Kabanova”, a quasi cento anni dalla sua composizione, in tutta la sua bellezza. L’opera è sicuramente uno dei capolavori più intimi del musicista, che è stato uno dei più originali di tutti i tempi, capaci di prendere le mosse dalla realtà sociale e linguistica morava, nella quale era nato e cresciuto, per creare gli intrecci più disparati dell’opera europea fin-de-siecle, dal genere eroico rappresentato da “Sarka”, al fantastico ( “La volpe astuta”), fino alla suspense modernista intrisa di magia de “Il caso Makropoulus”. Janacek è stato, comunque, un compositore sempre attento a immettere nel proprio teatro e musica i tratti di aderenza alla realtà, che sono stati tra le caratteristiche fondamentali degli scrittori russi dell’Ottocento, da Dostoevskij a Ostrovskij, drammaturgo caro anche a Cajkovskij e da cui Janacek trasse il soggetto per l’opera “Katia Kabanova”. Il 9 gennaio 1920 Janacek appunta, a proposito del soggetto di Katia Kabanova, ” Ho cominciato a scrivere una nuova opera. Il personaggio principale è una donna di animo dolce e gentile. Ella svanisce al solo pensarla, un alito di vento la spazzerebbe via, figuriamoci la tempesta che le scoppia sul capo”. La nuova opera era tratta dal dramma di Ostrovskij “L’uragano “, il cui titolo originale in russo significa tanto tempesta quanto terrore. Fu lo stesso Janacek a scrivere il libretto dell’opera, riducendo a tre i cinque atti del dramma, che Max Brod aveva definito una “Madame Bovary russa”. Com nel romanzo di Flaubert, l’intera azione si basa sull’adulterio di una donna romantica, che non riesce a sopportare un ambiente gretto a lei ostile. Il debutto, avvenne il 21 novembre 1921, al teatro Nazionale di Brno, e riscosse un successo straordinario. Marco Angius, direttore artistico dell’ Orchestra di Padova e del Veneto, sarà sul podio a dirigere Ochestra e Coro del Teatro Regio. Il teatro di Carsen, che ne firma la regia, si contraddistingue per la sua essenzialità e risulta capace di riportare alla luce i significati più riposti del testo. Carsen immagina per questa Katia Kabanova una scena formata da passerelle che galleggiano su uno specchio d’acqua. Questa instabilità, il riflesso delle luci sull’acqua e il fluttuare perenne delle scene, rimandano alla spiritualità del personaggio di Katia e alla sua intimità, aggredita dalle convenzioni e dai complessi della comunità in cui è costretta a vivere. Janacek fu detto il Puccini ceco per l’affascinante lirismo della sua opera e l’intensa teatralità delle sue melodie, anche se l’analogia tra i due compositori risulta ben più profonda: entrambi aspiravano al ruolo di operisti popolari, senza rinunciare agli esperimenti musicali, un obiettivo che li condusse ad attuare soluzioni linguisticamente e insospettatamente avanzate.
Mara Martellotta