LO SMACCO ALLA TORINO OLIMPICA DI FASSINO E LA SAGA DEL PROSCIUTTO COTTO A PALAZZO LASCARIS

Una settimana di passione per la sinistra che si oppone a se stessa

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IL GHINOTTO DELLA DOMENICA

 Qual è dunque la causa di tante lungaggini e delle numerose sedute d’aula convocate? L’ostruzionismo scatenato di centrodestra e pentastellati? La guerra degli emendamenti scatenata dal pignolissimo Vignale o dall’irriducibile Bono? Molto poco di tutto ciò, in realtà, perchè a ritardare la manovra è piuttosto l’ostruzionismo… della maggioranza

 

Il lungo passo d’addio del presidente Napolitano è iniziato con la cerimonia dei saluti alle massime autorità istituzionali. E’ a questa austera cerimonia che i cittadini torinesi e piemontesi hanno potuto vedere assisi, fianco a fianco, i loro massimi esponenti, ovvero il presidente Sergio Chiamparino e il sindaco, nonchè presidente Anci, Piero Fassino, che sotto gli occhi delle telecamere dei principali tg è apparso, come dire, molto ma molto assorto… Forse stava riposando gli occhi dalle diuturne fatiche, forse stava semplicemente pensando che nella corsa al Quirinale, nella quale poneva più di una semplice speranza, il suo caro Matteo sta per dargli un ulteriore dispiacere, dopo l’esclusione di Torino dal novero delle possibili sedi olimpiche per i Giochi ipotetici del 2024.

 

Infatti, è davvero singolare che, dovendo individuare sedi per le varie discipline non troppo lontane da Roma, ci sia spinti fino a Milano, escludendo invece il capoluogo sabaudo che peraltro potrebbe offrire impianti all’avanguardia e una certa esperienza organizzativa  sperimentata nei Giochi invernali del 2006. Ma è parso chiaro, fin da subito, che il Piemonte non è nel cuore di questo governo, a partire dalla nomina dei ministri (zero alla nostra regione) e ora con le mille difficoltà che l’esecutivo sta ponendo sul cammino del risanamento delle finanze regionali, quando per i dissesti di Roma o Catania, per dire, si è fatto molto di più e più rapidamente, come è stato costretto a ricordare lo stesso Chiampa.

 

In Regione è appunto iniziata la “settimana di passione” – anche se le festitività natalizie non prevederebbero questo tipo di vigilia – per il varo della manovra finanziaria che pone sul groppone dei piemontesi l’ulteriore aumento dell’Irpef e del bollo auto, mentre si approvano diverse misure per tagliare sedi e servizi regionali fin troppo decentrati. Il calendario è stretto, le festività incombono e anche i consiglieri avrebbero diritto a potersi dedicare allo shopping natalizio e poi a godersi in santa pace le feste in famiglia. Qual è dunque la causa di tante lungaggini e delle numerose sedute d’aula convocate? L’ostruzionismo scatenato di centrodestra e pentastellati? La guerra degli emendamenti scatenata dal pignolissimo Vignale o dall’irriducibile Bono?

 

Molto poco di tutto ciò, in realtà, perchè a ritardare la manovra è piuttosto l’ostruzionismo… della maggioranza! Ovvero le priorità indiscutibili dell’ordine del giorno di condanna del manifesto apparso in Valle Susa contro la chiusura dell’Ospedale, voluto dal capogruppo dem Gariglio, oppure la mozione che chiede la chiusura del Cie (centro immigrati) stilata dal vendoliano Grimaldi, o ancora il documento di rilevanza epocale, sospinto dalla montiana Chiapello, per tutelare il prosciutto cotto (che deve essere di pura carne suina). Per non parlare delle “trappole” tese in commissione, con l’astigiana Motta, che ha un diavolo per capello per i tagli alla sanità del suo territorio, e perciò presenta e ritira emendamenti draconiani di tagli agli staff della Giunta.

 

Insomma, tutti segnali che lasciano intendere un cammino sofferto per la manovra Chiamparino, anche se alla fine il “generale Capodanno” ridurrà tutti a più miti consigli e la stangata passerà, costringendo i piemontesi a passare un 2015 ancora più povero.

Ghinotto