la forza dell’ineluttabilità è il sentimento che accomuna la madre -coperta da un ampio mantello nero- e il figlio

A Torino per le donne (in nero) la Madonna delle Ciliegie

Nella precedente uscita abbiamo visto un pezzo della Galleria Sabauda della collezione Gualini, la tempera su tavola del pittore originario di Siena Duccio di Buoninsegna, una Madonna con manto nero; oggi vediamo la Madonna delle Ciliegie, ancora una volta aTorino e sempre nella Galleria Sabauda dei Musei Reali. Lo spunto per la serie donne (in nero) viene da una manifestazione contro la guerra che si svolge a Torino ogni ultimo venerdì del mese. La manifestazione è portata avanti dal movimento contro la guerra “Donne in Nero”, nato in Israele nel 1988 e che si impegna in alcune riflessioni, ad esempio il ripensamento del ruolo di passività tradizionalmente attribuito alla donna nei confronti delle guerre oppure la volontà di portare avanti il ricordo delle guerre presenti e passate affinché le prospettive di pace non siano dimenticate. 
Oggi vediamo la Madonna con il Bambino del 1470  attribuita a Gherardo di Andrea Fiorini da Vicenza o più genericamente al Maestro dell’Agosto del Palazzo di Schifanoia, madonna nota con il nome di Madonna delle Ciliegie per i due rami di ciliegie carichi che si accostano ai lati del capo. Scendono da sinistra e da destra e nella simbologia richiamano -con il colore rosso- la passione di Cristo, mentre per il semplice fatto di essere “ciliegie” possono ricordare la battaglia di Kerasus del 71 a.C. svoltasi tra i Romani e Mitridate. Battaglia di cui ci ricordiamo “con gusto” non di certo per il conflitto armato, ma per il fatto che il generale Lucullo -di ritorno da Kerasus- importò il frutto della ciliegia, unendo così l’utile al dilettevole.Nella Madonna delle Ciliegie, la forza dell’ineluttabilità è il sentimento che accomuna la madre -coperta da un ampio mantello nero– e il figlio, il bambin Gesù, nudo e ritratto con doppia aureola di beatitudine allo stesso modo della madre Maria.L’opera non è un dipinto su tela come si potrebbe immaginare ad un primo sguardo, piuttosto è realizzata a tempera su tavola di legno, cosa che fa riflettere sulla fragilità della pittura. La tempera infatti richiede una particolare attenzione di conservazione, perché rispetto ai dipinti a olio rischia di rovinarsi più facilmente. L’olio è una vernice o meglio il colore a olio è costituito da una serie di vernici applicate una sull’altra con arte.
.
Spesso per ottenere il risultato sperato bisogna fare attenzione affinché uno strato asciughi prima del successivo, in altre parole bisogna negli olii far attenzione alle sbavature, perché una mano non coli sull’altra e così via per altri accorgimenti che possono portare a mescolare accidentalmente i colori, ma in ogni caso la vernice del colore ad olio è più longeva dellatempera e inoltre la tela, assorbendo il colore con più forza, assicura una stabilità maggiore alla pittura rispetto al legno. Insomma la Madonna delle Ciliegie è un pezzo a cui avvicinandoci dobbiamo pensare alla delicatezza, la delicatezza dell’insieme tempera su tavola, e alla leggerezza che si porta con sé il tempo che ci separa dalla sua realizzazione; si tratta di un’opera del 1470, datata dunque a 549 anni fa. Questa leggerezza potremmo dire “sofficità” cade davanti a noi due volte, cioè dopo il primo approccio o “avvicinamento”, vediamo la Madonna delle Ciliegie come dire d’improvviso, infatti il taglio prospettico con cui santa Maria è presentata, specialmente l’architettura alle spalle della donna in nero è così netta da mostrarci la coppia Madonna e Bambino con una “quantità di inaspettato” a cui non eravamo preparati. E allora le ciliegie intorno al capo della donna non sembrano una stranezza, ma qualcosa di puro, divino, in altre parole il contrasto entro cui Maria è inserita è così forte che quelle ciliegie non stridono. Il pregio maggiore della Madonna delle Ciliegie per uno storico dell’arte è da considerarsi nell’ordine di idee che è stata realizzata a Ferrara nel 1470, in un periodo e in un luogo che è fiorito eccezionalmente -grazie al mecenatismo di Leonello d’Este-; un periodo che ha portato a dei picchi di novità unici, la cui realizzazione si ripresenta solamente molto più avanti e altrove. Nella prossima uscita della serie delle Donne (in nero) a Torino vediamo un’opera plurale che porta con sé una musica sconosciuta: il polittico di Sant’Anna dell’amatissimo Gaudenzio Ferrari, conservato ancora una volta ai Musei Reali di Torino, questa volta a piano terra della Galleria Sabauda.

Elettra- ellie- Nicodemi