LA DIMORA SECENTESCA DI LABAR

La casa d’artista diventa museo

LABAR2LABAR3LABAR1L’esaltante esperienza di Gutenberg, Schongauer, Durer, il clima umanistico delle botteghe di Colmar e Norimberga presso Wolgemut e Koberger vengono rievocati anche attraverso utensili e materiali di lavoro tramandati da secoli, apparentemente solo funzionali, in realtà pregni di vita perché recuperati dopo avventurose e appassionate ricerche in mercati antiquari
 

A metà del cammino che collega l’antico marchesato del Monferrato alla capitale Sabauda, sulle alture di Villadeati, sorge la secentesca dimora che Labar, pittore, scultore, incisore, ha trasformato in prestigioso museo di antichi torchi da stampa distribuiti in tre distinte sale tematiche per le tecniche di calcografia, litografia, xilografia cui va riconosciuto un piano paritetico e non sostitutivo delle altre discipline artistiche.

E’ visitabile, su richiesta, la collezione di esemplari datati tra il 1700 e il 1800 tra cui il torchio litografico Nebiolo di Torino, il tipografico Amos Dell’Orto di Milano, il calcografico Karl Krause di Lipsia immersi in una fascinosa atmosfera alchemica che recupera gli antichi strumenti riannodando le fila spezzate tra passato e presente. L’esaltante esperienza di Gutenberg, Schongauer, Durer, il clima umanistico delle botteghe di Colmar e Norimberga presso Wolgemut e Koberger vengono rievocati anche attraverso utensili e materiali di lavoro tramandati da secoli, apparentemente solo funzionali, in realtà pregni di vita perché recuperati dopo avventurose e appassionate ricerche in mercati antiquari.

Rulli inchiostratori, rotelle, sgorbie, bulini, berceaux che potrebbero essere stati tra le mani di famosi incisori; rari esempi di artigianato, a volte piccole opere d’arte dall’originale fattura, si allineano ordinatamente su lunghi banconi di legno segnati dal tempo e dalla fatica.Sui ripiani vasi di gomma arabica, boccette di acido nitrico, colori naturali pestati in antichi mortai, caratteri mobili fusi nel piombo, matrici biffate, lastre di rame a segni minuti, alcune a tratteggio incrociato in omaggio a Durer, matrici in legno di testa per dare risultati affini alle incisioni su rame come nel 1700 insegnò Bewich.

Particolare importanza viene data alla carta, su cui sarà stampato tutto l’immaginario dell’artista, scelta tra le migliori che siano capaci di reggere l’impressione a stampa, infatti l’aspetto definitivo sarà determinato dal tipo di carta usato che influirà sullo stato di conservazione che dovrà essere nitido e fresco. L’ambiente è a tal scopo protetto dalla troppa luce, dall’umidità e dalla polvere che danneggerebbero le opere rendendole fragili e grigiastre.

Arte, scienza, tecnica si intrecciano in un unico sapere rinchiuso nelle severe stanze museali di Labar che, durante le visite, si mette generosamente all’opera dando esempi concreti di lavoro sugli antichi torchi non solo facenti parte di una collezione ma perfettamente funzionanti e curati come creature viventi nelle mani di un incisore che produce autonomamente le proprie opere.

Giuliana Romano Bussola