IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
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Torino torna laboratorio? Giorgio Amendola amava dire che Torino era un laboratorio politico capace di anticipare scelte politiche nazionali. Non ho mai capito esattamente a cosa si riferisse perché la storia politica di Torino non mi sembra che segni grandi novità rispetto a quanto accaduto successivamente in Italia . Forse neppure a livello intellettuale, si è avuto percezione di questo laboratorio, se escludiamo il momento in cui Gramsci e Togliatti furono i leader del Pci che nacque a Livorno nel 1919. Forse l’unico personaggio torinese di rilievo del dopoguerra fu Carlo Donat Cattin.Stento a vederne altri. Nel microcosmo liberale il gruppo Zanone-Altissimo preparò a Torino la svolta del Partito liberale che però uscì ridotto ai minimi termini dall’operazione antimalagodiana di rinnovamento nel 1976.
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L’oggi: dal crollo del soffitto al lancio di una ciambella di salvataggio
Stiamo vivendo uno dei momenti amministrativi più difficili di Torino con un’amministrazione che, dopo i fatti-ormai si parla di fatti, ma sarebbe più giusto parlare di misfatti-di piazza San Carlo, annaspa. Stanno cercando un capro espiatorio, perché certo non basta l’assessora giubilata: forse è in gioco l’onnipotente capo di Gabinetto, personaggio assolutamente eccentrico rispetto al mondo grillino e alla stessa politica in generale. A rendere plasticamente la situazione è il crollo di un pezzo del soffitto della Sala Rossa del Consiglio Comunale. Il Consiglio per mesi altrove. Sarebbe però sbagliato attribuire la colpa della mancata manutenzione all’Amministrazione in carica perché l’intera sala ebbe rifatta e riaperta dopo circa un anno di lavori nel 2000. Furono lavori imponenti.
La mancata manutenzione appare responsabilità dei molti presidenti che si sono succeduti o ,molto più semplicemente, di qualche funzionario addetto. Certo, il crollo rende bene l’idea di una città allo sbando. Il fatto politico nuovo è che il capogruppo del PD in Comune, Stefano Lo Russo già assessore all’urbanistica nella Giunta Fassino, ha lanciato una sorta di ciambella di salvataggio, anzi un patto con la Sindaca che, a sua volta, ha replicato che “se proprio vogliono mettersi a disposizione potrebbero cominciare da quei 61 milioni che spettano alla Città di diritto e il loro governo continua a non dare”.
Il partito democratico tende una mano alla Sindaca, ma le ragioni di questo gesto non appaiono così chiare. L’opposizione dovrebbe fare l’opposizione e ipotesi consociative -le peggiori, quelle che hanno danneggiato il Paese più di ogni altra politica, per quarant’anni- sono incompatibili con il fare l’opposizione. Chi ha votato per Fassino, stenta a condividere questa scelta. Cosa intende fare il PD? Vuole saggiare il terreno a livello locale per aperture che abbiano una valenza nazionale nel futuro prossimo per il dopo elezioni politiche? Ci tentò in modo miserevole Bersani facendosi sbeffeggiare da Grillo. Dovette trovare un alleato in Berlusconi per consentire a Letta di formare un governo. Oggi dopo il grillismo che ha registrato una battuta di arresto significativa nelle recenti elezioni amministrative, appare una mossa avventata. Per altro,il PD ha registrato a sua volta altri tracolli, da Asti ad Alessandria, per non parlare di Genova. Appare non tranquillizzante la benedizione che arriva dal presidente della Regione che, per primo ,ha aperto un dialogo istituzionale con la sindaca grillina. La chiarezza politica è fondamentale, specie in un momento nel quale i cittadini delusi dalla Giunta grillina, esigono di capire come viene amministrata la propria Città.
Gli elettori vanno rispettati e ciascuno deve svolgere il ruolo per il quale è stato eletto.
La città laboratorio evocata da Amendola può aspettare tempi migliori.
quaglieni@gmail.com
(foto: il Torinese)