Il ricorso allo strumento di un Referendum Costituzionale si è reso necessario in quanto il Governo non ha raggiunto una maggioranza pari ad almeno i due terzi dei componenti di ciascuna aula del Parlamento, Camera e Senato, su proposte che vanno a modificare la nostra Costituzione.
Nella fattispecie si chiede se eliminare il bicameralismo paritario, ridurre il numero dei parlamentari, ridurre i costi di funzionamento delle istituzioni. Si decide anche sulla soppressione del CNEL e sulla revisione del titolo V della parte II della Costituzione.
L’articolo 138 della Costituzione prevede che il provvedimento approvato richieda la consultazione diretta degli elettori attraverso un referendum confermativo che, a differenza di altre forme referendarie, non prevede il raggiungimento di particolari “quorum” perché il risultato sia valido. Perché la riforma entri in vigore, basterà infatti che il numero dei SÌ sia superiore al numero dei NO.
Per la storia della Repubblica Italiana si tratterà della terza consultazione referendaria di tipo costituzionale, dopo quella del 2001 (vittoria del SÌ con un’affluenza al voto del 34%) e quella del 2006 (vittoria del NO con il 52,5% degli aventi diritto al voto).
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Ezio Sina
Presidente Nazionale APIDGE