IL RISTORANTE

Vinolento. Una cena a lume di… Calice!

Ogni angolo di mondo è evocativo, alcuni più di altri, ogni sapore ha il suo gusto, l’amaro è solo l’interpretazione fisica del ricordo per cui si è stabilito che qualcosa non fosse più parte di noi. Così ogni scelta è preceduta dalla familiarità che la condiziona, ogni luogo a suo modo è quel che realmente rappresenta e nel contempo la proiezione del vissuto di ognuno.

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E quel winebar in via Corte d’Appello, 13 è un po’ quel che si dice la ricostruzione di una memoria infante. Ambiente minimale, gli scaffali alle pareti su cui sono disposti i vini, per regione, rievocano un po’ quella cantina dove mio nonno lasciava le bottiglie verde scuro a riposo. Sul soffitto, a far luce, sono stati applicati dei lampadari realizzati con cesti di damigiane e tutto è ridotto all’essenziale. Siamo sempre coinvolti e distolti da un’infinità di distrazioni, dalla fretta di dover inseguire e perseguire, quante volte si può dire di aver assaporato, senza che fosse un gesto vinolento1standardizzato dalla routine? Trovo che l’essenzialità dei colori e delle forme che strutturano Vinolento, ristorante, enoteca e winebar in centro Torino, siano riusciti a intrappolare il gusto. Pochi tempi di attesa per poter gradire di quei piatti, curati nell’estetica e nel sapore. Consiglio di provare la caponata, la cucina è riuscita a superare quella che al primo anno di università preparava la mamma siciliana di una cara amica e si sa quanto la Sicilia sia madre della prelibatezza. L’abbinamento ravioli robiola e menta risottati al porro, le creme di zucca, castagne e zenzero e quel favoloso tortino al cioccolato sono alcune delle portate deliziose del posto. Il personale cordiale e ben preparato ha accompagnato la cena con la descrizione di alcuni dei 600 vini di cui dispone la cantina, con particolare attenzione per vini bio e naturali, una varietà di sensazioni distillate in un calice e un caffè sul finale, in modo da placare lo scontrarsi di memorie sul palato. Vinolento ha un suo sito web, per chi volesse approfondire, ma consiglio di rallentare con la frenesia e trovare il tempo di sperimentarlo in prima persona… Buon appetito!

Alessia Savoini

Un concentrato di Piemonte, ma non solo: L’Osto del Borgh Vej

Il nome del ristorante può trarre in inganno: sicuramente la cucina del territorio occupa buona parte della carta – e il dolce ne è la prova-, ma c’è tanto di più

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Il gianduiotto, il savoiardo, il vermouth. Tra i prodotti tipici torinesi questi tre spiccano in maniera osto-3particolare. Il gianduiotto altro non è che un concentrato di piemontesità in due ingredienti base tipici del territorio: nocciole piemonte IGP e cioccolato. Il savoiardo è un biscotto il cui nome contiene già la perfetta geolocalizzazione: leggeri e friabili, nascono in quella che fu la regione della Savoia. Il vermouth è un prodotto che nasce a Torino duecentotrenta anni fa proprio a lato di Piazza Castello. C’è un racconto del territorio dietro questi tre semplici prodotti che vengono mescolati tra di loro per dare vita al Dolce Torino, il dessert proposto come alternativa al classico Bonèt presso L’Osto del Borgh Vej.

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Il nome del ristorante può trarre in inganno: sicuramente la cucina del territorio occupa buona parte della carta – e il dolce ne è la prova-, ma c’è tanto di più. Le origini pugliesi dello chef Angelo Losito si sentono forti e chiare nella purea di fave, nella netta preferenza per l’utilizzo dell’olio d’oliva, nella presenza di tantiosto-2 piatti di pesce in menù. Non mancano, tuttavia, i classici agnolotti del plin al sugo d’arrosto, i tajarin, la battuta di fassona, il vitello tonnato preparato senza la maionese come vuole l’antica tradizione.La cantina dei vini è ben fornita e sembra un magnifico giro, in cui ogni regione d’Italia è adeguatamente rappresentata. Il locale, una trattoria elegante, si affaccia su una della piazzette più carine di Torino, Piazza IV Marzo, a pochi passi dal Duomo, centro nevralgico della movida della città. Buon appetito, quindi.

Elisa Speroni

La Casa del Barolo, molto più di un ristorante

Il locale a pochi passi da Piazza Bodoni a Torino, fornito come un’enoteca, elegante come un ristorante, si definisce un’enotavola. Un posto dove il vino e il cibo servito sono davvero messi sullo stesso livello, l’uno sta a braccetto con l’altro, accompagnandolo senza seguirlo

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Le citazioni sul vino si sprecano. D’altra parte (astemi a parte) chi può dire di non amarlo? Chi non pensa che un’ottima bottiglia di vino esalti i sapori dei piatti? C’è qualcuno che non lo considera il motore ideale per una conversazione memorabile?

casa-barolo-14Ecco, ci sono alcuni posti in cui il vino è messo un po’ più al centro della scena rispetto ad altri. Posti in cui, tuttavia, anche la carta delle pietanze è studiata con cura.

La Casa del Barolo, locale a pochi passi da Piazza Bodoni a Torino, è di sicuro tra questi. Fornito come un’enoteca, elegante come un ristorante, si definisce un’enotavola. Un posto dove il vino e il cibo servito sono davvero messi sullo stesso livello, l’uno sta a braccetto con l’altro, accompagnandolo senza seguirlo.casa-barolo-15

Presso il ristorante è garantita una vasta scelta di vini locali e internazionali, provenienti dai più importanti produttori, complice la vicinanza con via Andrea Doria 7, dove è situata l’enoteca che porta lo stesso nome. Attiva dal 1974, l’enoteca, che conta più di mille etichette in esposizione, è un punto di riferimento a Torino.

Il ristorante serve piatti con tradizionali prodotti tipici piemontesi, ma anche specialità di pesce più creative, utilizzando prodotti di stagione, tanto che la carta subisce un rinnovo sostanziale a ogni cambio di mese.

casa-barolo-13Mise en place essenziale, servizio attento, ma non ingessato, cura maniacale della cantina e piatti studiati con attenzione hanno fatto sì che il locale, nato nell’autunno del 2015, già nel 2016 entrasse di diritto nella pubblicazione “I Maestri del Gusto di Torino e provincia”.

Si tratta di un programma Slow Food checasa-barolo-16 raggruppa insieme tutti quei posti che permettono di fare un viaggio alla scoperta dell’offerta culinaria del torinese. Sono luoghi che raccontano il gusto di un territorio, grazie alla professionalità delle persone che si impegnano per regalare momenti di puro piacere culinario agli ospiti. È un lavoro da artigiano e la base per svolgerlo al meglio è sempre una: la passione. Solo così si può diventare dei veri “Maestri del Gusto”, come il cuoco de La Casa del Barolo, Domenico Paone. Buon appetito, quindi.

Elisa Speroni

Da Oinos il Giappone incontra la Sicilia… ed è subito Susciliano!

OINOS3Situato a pochi isolati dal fiume Po e dal Parco del Valentino, il locale presenta al pubblico un ambiente sobrio, con colori tenui che puntano sulle tinte beige e marrone e con un arredamento elegante e raffinato, decisamente più orientale che tipico del sud Italia

 

“Cucina mediterranea creativa e sushi rivisitato in chiave siciliana in un locale alla moda con decori minimal”: se cercate su Google il ristorante Oinos di Via della Rocca 39G a Torino, troverete questa calzante descrizione. Situato a pochi isolati dal fiume Po e dal Parco del Valentino, il locale presenta al pubblico un ambiente sobrio, con colori tenui che puntano sulle tinte beige e marrone e con un arredamento elegante e raffinato, decisamente più orientale che tipico del sud Italia.

 

E forse la chiave sta proprio in questo,  nel voler dare il tocco di sicilianità solo ed esclusivamente nei piatti presentati nei diversi menù. Eh si, perché da Oinos è possibile percorrere la strada del menù del Sushi Classico, oppure puntare sulla cucina italiana / siciliana o sulla specialità del locale: il Susciliano, la rivisitazione dell’ormai onnipresente sushi giapponese con ingredienti della tradizione siciliana. L’offerta è variegata e molto interessante: dal Roll con gambero rosso di Sicilia, basilico e olio extravergine, al nighiri con branzino e pesto trapanese oppure quello con tonno e cipolle caramellate.

 

Il Torinese è stato per voi durante una pausa pranzo decidendo di puntare sulle tipicità del ristorante: spaghettone alla chitarra con pestoOINOS 1 trapanese e ombrina e una degustazione di Susciliano da 10 pezzi, e per dessert, un rinfrescante sorbetto menta & limone. Ad accompagnare le portate, una bottiglia di vino bianco siculo, Nozze D’Oro DOC della cantina Tasca Conti D’Almerita e un calice di Passito Diamante D’Almerita sempre della stessa cantina siciliana.

 

Lo spaghettone alla chitarra si è rivelato una scelta azzeccata: ottima cottura della pasta, pesto davvero gustoso con l’ombrina che ha reso il piatto molto delicato. Mise-en-place elegante, che appaga la vista prima ancora del palato, ed è ciò che perdura nella degustazione di Susciliano: in apparenza ti sembra un tipico piatto di sushi, ma appena si provano i vari pezzi, ecco che si scatena in bocca un vero e proprio festival del gusto: la cucina fusion qui è espressa in tutto e per tutto, con risultati eccelsi. La freschezza del pesce fresco si lega a elementi tipici della cucina siciliana che insieme vanno a creare un boccone di assoluta bontà e gioia per gli amanti del buon cibo.

 

OINOS2Nighiri al gambero rosso di Sicilia e olio di agrumi, nighiri al salmone Sockeye e polvere di pomodoro secco, roll con ombrina, zucchine e mandorle croccanti, sono solo alcuni esempi dell’opera di rivisitazione del sushi classico in chiave siciliana attuata dal ristorante Oinos. Si denota la ricerca dell’accostamento di elementi, gusti, ma anche di colori. Il tutto accompagnato da un vino bianco che con la sua freschezza e le sue tonalità delicate, ha saputo deliziare ed esaltare il menù scelto. Il sorbetto limone e menta assieme alle note avvolgenti di caramello offerte dal passito sono stati i protagonisti dei titoli di coda del pranzo.

 

Servizio ottimo, personale cordiale e gentile, locale tranquillo, ideale per cene a due, ma anche per pacati incontri lavorativi. Assolutamente consigliato.

 

                                                                                              Rebecca Genesio

 

Sosta al G Ristorante Italiano, appendice gastronomica (e stellata) del Golden Palace

Golden Hour @ Time Bar: aperitivo al Golden Palace

ALBERO GOLDEN3golden cortileFarsi prendere per il naso non sempre ha una connotazione negativa, se a solleticarlo sono piacevoli profumi: apprezzabile dunque la scelta di utilizzare spezie e aromi che ravvivano ad esempio il sapore del pesce, regalandogli anche una gradevole consistenza

 

Piovono stelle in quel di Torino, nei meandri del centro che turisti e autoctoni conoscono assai bene. Alle rinomate cinque stelle del Golden Palace, lussuosa struttura in Via Arcivescovado, si amalgama con maestria quella acquisita dal giovane Diego Rigotti, executive chef del ristorante situato al suo interno. La città sabauda pertanto mette a segno un autentico colpaccio, accaparrandosi uno dei più promettenti chef italiani. Vincitore nel 2012 del titolo “Miglior chef emergente d’Italia”, ha meritato l’anno successivo l’ambita stella Michelin e ora dirige con successo la cucina del G Ristorante Italiano.

 

Di primo acchito l’hotel colpisce l’avventore per la sontuosità degli spazi comuni, dai toni scuri e ricercati. Varcata la soglia d’ingresso però una piacevole luce proviene proprio dall’area ristoro, che nei mesi caldi accoglie la clientela in una vasta terrazza esterna. Le proposte culinarie del ristorante sono molteplici, con l’offerta di colazioni, pranzi, cene e il brunch della domenica. Curioso e degno di nota il Servizio Press Reader gratuito: è possibile richiedere un ipad su cui sono disponibili più di 2.000 giornali in lingua da ogni parte del mondo.

 

Nel complesso si riscontra un’accurata commistione di elementi, che coinvolge tutti i sensi. La vista è sollecitata da un arredo minimal e moderno, con qualche elemento sopra le righe e piccoli dettagli autoreferenziali (all’occhio distratto non sfuggiranno le statue dorate che adornano la fontana, mentre lo sguardo più attento noterà la G incisa sulle posate o la presenza di un buon bianco Golden Palace nella carta dei vini). L’udito, accarezzato dallo scroscio dell’acqua, è protetto dal caos cittadino nonostante ci si trovi in pieno centro, e regala a buon diritto qualche ora di relax. Il menù, vario e dettagliato, appaga un po’ tutti i gusti con piatti della tradizione, come il vitello tonnato, e alternative meno familiari. Farsi prendere per il naso non sempre ha una connotazione negativa, se a solleticarlo sono piacevoli profumi: apprezzabile dunque la scelta di utilizzare spezie e aromi che ravvivano ad esempio il sapore del pesce, regalandogli anche una gradevole consistenza. L’insalata di frutta con mantecato alla vaniglia poi è una valida proposta di fine pasto, bella da vedere e buona da gustare.

 

Piace il fatto che in un contesto internazionale, quale si presta ad essere un albergo, l’italianità emerga con orgoglio, soprattutto nella scelta di ingredienti debitamente selezionati in virtù di un forte legame con il territorio. I prezzi sono medio – alti (inutile negarlo e forse non sorprende), ma non sono aggravati da porzioni striminzite e pietanze che si perdono nei piatti, come spesso accade. Detto ciò, a onor del vero il mese di agosto inficia un po’ l’esperienza enogastronomica proponendo un menù ridotto rispetto al consueto e la sospensione di alcuni eventi previsti durante l’anno. Per un giudizio più esaustivo ed onesto quindi, servendoci di un gergo scolastico, rimandiamo a settembre. Chapeau alla cortesia del personale, che non va in ferie.

 

Lara Garibaldi

 

http://www.gristoranteitaliano.com/

Cucina da amare nella magia di Villa Vela

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vela torinese2VINOvela torineseCome non citare la Battuta di fassone con insalatina di stagione croccante, citronette e sali dal mondo o il Carpaccio di ricciola marinato al jalapenos e lime. Oppure il Filetto di fassone con cappello di fungo porcino e fonduta alle 2 fontine o la Chevice peruviana mista di ombrina, calamaro e mazzancolle con patate rosse americane: vere e proprie estasi per il palato

 

Che dire sul Villa Vela se non che sia stata una piacevolissima rivelazione, per gli occhi e per il palato. Ubicata nell’esclusiva zona residenziale di Torino, l’estrosità e la ricercatezza sono gli elementi chiave di questa antica villa settecentesca, finemente ristrutturata con toni moderni, in C/so Galileo Ferraris 45. A un tiro di schioppo dal Centro Congressi dell’Unione Industriale, dalla sede della Juventus e dalla Gallleria d’Arte Moderna, il locale è divenuto oramai caposaldo degli studi professionali più titolati del quartiere per il breackfast ed il lunch, protraendo la sua proposta sino all’after dinner. “Cucinare è come amare, o ci si abbandona totalmente o si rinuncia” è il motto del Villa Vela, con il quale apre la sua Carta: la lista inizia dalle accattivanti insalate e passa dagli antipasti ai secondi pIatti, sia di carne che di pesce, tanto raffinati quanto essenziali con prezzi adeguatamente medi.

 

Come non citare la Battuta di fassone con insalatina di stagione croccante, citronette e sali dal mondo o il Carpaccio di ricciola marinato al jalapenos e lime. Oppure il Filetto di fassone con cappello di fungo porcino e fonduta alle 2 fontine o la Chevice peruviana mista di ombrina, calamaro e mazzancolle con patate rosse americane: vere e proprie estasi per il palato grazie all’esplosione di gusto che questi ingredienti accuratamente selezionati offrono. Il tutto ha un valore aggiunto: la Carta dei Vini. Semplice, diretta e chiara offre un’ottima selezione sia di bianchi che di rossi, merito soprattutto di Gregorio, il sommelier di casa che ha saputo impreziosire, curare e consigliare una lista già più che all’altezza. Tra i vini proposti, notevoli quelli da dessert, come il Passito di Pantelleria 2010 di casa Ben Ryé, il cui giudizio di eccellenza ha messo d’accordo tutte le guide. Il resto del personale si mostra impeccabile, proprio come il servizio, riflesso di una location magica, emozionante e all’altezza delle aspettative che non può essere altro che da provare.

 

Jessica Tronci

Berbel, estro e passione in cucina

Il regista è lo chef Nicola di Tarsia, capace di valorizzare gli ingredienti, eccellenti protagonisti, accompagnati dalla colonna sonora delle oltre 400 etichette della cantina

 

berbel cuocoDa Berbel il tempo si ferma. Tra i caldi muri della sala, oro e cioccolato, i tavoli sono allestiti con semplice eleganza: il design moderno, accostato a elementi tradizionali, rende l’ambiente confortevole dove si può già pregustare la proposta culinaria che verrà raccontata. Il regista è lo chef Nicola di Tarsia, capace di valorizzare gli ingredienti, eccellenti protagonisti, accompagnati dalla colonna sonora delle oltre 400 etichette della cantina. Spettatori,  a cui non rimane che gustare ogni sapore con i cinque sensi, sono i clienti, coccolati durante tutto il servizio, in una separazione estetica (ed estatica) dalla realtà. Imperdibile la selezione di pesce crudo con dieci proposte tra ostriche, gamberi, pesci dalle carni pregiate accompagnate dal trittico di salse, soia, zenzero e acqua di mare distillata; tra gli antipasti il colpo di scena è l’uovo pochè, abilmente fritto, che sovrasta e amalgama l’insalata di cappesante su patate e salsa verde con scampo ligure e filetto di gallinella. E se la proposta di primi piatti vede la grande tradizioneberbeltonno piemontese, rivisitata ascoltando le esigenze performative degli ingredienti, con agnolotti col plin cotti in acqua e fieno al Castelmagno o ravioli di Roquefort con salsiccia di Bra, mandorle e pere, le atmosfere mediterranee si esprimono al meglio negli spaghetti aglio, olio, peperoncino e astice.  Tra i piatti di agnelli “dei prati salati” bretoni e stinchi di vitello alla birra, il pesce mantiene un ruolo di spicco, come la cernia in guazzetto accompagnata dalla soppressata di Corigliano calabro oppure il rombo chiodato con leggeri fiori di zucchine fritti e ripieni alla mozzarella di bufala di Caraglio, orgoglio della provincia cuneese.  Standing ovation per la selezione di dolci dal gelato artigianale al rotondeggiante cremoso al cioccolato Valrhona accompagnato da caramella mou, nocciole e olio extravergine con panna liquida da condire con sale e pepe.  Un esempio in cui le origini professionali dello chef hanno messo le basi all’onestà e all’umiltà che vengono offerte al cliente. Estro e passione si trovano a Berbel. 

 

Silvia Lombardi

 

Berbel Ristorante

Via S. Domenico 33b, Torino

telefono +39 011 43 66 778

 

Torpedo, a cena nel giardino delle meraviglie

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TORPEDO2Un giardino verde e rigoglioso in cui immergersi  e lasciarsi trasportare subito in un altro mondo. Piatti ricercati e di grande qualità, non un ampia scelta ma alcune valide opzioni tra antipasti, primi e secondi di pesce e di carne


Una piacevole scoperta questo ristorante situato all’interno dell’Hotel NH Lingotto, all’interno dell’ex stabilimento antico della Fiat, struttura storica per la città di Torino. Il Ristorante Torpedo, questo è il suo nome, ha di magico la location, chic e rilassante e punto di forza lo splendido Giardino delle Meraviglie, dove d’estate ci si può accomodare in un piacevolissimo dehor, un giardino verde e rigoglioso in cui immergersi  e lasciarsi trasportare subito in un altro mondo. Piatti ricercati e di grande qualità, non un ampia scelta ma alcune valide opzioni tra antipasti, primi e secondi di pesce e di carne, un menu molto ricercato che spazia tra I sapori della tradizione italiana, preparati con un piacevole tocco fusion, con attenta cura nella selezione delle materie prime e degli ingredienti.

 

Il tutto accompagnato da un ampia e soddisfacente carta dei vini, con parecchie etichette che viaggiano dal nord al sud Italia e che si abbineranno bene ad ogni vostra scelta. D’obbligo lasciare uno spazio per gustare I meravigliosi ed invitantissimi dessert, come la bavarese di fragole o il tortino al Gianduja. Staff professionale, cordiale e sorridente e pronto a darti buoni consigli sulla scelta dei piatti.Forse ancora poco conosciuto come ristorante ma assolutamente da provare, ne rimarrete colpiti!

 
Manuela Cammilleri

Alpinisti ma non solo al "Monte dei Cappuccini"

cAPPUCCINI RITLì dove un tempo c’era la pista da sci dei torinesi, oggi sorge all’ombra del celebre monastero l’omonimo ristorante. Per tutto l’anno vi delizia con vitello tonnato, ravioli e una tagliata di ginepro con contorno di patate al forno che è il vero piatto forte del posto

 

Un grazioso chalet con sedie spartane e pareti che parlano di grandi imprese come la scalata del k2 potrebbe essere il luogo ideale di alpinisti affaticati dal peso di un indispensabile zaino. Peccato che non siamo sulla vetta di una maestosa montagna ma sul più modesto monte dei Capuccini dove i clienti preferiscono a zaini e scarponi borsette chanel e comode hogan.

 

Lì dove un tempo c’era la pista da sci dei torinesi, oggi sorge all’ombra del celebre monastero l’omonimo ristorante. Il menù e’ gustoso ma monotono. Per tutto l’anno vi delizia con vitello tonnato, ravioli e una tagliata di ginepro con contorno di patate al forno che è il vero piatto forte del posto. Da provare assolutamente ma occhio a non scottarvi la lingua. La tagliata viene servita sul piatto ancora bollente con sale grosso a parte, da cospargere a piacere,  al fine di completare direttamente sulla vostra tavola la cottura.

 

D’estate scegliete un posticino nella terrazza. Solo il panorama merita la visita. Se poi siete dei golosoni puntate sulla piccola meringa, una montagna di panna con i marron glacé nella versione autunno inverno o con le fragole nel periodo caldo. Potrete così dimenticare di essere circondati dalla creme della torino che conta e sognare di essere ancora sulla neve almeno fino a quando non vi riporterà nella realtà lo splendido sorriso della proprietaria, gia’ nonna di un baby rampollo torinese. Astenersi arrampicatori, sociali.

 

 

 

Anita

 

Ristorante Monte dei Capuccini Salita al CAI Torino, 12 Torino
Tel. 011.6600302

 

Da Rita la cucina è arte

ciacci2Se fra i tavoli è presente Rita la scena è  perfetta. Non si tratta solo di come si può venire accolti da lei e dal suo personale, ma è  la sua storia  che affascina  e percorre due generazioni di torinesi che l’hanno seguita nei suoi spostamenti negli anni , apprezzata gia’ al tempo di quando era ancora in vita il suo amato marito, noto sportivo e protagonista del ciclismo Italiano

 

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Rita Ciacci, diciamolo pure e’ proprio un gran  bel personaggio. Se si dovesse immaginare un artista diremmo che lo rappresenta a pennello e, si sa la cucina è un’ arte. La buona tavola  fa di un ristorante il suo successo, ma se fra i tavoli è presente Rita la scena è  perfetta. Non si tratta solo di come si può venire accolti da lei e dal suo personale , ma è  la sua storia  che affascina  e percorre due generazioni di torinesi che l’hanno seguita nei suoi spostamenti negli anni , apprezzata gia’al tempo di quando era ancora in vita il suo amato marito, noto sportivo e protagonista del ciclismo Italiano.

 

Non sappiamo se a Rita piaccia essere deffinita un pezzo di storia della nostra Torino, nella ristorazione, ma visti i tempi e i grandi cambiamenti economici e sociali con nostalgia lei testimonia quella bella Italia tutta in salita, coraggiosa , avventurosa, creativa degli anni 60/70. Solo uno spirito sensibile d’artista poteva dipingere le pareti  del suo ristorante affrescandole riproducendo angoli di Torino con un percorso che inizia  al piano terreno e termina al primo piano, rendendo l’ambiente unico.

 

Rita ci racconta di quando venne a vedere la prima volta  lo stabile in strada Mongreno immerso nel verde. Cerchiamo di immaginare sentendo il suo racconto quanto fosse abbandonato a se stesso da tempo. In linea con il suo modo di  fare  andando contro il parere di tutti in famiglia , caparbia e decisa ha trasformato totalmente il luogo , ripristinando  anche il giardino creando un dheors tra fiori ,piante e tavole raffinate. Nella bella stagione, da  Ri-Ciacci  è il  posto  preferito dai suoi numerosi clienti.

 

Il ristorante Ciacci frequentato dalla Torino che conta e non solo è noto per il pesce ,ma non da meno si servono ottimi piatti di carne; rinomato il vitel tonnato e l’arrosto di vitello con funghi porcini nostrani  e i gustosissimi dolci a sorpresa. Non chiedete il menu… un artista non si ripete, propone in base al suo umore e agli ingriedienti di qualità che trova al mattino presto quando realizza il menuì della giornata.

 

I vini, si sa, esaltano la buona tavola  e sono fondamentali per l’accompagnamento dei piatti. La cosa piacevole è  ritrovare il giusto equilibrio anche nel prezzo tra i vini e i piatti proposti a base di pesce: si puo’partire da 25 euro a testa .Ciacci continua a esistere in onore del marito, cosi ha voluto Rita per dare continuita’ alla sua memoria di compagno amato e fedele.

 

Un ristorante ideale per chi non è alla ricerca del classico ristorante. Cucina eccellente perchè tutto è fresco e preparato al momento. La cordialita è di casa e il servizio creano un’atmosfera molto familiare.  Bersano vini ne consiglia la visita:  un modo piacevole di assaggiare i suoi vini piemontesi e toscani.

 

 

 

Ri Ciacci – Str. Comunale Di Mongreno, 50, 10132 Torino, . 011 8980734