Un enorme fungo atomico squarcia un cielo dai colori innaturali. Le tinte sono quelle del porcino: bruno il cappello; più chiara la tonalità nella parte inferiore, appena sopra il gambo; bagliori rosso fuoco lo percorrono dall’alto in basso, come una ferita o una frustata. I tre soli personaggi del quadro, due dei quali non sono esseri viventi, occupano tutti il terzo inferiore del dipinto. Ecco sulla destra due Statue della Libertà. La prima regge la fiaccola; la seconda, come per un inquietante presagio, rivolge al cielo il braccio destro spezzato. C’è un prima e c’è un dopo. Ma il vero protagonista dell’opera, sulla sinistra, è un’enorme scimmia antropomorfa: novello dottor Stranamore, Il quadrumane afferra con la mano destra superiore la cornetta rossa di un telefono. Il volto, grugno per grugno, è quello del presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump.
(L”L’eventualità”, 88 x 108, acrilico e olio su tela).
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Non c’è dama e non c’è ermellino: lei è una first lady e tiene in braccio un ringhiante chihuahua. Una first lady dalla pettinatura vagamente hitleriana: ma non cercate i baffetti. Resterete delusi. A ben vedere, questa donna è anzi priva di bocca. Alla fine nient’altro si chiede alla sposa di un politico: tacere.
(“L’aula parlamentare”, 80 x 100, acrilico e olio su tela).
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L’onorevole, in gessato blu su camicia rosa, ha appena terminato il proprio intervento in aula. Getta alle sue spalle i fogli con gli appunti. Là dietro i colleghi sono semplici silhouettes. I lineamenti, se l’immaginazione non ci inganna, ricordano quelli del presentatore Corrado. Ma la postura è andreottiana. La cravatta verde, d’altra parte, farebbe pensare che la collocazione politica sia un’altra. Un ghigno si apre sotto gli occhi a fessura: e il canino che si intravede è vampiresco.
(“First lady con cagnolino”, 50 x 60, acrilico e olio su tela).
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Quelle descritte sono tre delle circa cinquanta opere di Libero Greco esposte fino al prossimo 9 aprile alla Fondazione Giorgio Amendola e Associazione lucana in Piemonte Carlo Levi in via Tollegno 52 a Torino. Dissacrante e direttissimo George Grosz da casa del popolo, Greco accetta la sfida più insidiosa, parlare di politica facendo arte satirica. Che è cosa molto diversa dalla satira, per quanto artistica. Ci riesce, secondo noi, in maniera piena e convincente.
Andrea Donna