TORINO: ATTIVITA’ FISICA E SPORTIVA IN CITTA’ di Paolo Michieletto
Come quasi tutti i giorni, negli ultimi trent’anni, anche in questo periodo mi reco quotidianamente in palestra. Lì, in questo luogo in cui tutto si equipara, molto più che in altri ambienti, più o meno ricchi, più o meno snob, più o meno juventini o torinisti…, chi più… chi meno… ha diritto di parola.
Sono pochi i luoghi in cui le persone, smessi gli abiti del quotidiano “dover vivere”, si sentono liberi di poter vivere in maniera più consona al proprio io. Chi comincia a muovere dei pesi, chi si arrabatta a pedalare senza andare da nessuna parte sopra una cyclette…, chi balla in sala danza e chi fatica svolgendo esercizi in sala aerobica con la musica a farla da padrona. In ogni caso, ognuno, almeno per qualche minuto se non qualche ora, stralcia quella parte di vita che non gli è talvolta consona e vive un momento d’atleta. Sì: anche chi balla è un vero atleta, anche chi solleva pesi è un vero atleta, anche chi cammina su una striscia di gomma dura dei tapis roulant è un atleta. E’ un vero atleta chi non si arrende al mondo e lotta per sé stesso, per stare meglio o, almeno, sentirsi meglio. Sì, perché probabilmente, dopo aver finito tornerà al lavoro, tornerà dai figli, tornerà a casa, tornerà ad essere quello di prima… ma avrà prima svolto qualcosa per sé e avrà pagato per farlo. Questa è passione, ed anche voglia di non mollare quando sarebbe più facile passare il proprio tempo al bar o a guardare la TV.
Gli atleti, quelli “veri”, quelli che paghiamo per vedere sui campi o in televisione, fanno dello sport un lavoro, ma in palestra, di solito, vengono quelli che per lavoro … lavorano e di passione fanno attività fisica. Non prendeteli in giro perché magari non sono perfetti (non lo sono neanche quelli gonfiati o definiti a forza di pasticche e iniezioni varie o anche solo quelli che seguono suggerimenti discutibili conducendo vite psicotiche per apparire belli “fuori”), o perché magari non ballano come Bolle o non sono agili come Bolt. Ognuno fa del suo meglio, con le proprie capacità e con la propria possibilità quotidiana. Chi ha mal di schiena prova a lavorarci contro; chi ha la pancetta prova a correrci “sopra”; chi non osa mai parlare con nessuno in palestra cerca anche solo un po’ di sana compagnia discorsiva. E negli spogliatoi scatta la fratellanza, il senso goliardico antico, quel sapore di unione, anche se temporanea, della vera della rivoluzione francese, che permette ad ognuno di ridere con tutti, di scherzare sul Toro, la Juve, la politica e la televisione. Non importa chi tu sia, purché tu abbia qualcosa da dire sei accettato. E il tuo rango non è visibile quando sei in accappatoio ad asciugarti i capelli (almeno chi ce li ha…). E se poi, quando si esce, tornando a vivere la vita di tutti i giorni, scoprire che hai parlato insieme all’ingegnere, aver fatto la sauna con un principe del foro, aver nuotato con un politico emergente, aver dibattuto con una casalinga, discusso su una cyclette con un politico, fatto panca piana insieme ad una personalità dello spettacolo e tanto altro ancora non ti ha più di tanto colpito, allora è bello provare la sensazione di una comunità che annienta le differenze “mondane” ed esalta le qualità umane di ciascuno (nel bene e nel male, senza cravatte né tuta blu…); Forse sarebbe necessario chiedersi se sia realmente così ma se non lo vedete così… sarebbe opportuno che domandiate a Voi stessi se non abbiate sbagliato palestra… .
Paolo Michieletto