La “cornice” ideale per una politica di sostegno e sviluppo della montagna è l’Europa: il 40% del territorio dei 27 paesi dell’Unione è classificato tale, ospitando quasi il 20% della popolazione complessiva. Milioni di cittadini europei hanno a che fare ogni giorno, direttamente o indirettamente, con la montagna, e tra questi molti di noi italiani che viviamo in una penisola tagliata, in latitudine e longitudine, dalla dorsale alpina e da quella appenninica. In questi territori il “confine” non è mai stato una insormontabile barriera, una divisione netta e impenetrabile ma un punto d’incontro e di scambio. Basterebbe pensare alle colonizzazioni dei walser per farsene un’idea. Queste realtà sono una parte importante del continente e del nostro paese e la politica ha il dovere di approntare risposte, non solo amministrative, efficaci e razionali. Il VCO ne sa qualcosa. Piuttosto che ipotizzare cambi di regione attraverso illusioni referendarie, occorrerebbe rivendicare da Stato e Regione più attenzione. E farlo in modo unitario e non dissonante. Anche a livello comunitario, nonostante i tanti sforzi , non vi è una efficace politica per i territori montani in conseguenza delle notevoli differenze che caratterizzano la montagna europea sia dal punto di vista geografico che da quello sociale ed economico. Nel Trattato di Lisbona era previsto, per la prima volta, uno specifico riferimento ai territori montani laddove, trattando il tema della coesione economica, sociale e territoriale si scriveva “ tra le regioni interessate, un’attenzione particolare [sia] rivolta (…) alle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali e demografici, quali le regioni più settentrionali con bassissima densità demografica e le regioni insulari, transfrontaliere e di montagna”. Ben più di un appiglio, ben oltre un semplice intento. Negli anni a venire le politiche e le scelte dell’Unione Europea avranno ricadute sempre più importanti sulla vita dei cittadini, in particolare di coloro che vivono in montagna. Basta pensare alle grandi questioni dell’energia, dell’acqua, dell’ambiente, dello sviluppo rurale, dell’agricoltura e del turismo sostenibile. Temi che saranno determinanti per lo sviluppo e la competitività del sistema. Nell’arco alpino é in particolare urgente sviluppare un progetto di coesione territoriale che sappia valorizzare le potenzialità di questo unico spazio geografico al centro dell’Europa, condiviso da otto Stati nazionali. Un progetto che può crescere se saprà dar corpo ad una nuova “piattaforma alpina” fondata su tre obiettivi: attuazione delle politiche di coesione nelle aree montane; rilancio della competitività economica ( valorizzando le proprie risorse); crescita del peso politico del sistema territoriale. In questo quadro il VCO, provincia di confine in una delle regioni più europee, il Piemonte, ha le carte in regola per coniugare ogni azione utile allo sviluppo locale con l’autogoverno del suo territorio. A patto che sappia far valere le proprie ragioni senza dividersi e senza imboccare avventurose scorciatoie che rischiano solo di illudere e poi di lasciare spazio al disinganno e alla frustrazione.