La guerra in Bosnia iniziò nel 1992 con l’accerchiamento in aprile delle città bosniache di Sarajevo, Bihac, Gorazde, Zepa e Srebrenica da parte dell’esercito serbo. Con la risoluzione 819 delle Nazioni Unite ( che dà il titolo al film) le città assediate furono dichiarate territorio protetto e sorvegliato dai contingenti di caschi blu
Venerdì 11 Settembre, alle 21, presso la Casa della Resistenza di Fondotoce-Verbania – con una iniziativa congiunta tra l’Associazione “Casa della Resistenza” e il Comitato Resistenza e Costituzione – è stato ricordato il ventennale del genocidio di Srebrenica con una serata-evento di straordinaria importanza. In una sala gremita è stato proiettato il film “Resolution 819” , in lingua italiana ( il film non si trova in commercio) con la presenza del regista Giacomo Battiato. Nell’occasione è stata altresì inaugurata la mostra fotografica “Balcani oltre il confine” di Paolo Siccardi. Nel corso della serata hanno preso la parola la Presidente dell’Associazione Casa della Resistenza, Irene Magistrini, il Vice Presidente del Consiglio regionale del Piemonte, Nino Boeti, e il regista Giacomo Battiato. Che ha commentato l’intensa opera cinematografica. “Tutti noi sappiamo dov’eravamo l’11 settembre del 2001, quando arrivò la notizia dell’assalto alle Torri gemelle. Pochissimi ricordano dov’erano l’11 luglio 1995, quando cadde Srebrenica e iniziò l’ultimo massacro del secolo”, ha detto il Vice Presidente Boeti. Aggiungendo che “quattro lustri dopo, rimane un profondo senso di ingiustizia e di impotenza nei sopravvissuti e un pericoloso messaggio di impunità per i carnefici di allora”. “Per questa ragione – ha concluso – noi ci sentiamo impegnati a raccontare ciò che è stato fatto a Srebrenica affinché il grido delle madri, mogli e figlie di chi venne ucciso nella città “ dell’argento e del sangue” non resti inascoltato”.
Con “Resolution 819” il regista e scrittore Giacomo Battiato vinse nel 2008 il premio Marc’Aurelio d’oro del pubblico come miglior film al Festival internazionale di Roma, raccontando il massacro di oltre 8.000 musulmani bosniaci a Srebrenica durante le operazioni di pulizia etnica dei Serbi nel luglio del 1995. La guerra in Bosnia iniziò nel 1992 con l’accerchiamento in aprile delle città bosniache di Sarajevo, Bihac, Gorazde, Zepa e Srebrenica da parte dell’esercito serbo. Con la risoluzione 819 delle Nazioni Unite ( che dà il titolo al film) le città assediate furono dichiarate territorio protetto e sorvegliato dai contingenti di caschi blu. L’11 luglio 1995 truppe regolari serbe comandate dal generale Mladić e unità paramilitari serbo-bosniache penetrarono nell’enclave bosniaca di Srebrenica, nella Bosnia occidentale. I serbi devastarono la città abitata da 40.000 musulmani e prelevarono con la forza – sotto gli occhi impotenti dei caschi blu – uomini e donne, vecchi e bambini, per poi trucidarli e seppellirli in fosse comuni. Da qui inizia il film di Battiato che racconta gli anni successivi al massacro e il lungo e faticoso lavoro per l’identificazione degli scomparsi attraverso una ricostruzione fedele e accurata di luoghi e fatti. Il protagonista maschile è il commissario francese volontario Jacques Calvez, interpretato da Benoît Magimel e ispirato alla figura di Jean-René Ruez, il poliziotto che ha indagato sul genocidio etnico dei musulmani bosniaci durante gli anni del conflitto.Grazie all’encomiabile lavoro di Ruez è stato possibile identificare molti dei responsabili del genocidio etnico tra cui Radovan Karadžić, Radislav Krstić e Ratko Mladić.
Marco Travaglini