Il tema della follia declinato da Pirandello va in scena al teatro Carignano dal 13 febbraio, alle 19.30, nell’ “Enrico IV”, capolavoro indiscusso del drammaturgo siciliano, per l’adattamento e la regia di Carlo Cecchi, che ne è anche superbo interprete. Il testo pirandeliano si basa sul pretesto da parte di un uomo di inscenare la propria follia, per ritirarsi dietro le quinte della realtà e, da lì, contemplare con un leggero sogghigno le miserie e le ipocrisie della società. Il protagonista, il cui nome rimane ignoto per tutta la durata dello spettacolo, dopo una caduta da cavallo nel corso di una rievocazione storica, decide di fingersi pazzo e mostrare di essere convinto di essere Enrico IV di Francia. Carlo Cecchi riprende il testo pirandelliano, uno dei più penetranti e intensi sul tema della maschera e del rapporto realtà – finzione, nonché magistrale esempio di teatro nel teatro, rimaneggiandolo, però, in modo da farlo risultare ancora più incisivo, capace di sottolineare l’aspetto psicologico e di critica sociale. Cecchi riduce in modo drastico i lunghi monologhi che, in origine, erano stati scritti per Ruggero Ruggeri e colloca la vicenda in un costante equilibrio tra finzione e realtà. L’essere e l’apparire risultano due facce della stessa medaglia, cui si aggiunge il nascondersi dietro la lucidità insinuante e sferzante, dentro un mondo ovattato, in un’epoca remota della storia, o dietro maschere che ognuno di noi indossa, pur senza definirsi attore. Il protagonista vive, fingendosi Enrico IV, una esistenza fiabesca con l’aiuto di alcuni uomini da lui pagati per fingersi suoi consiglieri segreti; ad un certo punto riconquista la ragione, ma continua a fingersi pazzo ed osserva dall’esterno la sceneggiata predisposta per lui, che coinvolge anche la donna amata, Matilde Spina, e l’amante di lei, Belcredi, un medico che vuole provocare uno choc per farlo rinsavire. Cecchi elimina diverse ridondanze e non appesantisce di lunghi monologhi la piece teatrale, usando finzione e umorismo, riuscendo benissimo a rendere il pirandellismo del testo.
Mara Martellotta