In Kansas non andava violato Burnett’s Mound, che i nativi locali dicevano essere luogo leggendario dal potere apotropaico e di protezione per la città di Topeka dal passaggio dei tornados. Detto fatto, in un’area del tumulo venne costruito un serbatoio d’acqua e l’8 giugno 1966 un tornado di categoria F5 devastò Topeka da sud-ovest a nord-est, causando vittime e danni a numerosi edifici e alle strutture della Washburn University. A quanto pare a Topeka non andava violata nemmeno la tranquillità dei vicini e le continue prove di musicisti volenterosi non erano per nulla gradite. Se ne accorsero Greg Gucker [ora Hartline] (chit), Mike West (chit, arm, tr, org), Blair Honeyman (V, b) ed Eric Larson (batt) che sorsero con la denominazione The Mods nel 1965. Nell’arco di un anno il nome mutò nel definitivo [The] Burlington Express e venne a sedimentarsi un sound influenzato dalla British Invasion, tanto che le cover di Beatles, Rolling Stones, Yardbirds, Animals, DC5 furono l’ABC degli esordi e il materiale di molti gigs a Topeka e dintorni (all’Empress Club e al Crestview Recreation Center). Il raggio d’azione si allargò e la band si esibì in svariati clubs e locali a Lawrence (al Red Dog Inn), Emporia, Manhattan, Holton, Concordia (al Pop’s Pizza Parlor), Mayetta; fuori Kansas a Moberly e Kansas City (Missouri) e occasionalmente in Nebraska, South Dakota e Colorado. Intanto nella seconda metà del 1966 (passato il tornado) il manager dei Burlington Express Jim Nash cominciò a muoversi facendo da ponte tra l’ambiente delle battles of the bands e il versante discografico. Per questi ragazzi di 16-17 anni l’impatto con la sala di registrazione non sarebbe stato facile, soprattutto per la loro predisposizione alla spontaneità e a dare il meglio di sé live. Tramite Mike Chapman, chitarrista degli ammirati The Blue Things, fu possibile registrare nel 1967 il primo (ed unico) 45 giri:“One Day Girl (Twenty-Four)” [M. West – G. Gucker] (Cavern 2207; side B: “Memories”), con etichetta Cavern records (di John Pearson), inciso ad Independence (Missouri) e prodotto dallo stesso Chapman. In seguito Blair Honeyman lasciò, sostituito da Bruce Lynn; l’onda post-incisione sembrava positiva a livello locale (anche se l’impatto sulle classifiche fuori Kansas fu mediocre) e l’apprezzamento per le esibizioni live dei Burlington Express cresceva; un ruolo importante nei concerti era giocato dal peculiare uso delle luci, con effetti inusuali e stroboscopici che Jim Nash definiva enfaticamente “Visual Act”. Il 22 agosto 1968 alla Municipal Auditorium Music Hall di Kansas City (Missouri), i Burlington Express aprirono con un’esibizione di mezz’ora il concerto dei The Who durante il tour nordamericano di promozione dell’album “The Who Sell Out“. Poteva essere il trampolino di lancio definitivo ma paradossalmente fu il punto d’inizio di una frattura interna, con Gucker (anima rock e principale songwriter) che iniziò espressamente a non condividere la tendenza blues del resto del gruppo. La band sfornò ancora alcune demos su brani di Byrds e Yardbirds (“I’ll Feel A Whole Lot Better” e “Stroll On”) e tenne una veloce sessione di registrazione agli Audio House Studios di Lawrence; Gucker uscì e passò ai White Clover, band di orientamento progressive che in seguito a fusioni darà origine nei primi anni Settanta ai Kansas. I restanti Burlington Express, orfani del songwriter di punta, persero spinta creativa ed entusiasmo; si limitarono a sporadiche comparse locali fino allo scioglimento databile tra fine 1969 ed inizio 1970. Express di nome e di fatto…
Gian Marchisio