All’Alfieri sino a domenica

Raoul Bova e Chiara Francini, prove per una coppia

È un po’ come per un attimo voler cambiare pelle, ha detto in un’intervista che è come riabituarti a certi muscoli che da troppo tempo non hai più messo in funzione. Le commedie italiane, quelle delle tante risate e delle troppe occasioni buttate via, non sempre spremono al botteghino tutto quel che si era sperato, i cliché alla fine vengono a noia, l’etichetta di sex symbol non parliamone e allora ecco che Raoul Bova vuole riscoprire se stesso e si ributta sul teatro e su quei palcoscenici che da vent’anni non frequenta. Lo fa tuttavia con una cert’aria di cinema che lo circonda, grazie innanzitutto a Luca Miniero (volato al successo con la benedetta accoppiata di Benvenuti al Sud e Benvenuti al Nord fino al recente Non c’è più religione e qui al suo debutto teatrale) che lo dirige, con Daniele Ciprì che cura il disegno luci, con una partner come Chiara Francini, quel tanto di sexy e di ironia che non guasta, che da Pieraccioni a Spike Lee, da Brizzi a Vanzina, da Sindoni a Sollima a Longoni sfoglia prove positive sul grande e sul piccolo schermo, per tacere di un applaudissimo Ti ho sposato per allegria che l’ha avvicinata con intelligenza e humour quattro anni fa al mondo della Ginzburg.

Bova-Francini accoppiata vincente, quindi. Il titolo scelto è Due, scritto da Miniero e Smeriglia, da domani a domenica sul palcoscenico dell’Alfieri per la stagione di Torino Spettacoli (venerdì 7 alle ore 20,45, sabato 8 doppio spettacolo alle 15,30 e alle 20,45, domenica ore 15,30). Un atto di confessione, 80’ filati sulla coppia, un interrogarsi sul passato e soprattutto sul futuro, la necessità di mettere in campo le difficoltà che si incontrano sin dal primo giorno, il peso della vita quotidiana. Una stanza vuota dentro cui si sta formando una convivenza, un rapporto a due, con Marco alle prese con il montaggio di un letto matrimoniale, con Paola che lo interroga sugli anni da vivere insieme, con la curiosità di sapere come sarà il suo uomo tra vent’anni. Già, la fatidica domanda: “Come saremo tra vent’anni?”. L’universo maschile e quello femminile, il modo geneticamente diverso di affrontare le cose, la visione della vita che si rispecchia nelle differenti concezioni di lui e di lei, la fatica e il piacere di stare insieme, l’apporto dell’altra umanità, i genitori, gli amanti, i figli, gli amici, tutti evocati nelle immagini del prima e del poi e tutti pronti a turbare la loro serenità. “Presenze interpretate dagli stessi due protagonisti – spiega Luca Miniero – che accompagneranno fisicamente in scena dei cartonati con le varie persone evocate dai loro dialoghi. Presenze, forse ingombranti, forse rifiutate, forse accettate, tutte a popolare con i due attori il palcoscenico, immagine della vita di una coppia come possono essere le mille che conosciamo e ci circondano, costruita a fatica e a volte insensata. Perché non sempre ci accorgiamo che in due siamo molti di più. E montare un letto con tutte queste persone intorno, anzi paure, non sarà mica una passeggiata”.

 

Elio Rabbione