Solitamente, quando si decide di iniziare un percorso educativo con il proprio cane, l’educatore fa una specie di “interrogatorio” al proprietario o, se possibile, all’intero nucleo familiare, perché è da lì che spesso nascono incomprensioni che poi possono trasformarsi in problemi di gestione. Ciò che reputo fondamentale per un corretto approccio sta alla base di ogni relazione sociale, ovvero la comunicazione. Proprio per questo risulta necessario non solo cercare di farsi capire da una specie che comunica in maniera diversa dalla nostra, ma anche riconoscere cosa il nostro cane sta cercando di comunicare. In questa prima parte andremo a sviluppare l’argomento della nostra comunicazione con il cane; in quelle successive approfondiremo le modalità con le quali il cane comunica con noi (e con gli altri cani). In ambito umano, la comunicazione si suddivide in verbale (l’uso delle parole), paraverbale (tono, volume e timbro della voce) e, infine, il non verbale (il linguaggio del corpo e le posture, ossia il linguaggio che i cani codificano più velocemente).
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Per quanto riguarda l’aspetto verbale, quando chiediamo qualcosa al cane dobbiamo assicurarci che il messaggio sia chiaro, univoco ed eseguibile: per esempio, se desidero che il cane si metta “seduto”, chiedergli, per esempio, “dai, siediti” o “ seduto, seduto, seduto” crea nel cane confusione, perché per lui sono due richieste diverse; se invece gli chiedo “seduto” su una superficie a lui sconosciuta o in luogo in cui non si sente al sicuro, l’unica cosa che otterremo è che il cane sarà in difficoltà. Idem se facciamo una richiesta di un qualsiasi comportamento al cane senza essere sicuri che lo abbia effettivamente appreso cognitivamente e motoriamente, prima contestualizzando e poi generalizzando, attraverso esercizi fatti appositamente che lo aiutino nella comprensione di quanto gli stiamo chiedendo e rinforzando in modo positivo la riuscita di quel comportamento. Grande importanza riveste anche il paraverbale, la nostra voce può produrre suoni estremamente variegati, in termini di tono, timbro ed enfasi, attraverso i quali possiamo trasmettere al nostro cane diversi stati d’animo. Se l’intenzione è quella di calmare il cane, un tono di voce pacato lo aiuterà a rilassarsi; se abbiamo bisogno di incoraggiarlo, utilizzare una voce allegra e un tono più acuto, li porterà verso l’eccitazione; se invece vogliamo chiedere al cane un comportamento di interruzione, un tono deciso ed esplosivo (non severo!), lo porterà ad arrestare ciò che stava facendo.Richiamare il cane, ad esempio, con un tono di voce arrabbiato, anziché allegro e invitante, oppure sgridare il cane, se necessario, sorridendo o in modo non convinto, o ancora dare un comando di arresto con voce sommessa o con morbidezza, non facilita il cane a comprendere il nostro intento, dando luogo a una probabile disobbedienza per incomprensione e andando a vanificare l’importanza del ruolo di guida che stiamo andando a costruire.
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In ultimo, ma in primis in ordine di priorità agli occhi del nostro cane, nella comunicazione non verbale la postura fa da cornice alla comunicazione verbale e paraverbale: la posizione eretta trasmette sicurezza, il busto inclinato in avanti minaccia e il busto inclinato indietro denota insicurezza. Inchinarsi e allargare le braccia invoglia, invece, il cane a raggiungerci. Anche lo sguardo ha la sua importanza, per cui altra buona regola è quella di non fissare mai insistentemente un cane negli occhi, soprattutto se non lo si conosce; questo gesto, infatti, per lui indica una minaccia. Infine, avvicinarsi ai nostri amici a quattro zampe con una traiettoria indiretta, renderà più agevole, se il cane è ben predisposto, una possibile interazione con lui; viceversa, avvicinarsi in modo diretto lo metterà a disagio. Il cane non solo è in grado di studiare attentamente il nostro volto ma anche di decodificare tutte le variazioni impercettibili che occhi, bocca e sopracciglia producono al variare di umore e stato d’animo. Riassumendo, il corpo e le posizioni che assumiamo rappresentano un libro aperto per il cane, che imparerà a decifrarli reagendo di conseguenza. Inutile dire che la coerenza tra i tre livelli di comunicazione è indispensabile per non creare confusione e rischiare possibili incomprensioni. Il cane fa sforzi enormi per cercare di capirci, anche se utilizziamo per lo più un linguaggio che lui non conosce, ma che impara a definire. Questo dovrebbe farci ammirare la loro forza di volontà, perché ce la mettono proprio tutta per non deludere e imparare a comprendere quanto ci stanno comunicando è il minimo che possiamo fare! Per scoprirlo, dovrete solo attendere il prossimo articolo.
Francesca Mezzapesa
Educatrice cinofila – Istruttrice Rally Obedience
(foto: F. Mezzapesa)