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Medaglie d'argento per Elisabetta Mijno e Roberto Airoldi

A Olbia si è conclusa  la Para Archery European Cup e la nazionale italiana paralimpica ha raccolto complessivamente otto medaglie, cinque a squadre e tre individuali, una d’oro, sei d’argento e una di bronzo

Quattro argenti portano la firma di Elisabetta Mijno (Fiamme Azzurre) e Roberto Airoldi (Arcieri Cameri), gli arcieri piemontesi di arco olimpico chiamati a vestire la maglia azzurra in questo importante evento di preparazione ai Mondiali, in calendario a ’s-Hertogenbosch (Olanda) dal 3 al 9 giugno e validi per la qualificazione alle Paralimpiadi di Tokyo 2020.
Oggi Elisabetta Mijno ha chiuso il torneo individuale al secondo posto, battuta dalla russa Svetlana Barantseva nella finale per l’oro. Una sfida molto combattuta e terminata soltanto allo shoot off (6-5 – 7-9). Elisabetta è partita in vantaggio con un parziale di 24-23 ma immediato è stato l’aggancio della sua avversaria (25-23). Nuovamente in vantaggio (26-21), l’azzurra è stata nuovamente raggiunta dalla russa (25-20). In parità anche il quinto parziale (24-24) e epilogo del match rimandato di conseguenza allo shoot off, che ha premiato la Barantseva. Nella giornata di ieri si sono svolte tutte le finali a squadre e mixed team e Elisabetta Mijno e Roberto Airoldi hanno raccolto entrambi due medaglie d’argento. Hanno chiuso in seconda posizione la prova a squadre e si sono poi trovati insieme nella finale del mixed team, ottenendo un altro secondo posto. In campo femminile Elisabetta Mijno, Veronica Floreno e Annalisa Rosada hanno perso 5-1 contro la Turchia (Eroglu, Ozbey Torun e Sengul). Inizio in salita per le azzurre, che hanno ceduto il primo set 53-40 prima di pareggiare 48-48 la seconda tornata di frecce; decisivo il terzo parziale, portato a casa dalla formazione turca con lo score di 50-47. Tra gli uomini Roberto Airoldi, Fabio Tomasulo e Stefano Travisani hanno invece ceduto allo shoot off alla Francia (Cabreira, Guerin, Toucoullet). 5-4 (28-25) il punteggio della finale, che ha visto gli azzurri sotto 4-0 (46-42 e 49-46 i parziali) e poi protagonisti di una grande rimonta – come accaduto già in semifinale – con due set chiusi 44-42 e 51-49. Questa volta però le frecce di spareggio non hanno premiato il terzetto italiano. Elisabetta Mijno e Roberto Airoldi sono tornati sul secondo gradino del podio al termine della finale del mixed team persa 5-3 contro la Russia (Barantseva-Ziapaev). Match combattuto e archiviato con i parziali di 35-33 33-33 30-33 35-34.
Il percorso degli arcieri piemontesi alla Para Archery European Cup a questo link

Campionati Italiani Assoluti Invernali, Eduard Timbretti Gugiu argento dalla piattaforma

L’Olanda vince l’Europa Cup 2019. L’Italia è quarta. Al Palazzo del Nuoto di Torino le magiare di Attila Biro superano le azzurre vice campionesse olimpiche 13-11 nella finale valida per il terzo posto. Nella finalissima l’Olanda campione d’Europa batte 11-9 la Russia, che perde la prima partita dopo sette successi e per il secondo anno consecutivo deve “accontentarsi” della medaglia d’argento. Ha diretto la gara l’italiana Alessia Ferrari, in coppia con il rumeno Adrian Alexandrescu (insieme avevano già arbitrato il quarto di finale Ungheria-Grecia). Finali trasmesse in diretta su Rai Sport + HD con telecronaca di Dario Di Gennaro e commento tecnico di Francesco Postiglione. Premi speciali a Elisabeth Aarts (Olanda) come miglior portiere e a Elvina Karimova (Russia) come migliore giocatrice.
Seconda medaglia piemontese ai Campionati Italiani Assoluti Invernali di tuffi, terminati nel pomeriggio alla piscina Monumentale di Torino. Dopo l’argento conquistato ieri da Matilde Borello dal metro è arrivato un altro argento, questa volta per il compagno di squadra Eduard Timbretti Gugiu

Tesserato per la Blu 2006 Torino e allenato da Claudio Leone, Eduard ha centrato la seconda posizione con 376,05 punti al termine di una gara molto buona e caratterizzata anche da diversi 8, con un unico errore nel quarto tuffo della rotazione (il triplo e mezzo indietro). Si è piazzato alle spalle dell’azzurro Maicol Verzotto (Fiamme Oro/Bolzano Nuoto, 385,05) e davanti a Andreas Sargent Larsen (CC Aniene, 341,10) e Loris Sembiante (Fiamme Oro, 290,60). Questi ultimi sono saliti entrambi sul podio tricolore, rispettivamente sul secondo e terzo gradino, poiché Eduard non ha ancora la cittadinanza italiana (è di origine romena).

Il podio è invece sfuggito per pochi punti a a Matilde Borello, quarta nel trampolino 3 metri con 245,55 punti. Si sono aggiudicate le medaglie Chiara Pellacani (MR Sport F.lli Marconi) 324,75, Elena Bertocchi (Esercito/Canottieri Milano) 265,65 e Elisa Pizzini (Bentegodi) 253,70 – le stesse tre che avevano chiuso in testa le eliminatorie del mattino. Rispetto alle qualifiche Matilde ha guadagnato una posizione, raccogliendo anche molti più punti grazie a una gara pulita e senza particolari errori.

A chiudere il programma della giornata e dei Campionati Italiani  è stato il sincro 3 metri. L’oro è andato a Giovanni Tocci (Esercito/Cosenza Nuoto)-Lorenzo Marsaglia (Marina Militare/CC Aniene) con 401,40 punti, seguiti da Tommaso Rinaldi (Marina Militare/MR Sport F.lli Marconi)-Andrea Chiarabini (Fiamme Oro/CC Aniene, 419,67) e Francesco Porco (Fiamme Oro/Cosenza Nuoto)-Andrea Cosoli (Carlo Dibiasi, 366,12). Da segnalare, nella classifica per società, il decimo posto della Blu 2006 Torino.

https://www.federnuoto.piemonte.it/finpiemonte/home_new/appro_new.asp?id_info=20190331124712&area=3&menu=agonismo&read=tuffi

Dagli occhi di Kim Novak alla performance di Asia Argento, tutto fa cinema

 

Ormai non si pensa davvero più alle madrine che fino a ieri hanno aperto i red carpet (del resto i tantissimi cinéphiles del Torino Film Festival vedono quelle strisce rosse come una manciata di sabbia negli occhi) né ad un madrino come si è fatto con Alessandro Borghi nellultimo Lido veneziano. La serata del 24 novembre prossimo, sotto il chapiteau della Mole, sacro tempio del cinema per eccellenza, ad aprire le danze di questa 35a edizione del TFF ci saranno, a rappresentare lincrocio che prima o po taccorgi esserci tra le varie arti, lo scrittore Luca Bianchini, il designer Chris Bangle, lo chef stellato Ugo Alciati e Max Casacci, musicista e produttore. Il tutto coordinato da Roberta Torre che di lì a qualche giorno presenterà la sua rivisitazione in chiave musical e dark del Riccardo III shakespeariano, ambientato nelloggi di una periferia romana dove sguazzano personaggi violenti e alla perenne ricerca di denaro, interpreti un rinsecchito Massimo Ranieri e Sonia Bergamasco. Poi il film dinaugurazione Finding your feet di Richard Loncraine (il regista che poco più di una ventina di anni fa vinse a Berlino lOrso dargento proprio per un Riccardo III” novecentesco e dittatoriale), dove Imelda Staunton, colpita dalla notizia della relazione del marito con la sua migliore amica, si rifugia in una sala da ballo tra le gentilezze e i passi di un eccentrico Timothy Spall, un restauratore di mobili abituato a vivere su di una barca. Per chiudersi i nove giorni della rassegna – la giuria dei film in concorso è capitanata da Pablo Larrain, che proprio da Torino si vide aprire il successo con il suo Tony Manero” – con The Florida project di Sean Baker, con Willem Defoe e Bria Vinaite, storia di una madre e della figlioletta di sei anni che con altri vivono nel Magic Castle Hotel, nome bellissimo per una realtà di persone che sono sotto la soglia di povertà.

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Un elenco lunghissimo di ospiti, unaltra sequenza di titoli (per dire, un totale di 169 suddivisi in lungometraggi, mediometraggi e cortometraggi, 40 opere prime e seconde, 36 anteprime mondiali, 59 anteprime italiane, il risultato di oltre 400 film visionati) che certo non spaventa il pubblico pronto ad affollare le sale del Reposi e del Massimo, orfano di quelle del Lux, 500 posti a non sedere, che si faranno probabilmente sentire per numero di proiezioni, di code e di scomodità, con il pericolo terribile per gli aficionados di arrivare al limitare del traguardo e vedersi respinti. Sono il risultato, non il solo, di un aggiustamento verso il basso del budget generale, considerando che il 2016 si era portato via 2.300.00 euro e che ledizione di oggi vede un taglio” – la parola è brutta e nessuno la vuol sentire pronunciare – di 250.000 euro. Comunque gli occhi magnetici di Kim Novak e del suo siamese Cagliostro, in bella unione a far cadere nelle maglie strette dellamore uno stralunato James Stewart nella Strega in paradiso” di Quine, ci guardano dallalto e ci proteggono.  Ovvero aprono ad un concorso che, afferma la rossoscapigliata Emanuela Martini, al timone da quattro anni e in buona speranza per una riconferma, torna al suo interno a riconsiderare il mondo del lavoro, il cerchio della famiglia come base di sentimenti e di lotte e la Storia, gli sguardi e i ripensamenti che interessano Davide Ferrario con Cento anni, dalla disfatta di Caporetto al fascismo e la Resistenza sino ad arrivare a piazza della Loggia, che analizzano limmagine di Churchill in The Darkest Hour di Joe Wright con un Gary Oldman dal trucco perfetto e già più che ben piazzato nella corsa agli Oscar, che hanno fatto desiderare al soldato Harry Shinder, sbarcato ad Anzio nel 44, di dare una memoria a quanti là hanno combattuto e là sono morti (Mt War is not Over di Bruno Bigoni), che fanno ripensare con Kings ai disordini e alle tensioni razziali esplosi a Los Angeles nel 92, che reinquadrano in un documentario la figura del presidente americano passato con disinvoltura da Hollywood alla Casa Bianca (The Reagan Show). LItalia è ben rappresentata da Blue Kids di Andrea Tagliaferri, già assistente di Matteo Garrone, un fratello e una sorella dentro una fiaba nera dei nostri tempi, un legame morboso e uneredità, un conflitto con il padre e un gesto folle e studiato che li fa fuggire insieme; e da Lorello e Brunello di Jacopo Quadri, due gemelli che si occupano della fattoria di famiglia.

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Fuori concorso, nelle differenti sezioni, Francesca Comencini con Amori che non sanno stare al mondo, il terzo capitolo dei ricercatori universitari disoccupati inventati da Sydney Sibilia, Smetto quando voglio – Ad honorem, il viaggio di due ragazzini napoletani nel cuore del Nevada, tratteggiato da Paola Randi con Tito e gli alieni, ancora un viaggio per due ragazzini nigeriani verso il Mediterraneo in Balon di Pasquale Scimeca. Completando il concorso, 15 paesi partecipanti per altrettante produzioni, dallArgentina al Portogallo, da Hong Kong a Israele, dal Giappone agli Stati Uniti, dalla Cina al Belgio.  Martini che ci riprova con la notte dellHorror, che si inventa la retrospettiva (benvenuta! dai primi successi degli anni Sessanta al Passion franco-tedesco di cinque anni fa) di un maestro come Brian De Palma che arriverà o forse non arriverà (compensi al lumicino non degli di lui o la necessità di seguire il montaggio del suo ultimo Domino? vedremo), che attribuisce il Gran Premio Torino a Pino Donaggio e alle sue musiche da film, ad un musicista che è passato dagli studi al Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia al Sanremo di Io che non vivo (senza te) ai set più prestigiosi in giro per il mondo, proprio De Palma in primo luogo, e poi Roeg, Dario Argento, Liliana Cavani, Pupi Avati, Michele Placido, Sergio Rubini. In ultimo: gli amanti dei felini si godano i sei titoli di Non dire gatto…” e i fan di Asia Argento – contattata dalla direttrice in tempi non sospetti, si era di marzo, per cui non ancora coinvolta nello scandalo Weinstein – la applaudano nella sua veste di guest director” e in quelle di interprete con Emma De Caunes della performance firmata da Bertrand Bonello.

Elio Rabbione

Lions Club, al Salone del Libro un ricco calendario di eventi

Ricchissimo il calendario di eventi organizzato dai Lions nell’ambito della trentesima edizione del Salone Internazionale del libro di Torino, al Lingotto dal 18 al 22 maggio

“E’ un appuntamento al quale non potevamo mancare – precisa Gabriella Gastaldi, Governatore del Distretto 108 Ia1 del Lions Club International, che comprende circa 2.400 soci di 73 Club – in un anno importante come questo, in cui ricorre il centenario della più grande associazione di servizio del mondo”. Presenti con uno spazio espositivo di 24 metri, nel padiglione 2, i Lions mirano, con il loro stand e le tante iniziative organizzate, a far conoscere le attività dell’Associazione al grande pubblico. Due, in particolare, gli eventi di grande importanza: sabato 20, ore 13,30, sala Argento, “Donne, la sfida per i prossimi 100 anni. Impegno per la parità o parità per l’impegno?“, con la partecipazione, tra gli altri, dell’assessora regionale alle Pari Opportunità Monica Cerutti; domenica 21, ore 10,30, sala Argento: “Cento anni di Lions: la cultura del servire“. Gli appuntamenti organizzati dai Lions sono anche tanti altri.

Si incomincia giovedì 18, giorno dell’inaugurazione del Salone, alle 10,30 con il caffè letterario “Papà, perché non mi compri il cellulare?”, in cui il professor Nicola Limardo, esperto di fisica quantistica, illustrerà l’effetto che telefoni cellulari e wifi possono avere sulla nostra salute. Sempre giovedì, alle ore 15, conferenza di Marina Federici su “Figure femminili alle Olimpiadi”; alle 16 spazio all’illustrazione del progetto “Tutti a scuola in Burkina Faso, bambini nel bisogno”, avviato 10 anni fa; mentre alle 18 Luciano Fiammengo parlerà di “Alfabetizzazione alimentare”. Si prosegue il giorno successivo, venerdì 19. Alle 12 appuntamento in Sala Rossa con “Olivetti: l’industria oltre il profitto”; alle 14,30 allo stand Luisa Benedetti presenta il libro “Le nebbie di Frisco, il mistero del prescelto”; alle 16 conferenza di Andrea Mazzanti sul “Libro parlato Lions”; alle 17,30 incontro con Anna Mormile, autrice del libro “La furia di Giada”.

Sabato 20 alle 10 incontro con il Centro italiano Lions per la raccolta degli occhiali usati, dal titolo “Guardare a quattro occhi”; alle 11 incontro con il poeta Guido Oldani, che presenta “Luci di posizione”; alle 15 conferenza di Gianfranco Ferradini “Spremere la conoscenza”; alle 17 conferenza di Teresa Mazzini su “Elogio del rispetto”; alle 18 appuntamento con Beppe Gandolfo e “Un anno in Piemonte”.

Domenica 21 alle 11 incontro con Idolo Castagno, autore di “Il Lionismo”; alle 14,30 tocca a Corrado Buscemi, autore di “Il caso De Maj”.

Lunedì 22 alle 10,30 nello spazio incontri appuntamento con “Favole di terra e di aria” e le autrici Claudia Ferraris e Giulia Pretta; alle 16 “C’è un Lions con te”, Renata Florian e Manfredo Barberis illustrano il progetto avviato per facilitare l’inserimento nel mondo del lavoro di giovani tra 18 e 29 anni; alle 18 in Sala Rossa “Progetto lavoro giovani in azienda”, autorità a confronto sul tema dell’inserimento di personale giovane e qualificato nel mondo del lavoro, con la partecipazione dell’assessore regionale Gianna Pentenero, dell’On. Luigi Bobba e del presidente della Compagnia di San Paolo Francesco Profumo.

 

 

Pupi Oggiano torna a Torino per il suo nuovo thriller

La trama del film? Se ne sa poco, per ora. Si sa di un uomo che vive in una grande villa, appartato, assistito da due sodali che lo accontentano in tutto. Ma anche, tra ampi spazi e claustrofobia, di “un gruppo di persone, sequestrate e costrette a compiere giochi da bambini sotto la minaccia delle armi.” Da prevedersi “una storia dura e netta”, una vicenda che accomuni il thriller e l’horror, titolo “Il grande no” diretto da Pupi Oggiano (altresì dal 1990 cantautore con quattro album all’attivo, poi decine di videoclip e tre documentari sul cinema di Dario Argento) che torna dietro la macchina da presa dopo il percorso fatto nella sua “esalogia” (da “La paura trema contro” a “Contro un iceberg di polistirolo”: circola in rete un riassuntivo filmato, una sorta di “dove eravamo rimasti”, una sorta di bignami delle puntate precedenti, tra scorci notturni torinesi, coltelli insanguinati, forbici assassine, cadaveri dentro pozze di sangue, mani guantate e certo non sicure, incappucciati e martelli che s’avventano sulla vittima), curioso quanto inedito esperimento nel panorama del cinema italiano indipendente. Qui siamo su altri terreni, a toccare temi che hanno invaso il nostro quotidiano come il bullismo, la solitudine, la vendetta, i rapporti familiari tesi e difficili, la violenza.

“Un thriller a tinte horror violento e claustrofobico – riassume in questi giorni l’ufficio stampa -, dove però la parte più dura non sarà data dalla violenza fisica ma da quella psicologica, presente e passata.” Comunque, quelle “tinte fosche” che fanno la felicità di una buona parte di pubblico appassionato. Nel cast Diego Casale protagonista (personaggio televisivo e teatrale, membro del duo comico “Mammuth”, già con Argento e Marco Ponti, ormai iconico attore per Oggiano), circondato da Alis D’Amico e Ilaria Monfardini, da Tita Giunta a Paolo Mazzini a Clarissa Allia. Alessandro Benna è il responsabile di riprese e montaggio mentre Daniele Trani è il direttore della fotografia. Le riprese sono iniziate nei giorni scorsi nell’affascinante scenario di Villa Camelot a Castel Fiorentino e si sposteranno a Torino per occupare alcune location, non ultimo un castello di cui il nome per ora rimane top secret.

Elio Rabbione

Nelle immagini: Pupi Oggiano, regista del “Grande no” (ph Mau Parietti); Diego Casale e Pupi Oggiano durante le riprese del film (ph Jack Raw)

Il Museo dei Serial Killer a Torino

PENSIERI SPARSI di Didia Bargnani

“Non è un caso che si sia deciso di aprire, dopo Firenze, il Museo dei Serial Killer a Torino – mi spiega Gianpaolo Gazziero – dove nel 1861 sono state elaborate le prime teorie sulla Criminologia per arrivare poi ad una disciplina ben definita, l’Antropologia Criminale, grazie a Cesare Lombroso.  Con i miei soci, Filippo Terzani e Luca Pianesi, abbiamo pensato che Torino avrebbe potuto rispondere positivamente ad un museo di questo tipo, non a caso questa è anche la città scelta da Dario Argento per ambientare alcuni dei suoi film cult ed è famosa per essere un luogo esoterico dove si pratica la magia nera”.
E’ un viaggio virtuale, attraverso la storia del crimine dal Medioevo ad oggi, quello che intraprende il visitatore di questo museo aperto da pochi giorni a Torino in via Arcivescovado 9.
Tramite un audioguida possiamo ricostruire la storia di ogni serial killer rappresentato nel museo, cercando di capire quali percorsi di vita hanno contribuito a creare questi “mostri”.
 Siamo abituati a pensare che situazioni simili esistano solo nei film o nelle fiction ma non è così, il male e la malvagità esistono, fanno parte della vita e forse, addentrandoci nella mente di questi personaggi,  possiamo rendercene conto ed esorcizzare in qualche modo la paura nei confronti del male.
 Secondo l’FBI i Serial Killer si dividono in Organizzati e Disorganizzati, i primi pianificano i loro delitti, solitamente hanno una famiglia e una vita sociale irreprensibile, i secondi invece uccidono in preda ad un impulso e lo fanno con molta violenza, le vittime in genere sono oggetto di attenzioni sessuali e cannibalismo.
La mostra inizia con un omaggio a Cesare Lombroso, si prosegue leggendo sulle pareti che l’Italia è il secondo Paese al mondo per numero di Serial Killer, dopo gli Stati Uniti e che donne serial killer sono sostanzialmente di tre tipi: assassine per vendetta, vedove nere che ammazzano componenti della propria famiglia per soldi e gli angeli della morte che decidono di non far soffrire ulteriormente i pazienti a loro affidati.
I manichini che raffigurano i serial killer presenti nel museo sono stati realizzati dall’azienda che produce gli effetti speciali per le produzioni di Netflix e sono impressionanti per la loro attinenza alla realtà: la prima che incontriamo è la Contessa Sanguinaria che nel 1500 in Ungheria uccise più di 600 ragazze per berne poi il loro sangue.
L’incontro successivo è con il cosiddetto Vampiro di Brooklyn, cannibale che si nutriva di bambini, per poi passare a John Waine Gacy, Richard Ramirez, Jeffrey Dahmer, il famoso Charles Manson e, unica italiana, Leonarda Cianciulli detta “ la saponificatrice di Correggio” che trasformava le sue amiche in biscotti e saponi.
Il museo è visitabile tutti i giorni dalle 10.30 alle 18.30, i minori di 14 anni devono essere accompagnati.

A Torino nasce la Gypsy Cinema Academy, diretta da Luca Canale

Tra i docenti Piero Basso della New York Film Academy e Margherita Fumero

A Torino, città che sta diventando sempre più il cuore pulsante del cinema italiano, sorge una nuova, rivoluzionaria realtà formativa dedicata a tutti coloro che vogliono fare della settima arte una vera e propria professione. Si tratta della Gypsy Cinema Academy, lo spin OFF della Gypsy Academy, dedicato al grande schermo dalla prestigiosa accademia torinese, fondata oltre vent’anni fa da Neva Belli, una delle più importanti d’Italia e riconosciuta a livello internazionale. La sede della Gypsy Academy, che avvierà i propri corsi a ottobre, non sarà nella sede centrale di via Pagliani 25, ma nella sede dedicata di via Canelli 57, a Torino. Comprenderà un triennio di studio per la recitazione cinematografica amatoriale e professionale, e un biennio di studio per regia, sceneggiatura e produzione. A dirigere la Gypsy Cinema Academy il giovane e talentuoso regista torinese Luca Canale B., che vanta titoli di film per Prime Video USA, UK, Giappone, e lavori quali Onirica-omaggio a Dario Argento, e l’atteso Lenskeeper-alle porte dell’abisso, scelto come film di chiusura del Torino Underground Cinefest. Al suo fianco l’attore noto al grande schermo Eugenio Gradabosco e una squadra di docenti di altissimo livello, rappresentata da prestigiose figure internazionali. In cattedra anche importanti artisti come l’attore londinese Reece Richards, attore delle serie Sex Education e You, e il direttore alla fotografia americano, con cattedra alla New York Film Academy Piero Basso, di origine torinese. Tra i docenti nostrani, le acclamate attrici Margherita Fumero, famosa per la sua interpretazione in Cane e Gatto, il Diavolo e l’Acqua Santa, Aurora Ruffino, per La solitudine dei numeri primi, l’attore Diego Casale, interprete in Non ho sonno, di Dario Argento, e in È tutta colpa della musica, di Riky Tognazzi, poi il doppiatore, scrittore, sceneggiatore e fumettista Pasquale Ruju. Allo staff si aggiungono docenti come Valter Perrone, esperto in tecniche di combattimento corpo e arma per film italiani e londinesi, e Giulia Colantonio, direttrice artistica della nuova scuola di doppiaggio Dubside, partner della Gypsy. Due settori, quello attoriale e quello registico, che possono confluire in un unico programma di studio.

La Gypsy si avvale di una propria agenzia che, come è stato per numerosi allievi, oggi protagonisti del settore, aiuta i giovani allievi dell’Accademia ad inserirsi nel mondo dello spettacolo e nelle varie produzioni italiane di cinema e televisione.

Mara Martellotta

Lunga vita all’Archivio!

TORINO CITTA’ DELLA RADIO, DEL CINEMA E DELLA TELEVISIONE

Rai Teche inaugura il secondo ciclo di proiezioni di ARCHIVE ALIVE! 2025

Questo autunno riprende la rassegna di eventi Archive Alive!, la serie di incontri organizzata e promossa da Susanna Gianandrea, Responsabile della Mediateca Rai, che fa vivere l’archivio Rai, riportando alla luce materiali audiovisivi che hanno fatto la storia della televisione, e non solo.

Da non perdere l’ultimo appuntamento della rassegna Quattro passi nel delitto:

  • 29 settembre, ore 18: Jacopo Ricca, giornalista per La Repubblica e per la Rai, introduce A che punto è la notte (regia di Nanni Loy, 1994). L’evento è in collaborazione con JOB FILM DAYS 2025. In aderenza alle tematiche del festival, si approfondiranno due tipologie di lavoro legate alle indagini: una basata sulla finzione filmica, attraverso un commissario televisivo e un’altra grazie alla narrazione della reale esperienza di un giornalista investigativo.

Ecco di seguito gli appuntamenti della rassegna autunnale Quattro passi nel mistero:

  • 14 ottobre, ore 18: Franco Pezzini, saggista, introduce Il segno del comando (regia di Daniele D’anza, 1971)

  • 28 ottobre, ore 18: Chiara Meistro, iconografa, introduce La dama dei veleni (regia di Silverio Blasi, 1979)

  • 4 novembre, ore 18: Max Supporta, direttore del TOHorror Film Festival, introduce Il tram – dalla serie antologica La porta sul buio (regia di Sirio Bernadotte, pseudonimo di Dario Argento, 1973)

  • 18 novembre, ore 18: Peppino Ortoleva introduce Jekyll, la miniserie televisiva del 1969 diretta e interpretata da Giorgio Albertazzi.

Palazzo della Radio – via Verdi, 31 Torino

Ad ogni appuntamento verrà proiettato il film scelto.

L’ingresso è sempre gratuito con prenotazione obbligatoria, da effettuare scrivendo a mediateca.torino@rai.it

Archive Alive! è una rassegna che seleziona alcuni importantissimi materiali di repertorio della televisione italiana e li ricontestualizza in chiave contemporanea, grazie all’intervento di professionisti e collaborazioni con enti culturali come Archivissima! e Job Film Days, il festival cinematografico internazionale dedicato alle tematiche del lavoro e dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori.

Questi appuntamenti serali, che registrano un altissimo numero di presenze, offrono ad appassionati di televisione, giovani studenti e curiosi la possibilità di riscoprire piccoli grandi gioielli televisivi italiani.

La mostra fotografica che racconta il giallo, il gotico e il mistero

Inaugurata il 4 febbraio 2025 e prolungata fino a dicembre, la mostra fotografica e video allestita nei locali della Mediateca ancora visibile gratuitamente è un viaggio in uno dei generi televisivi più apprezzati in Italia. L’allestimento è stato realizzato da Susanna Gianandrea, la scenografia da Rita Santin di Direzione produzione Rai.

Il percorso della mostra copre varie sale, divise in base a tematiche narrative, soggetti e generi. Tra le mura della Mediateca ci si perde tra fotografie che sono dei veri e propri reperti storici: Dario Argento e Daria Nicolodi sul set di Aspetterò (1978), Carlo Emilio Gadda che esce (o entra) dalla Direzione Generale Rai, o ancora Franco Volpi e Monica Vitti ne Il tunnel (1958). Un’intera sezione è dedicata alle donne nel giallo, partendo da Laura Storm, la prima investigatrice della televisione italiana.

Inoltre, è disponibile (ri)vedere la mostra nel suo allestimento originario di Roma (2020) nel Virtual Tour disponibile al seguente link: https://www.teche.rai.it/sulle-tracce-del-crimine-viaggio-nel-giallo-e-nero-rai/

All’ingresso della mediateca, in corrispondenza dello schermo in cui scorrono video di repertorio, è possibile consultare il catalogo Sulle tracce del crimine, edito da Rai Libri e con saggi di professionisti come Aldo Grasso e Luca Barra.

La mostra fotografica di Rai Teche sul mistero e sul crimine della televisione italiano è una chicca da non perdere per chiunque voglia immergersi nella storia, nelle storie e nei set che hanno reso questo genere uno dei più proficui del palinsesto del servizio pubblico.
Dedicare per tempo per osservare, riscoprire e ricordare persone e racconti che appartengono al nostro passato, al nostro presente e sono le basi del nostro futuro è una scelta di cui non ci si può pentire.

Beatrice Pezzella

La Torino oscura di Profondo Rosso

Cinquant’anni fa, nel settembre del 1974, iniziavano a Torino le riprese di Profondo Rosso, un film che sarebbe diventato un riferimento classico per gli appassionati di cinema, uno dei migliori thriller italiani di sempre. Il regista Dario Argento per la terza volte sceglieva la prima capitale d’Italia e le sue atmosfere magiche dove si scorgono, oltre alle piazze e alle vie più note del centro, il Teatro Carignano, la Galleria San Federico e piazza CLN, dove si riconoscono le fontane di fronte alle quali Gabriele Lavia e David Hemmings assistono al primo terribile delitto del film, quello della sensitiva Helga Ullman ( l’attrice Macha Méril). Hemmings (che nel film interpretava il pianista inglese Marc Daly ) incrociò sulla collina torinese alcune dimore importanti come Villa della Regina (residenza storica dei Savoia), lungo la Strada Comunale Santa Margherita, per poi raggiungere l’obiettivo della sua ricerca: Villa Scott, in Corso Giovanni Lanza, 57.

 

È quella, infatti, la lugubre “villa del bambino urlante” che si trova in Borgo Po, sulle colline della città: un edificio bellissimo, uno degli esempi più straordinari dell’art decò. “L’avevo scoperta per caso — confessò il regista — mentre giravo in auto in cerca di posti interessanti dove girare il film. La villa era in realtà un collegio femminile diretto dalle monache dell’Ordine delle Suore della Redenzione e, siccome ne avevo bisogno per un mese, offrii alle occupanti una bella vacanza estiva a Rimini, dove si divertirono tantissimo. Con noi restò una monaca-guardiano, che sorvegliò le riprese con austerità”. Un’ulteriore curiosità merita di essere segnalata. Quando Marc, nel film suonò al campanello di casa del suo amico Carlo, si trovò di fronte la madre di lui (Clara Calamai) che lo fece entrare in un appartamento ricco di cimeli e foto d’ogni sorta. La casa era davvero quella dell’attrice e, quindi, ciò che si vede nel film era probabilmente in gran parte ciò che davvero c’era in quell’appartamento nel 1974, diventato set per l’ultima avventura cinematografica della grande interprete del cinema italiano. Il film, quinta prova dietro la macchina da presa per Dario Argento, uscì nelle sale il 7 marzo 1975 e lo consacrò, grazie al successo, come il vero maestro del brivido made in Italy.

Marco Travaglini

Tra film e serie tv, ecco dove vedere Torino sullo schermo

I LUOGHI DELLA TELEVISIONE DI TORINO

Si dice che, in Italia, ogni angolo paesaggistico sia “da cartolina”, ma quanti possono vantarsi di essere lo sfondo di storie appassionanti apprezzate da migliaia di spettatori? La romantica Roma, la modaiola Milano, la nostalgica Venezia, la passionale Napoli… sono città iconiche da essere citate assieme al regista del film, La Dolce Vita di Fellini a Roma o La mano di Dio di Sorrentino a Napoli.

Anche per Torino è così, ma in una chiave percettiva diversa. Il capoluogo sabaudo, infatti, impreziosisce le storie senza appesantire, trasmettendo un’austera eleganza e un’atmosfera mistica a qualsiasi narrazione. Non è un caso se Torino è spesso lo sfondo di period drama o film a tema politico. Tuttavia, ci sono delle eccezioni del tutto inaspettate.

Di seguito alcuni dei film e delle serie tv più apprezzate dal pubblico e della critica girati a Torino.

  1. Profondo Rosso (1975)

Se c’è un film che, nella cultura italiana, viene più frequentemente associato a Torino – nonostante sia ambientato a Roma – è Profondo Rosso di Dario Argento. La scena girata davanti alla statua del Po di Piazza CLN è senza dubbio tra le più identificative e, ad oggi, essa è riconosciuta come “quella di Profondo Rosso”. Il film include altre location importanti come Teatro Carignano, Galleria San Federico e tre iconiche ville sabaude: Villa della Regina, Villa d’Agliè e Villa Scott.

Dario Argento ha spesso parlato di Torino, celebrandola come “il luogo dove i suoi incubi stanno meglio”. Ne apprezzava particolarmente l’inquietudine e la malinconia di questa città ricca di leggende, segreti e magia, sia bianca che nera.

  1. Le Amiche (1955)

Prima dei capolavori della famosissima trilogia dell’Incomunicabilità (L’Avventura, La Notte e L’Eclisse), Antonioni ha realizzato altri prodotti molto interessanti, tra questi Le amiche, tratto dal romanzo Tra donne sole di Pavese. Una delle protagoniste, Clelia, si trasferisce a Torino per gestire un negozio di abbigliamento e qui conosce delle donne con delle vite particolari.

Le amiche, quasi interamente girato a Torino, trasporta lo spettatore nel capoluogo piemontese durante gli anni ‘50, riportando luoghi ed edifici all’estetica del tempo. Si rivedono nel film: Piazza San Carlo, Via Roma, la stazione Porta Nuova, i Murazzi, l’aiuola Cavour, la zona di Porta Palazzo e la Galleria Umberto I.

Oltre all’atmosfera magica e senza tempo, Le Amiche è un film che documenta e insieme ricostruisce il modo di fare, di vestire e di vivere dei torinesi della metà del XX secolo.
Le Amiche è disponibile su RaiPlay.

  1. Il Divo (2008)

Nonostante si possa pensare che un film politico di questo calibro sia stato girato quasi esclusivamente negli ambienti di Roma, la realtà è che numerose location usate nel film di Sorrentino appartengono alla città di Torino. Capita spesso, come abbiamo già osservato, che Torino e Roma diventino la stessa città, spacciando i luoghi di una per l’altra e viceversa.
Ne Il Divo, Torino viene ripresa nella sua luce migliore: l’ombra. Gli edifici della città sono infatti sfruttati per le loro zone meno illuminate, l’architettura imponente e a tratti fredda, l’inquietudine regale delle mura che conoscono fin troppi segreti.
I luoghi di Torino visti nel film sono i seguenti: il cortile del Palazzo Saluzzo Paesana in via della Consolata 1, Palazzo Birago di Borgaro, situato in Via Carlo Alberto 16 e Sala delle Guardie Svizzere e la Sala da Ballo del Palazzo Reale di Torino.
Il Divo è disponibile ora su Netflix.

  1. Venuto al Mondo (2012)

Venuto al mondo è uno dei capolavori di Sergio Castellitto, tratto dal romanzo best seller di Margaret Mazzantini. Il film parla della vita tormentata di una madre che torna nella città di Sarajevo con il figlio, nel luogo in cui ha vissuto la sua storia d’amore più passionale e importante della sua vita.

Non in molti sanno che il film è stato girato anche a Torino, in particolare all’interno della Cavallerizza Reale, che è stata allestita per ricostruire la città di Sarajevo distrutta dalla guerra civile.

  1. Benvenuto Presidente! (2013)

Benvenuto Presidente è una commedia all’italiana con Claudio Bisio e Kasia Smutniak che è stata talmente apprezzata da avere pure un sequel del 2019.
Anche in questo caso si parla di politica, ma con un risvolto decisamente comico. Le location torinesi sono numerose: Palazzo Reale, Palazzo Carignano, Palazzo della Regione Piemonte e l’Accademia delle Scienze. Tuttavia, tra tutti, spicca la Galleria della Reggia di Venaria Reale, così come la Chiesa di Sant’Uberto e i Giardini d’Inverno.

Benvenuto Presidente! è disponibile su RaiPlay.

Non solo film, ma sempre più serie televisive italiane e internazionali hanno scelto Torino come luogo di ripresa.

  1. A che punto è la notte (1994)

Disponibile su RaiPlay, A che punto è la notte è una miniserie di due episodi in cui Marcello Mastroianni interpreta il commissario Santamaria alle prese con i crimini di Torino. Del 1994, nel cast anche una giovanissima Angela Finocchiaro. Il crimine in questione accade nella bellissima Chiesa di San Filippo Neri, ma gli episodi sono interamente girati nel centro di Torino, scattando una lunga fotografia della città durante l’inverno degli anni ‘90.
Un po’ come in Le Amiche, in questo caso A che punto è la notte ci catapulta nel capoluogo com’era 30 anni fa, sottolineando la nota mistica e magica, in stile Angeli e Demoni.
Un ultimo fatto interessante sulla miniserie: la Fiat collaborò esplicitamente nella produzione.

  1. Cuori (2021 – in corso)

La serie diretta da Riccardo Donna è senza dubbio la più rappresentativa della città di Torino, infatti è quasi interamente girata nel capoluogo piemontese. La serie, in onda dal 2021, ha nel tempo conquistato sempre di più il pubblico italiano, che ora aspetta l’attesissima terza stagione. Le location utilizzate sono numerose: la Galleria di Arte Moderna e Contemporanea, il teatro Juvarra di Torino con i suoi splendidi interni, Palazzo Birago, il CNR, i giardini Cavour e il giardino di Palazzo Cisterna, la Chiesa della Madonna dei Dolori di Borgo Cornalese, l’Istituto San Giuseppe, il Cinema Centrale. Inoltre, il team di produzione ha ricreato l’Ospedale della Molinette per le riprese degli interni, chiaramente impossibili da realizzare nell’attuale edificio in funzione. Oltre alle location specifiche, in ogni episodio di Cuori sono presenti delle bellissime panoramiche sulla città.

Cuori è ora disponibile su RaiPlay.

  1. La legge di Lidia Poët (2023 – in corso)

La legge di Lidia Poët è la prima serie tv distribuita da Netflix a narrare le vicende di una donna nata e cresciuta nel Piemontese e che ha frequentato l’Università di Torino. È chiaro, quindi, che la serie sia quasi interamente girata nel capoluogo, con il sostegno della Film Commission Piemonte. Dopo due stagioni di grande successo, il pubblico attende la terza stagione.

Il 13 febbraio 2023 la serie è stata presentata al Museo Internazionale del Cinema, che ha ospitato il cast, tra cui la protagonista interpretata da Matilda De Angelis.

È quasi impossibile contare le location torinesi, di seguito si citano quelle più ricorrenti: Palazzo Carignano, il carcere Le Nuove, il cimitero monumentale di Torino, Società Canottieri Armida, sulle rive del Po all’interno del Parco del Valentino, il Castello e la Certosa di Collegno, il Museo Ferroviario Piemontese di Savigliano, la Basilica di Superga, l’ex Curia Maxima di via Corte d’Appello e le aule di Palazzo Falletti Barolo e Palazzo dei Cavalieri. Insomma, è chiaro che durante le riprese di La legge di Lidia Poët Torino diventa un set a cielo aperto per tutti gli appassionati.

  1. Il Gattopardo (2025)

Il Gattopardo è una miniserie disponibile ora su Netflix tratta dall’omonimo romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. È diretta da Tom Shankland con la collaborazione di Laura Luchetti e Giuseppe Capotondi; nel cast Benedetta Porcaroli, Deva Cassel e Kim Rossi Stuart.
La serie, come il romanzo, è principalmente ambientata in Sicilia, tuttavia, in seguito al trasferimento di alcuni personaggi, le scene di alcuni episodi sono state girate a Torino. In particolare, si vedono Piazza Carignano, Via Carlo Alberto, Museo Nazionale del Risorgimento, Camera dei deputati del Parlamento subalpino e le rive del Po. La storia, ambientata tra il 1860 e il 1862, ripercorre un periodo molto movimentato per la politica italiana e pone un focus su Torino, dove Vittorio Emanuele II diventa il primo Re dell’Italia Unita.

  1. Il Conte di Montecristo (2025)

Il Conte di Montecristo è una miniserie televisiva franco-italiana tratta dal celeberrimo romanzo di Alexandre Dumas diretta da Bille August. Andata in onda in prima serata su Rai 1 tra gennaio e febbraio del 2025, è ora disponibile su RaiPlay.

La serie ha avuto un enorme successo ed è considerata uno dei migliori prodotti televisivi realizzati dal servizio pubblico.

Se nel contesto italiano Torino è scambiato con Roma, in quello internazionale viene paragonato a Parigi. La somiglianza c’è, senza dubbio: i tetti alla francese, l’eleganza europea e la diplomazia regale rendono le due città molto simili nell’immaginario comune. Proprio per questo si cerca di chiudere un occhio quando si accosta una ripresa sulla Senna e un’altra di un edificio torinese.

Le location visibili nella serie sono le seguenti: Palazzo del Pozzo della Cisterna, Piazza Carlo Alberto, l’Archivio di Stato Sezione Corte, Palazzo Carignano, la Galleria Subalpina, Palazzo Civico, il Teatro Regio, il Teatro Carignano, il Palazzo Reale e Palazzo del Rettorato.

BEATRICE PEZZELLA