La rubrica della domenica di Pier Franco Quaglieni

Nell’ Istituto salesiano di San Benigno Canavese a parlare di Adriano Olivetti – Umberto, il Re dei miei verd’anni – Lettere

Nell’ Istituto salesiano di San Benigno Canavese a parlare di Adriano Olivetti

Sono stato giovedì sera nell’ Istituto salesiano di San Benigno Canavese a parlare di Adriano Olivetti su invito del Rotary di Chivasso presieduto dal mio amico di quasi venticinque anni Fabrizio Greppi che è stato per un decennio sindaco di Crescentino ed è il produttore di un riso davvero eccezionale. Non voglio far scadere il discorso, ma all’Istituto salesiano ho potuto assaggiare una cucina davvero eccezionale e molto raffinata che quando io ero allievo salesiano a Torino e ad Alassio era impensabile. Una cucina da segnalare all’Accademia Italiana della Cucina. Ho avuto l’opportunità di parlare con il direttore dell’Istituto che è stato direttore di Valsalice e sono stato commensale di un salesiano laico che dirige le attività dell’istruzione professionale salesiana (una grande intuizione di don Bosco) in Piemonte. L’ho ascoltato con grande interesse ed abbiamo anche conversato insieme: un uomo di grande cultura con i piedi ben piantati per terra che vede i pericoli di una immigrazione senza regole perché l’accoglienza è ben altra cosa rispetto a quanto si fa oggi in Italia. Sono andato con il ricordo ai miei maestri salesiani del “San Giovannino“: don Bettega , il mio indimenticabile docente di Lettere, il direttore don Ambrosio, don Mano, don Sinchetto, don Romeo, il preside don Zacchero, don Coccio, don Battisti, il sacerdote santo don Grosso che era diventato prete dopo la grande guerra a cui prese parte con eroismo. Grandi figure da cui non mi sono mai allontanato anche negli anni del mio abbandono della fede che ho ricuperato e che mi dà oggi nuova forza interiore per vivere questi anni così difficili. Tornare in quell’Istituto fondato da don Bosco mi ha suscitato una forte emozione. Ci ero stato di passaggio quando ero allievo della seconda media durante una gita scolastica. Oggi l’istituto è una grande scuola rinnovata e all’avanguardia , ma camminare in quel cortile di porfido come tutte le case salesiane costruite da don Bosco mi ha fatto tornare giovane. E anche in quell’ occasione ho ricordato il mio amico Giovanni Ramella: la nostra amicizia nacque proprio all’associazione ex allievi di cui era animatore spirituale il grande salesiano e uomo di cultura don Prospero Ferrero, che fu anche un mio amico sincero e prezioso . Che bello poter constatare che i salesiani che hanno saputo rinnovarsi , hanno anche saputo rimanere sé stessi. Mi piacerebbe riprendere un dialogo con loro.

 

Umberto, il Re dei miei verd’anni
Ricorrono i quarant’anni dalla morte dell’ultimo Re d’Italia mancato a Ginevra nel 1983. Quando seppi della sua morte rimasi in silenzio, memore di quello che ha rappresentato anche per la mia generazione. Scrissi  su di lui un articolo su “Stampa sera“ solo un anno dopo. Fu il Re dei miei verd’anni, per usare un verso di Carducci rivolto a Carlo Alberto. Nel 1961 mio padre mi accompagnò a Cascais a Villa Italia per farmi conoscere il  successore  del Re galantuomo  quasi totalmente dimenticato nel centenario del Regno e dell’ Unità. L’ho rivisto più volte e all’atto del mio matrimonio il Re mi mandò dei gemelli in dono. Ragioni di disguidi  burocratici del Comune di Torino  mi impedirono di averlo testimone alle mie nozze, dove sarebbe stato rappresentato dall’amico Umberto di Collegno, collare dell’ Annunziata. Conservo tanti suoi biglietti e anche dei ricordi gentili e affettuosi che mi mandava tramite il ministro della Real Casa Falcone Lucifero. Scrissi su “Stampa sera“  un articolo contro la norma costituzionale transitoria dell’esilio, che venne affiancato da un articolo, favorevole all’esilio, di un signore destinato a diventare incredibilmente niente meno che il  presidente di una consulta dei senatori del Regno , si fa per dire , copiando quella originale.  Tal personaggio pretese persino  di decidere  anche il futuro di una dinastia millenaria, scegliendo da Torre San Giorgio , provincia di Cuneo, il futuro pretendente al trono anche se fu implacabile giacobino nel sostenere l’esilio del Re. Oggi sarò a ricordare Umberto II a Racconigi dove il Re nacque il 15 settembre 1904. E’ un grande onore che mi è stato concesso. Racconigi gli ha dedicato un monumento, Roma uno largo a  lui intitolato. Forse anche Torino dovrebbe fare qualcosa per ricordare il Principe di Piemonte che amò profondamente Torino dove visse probabilmente la stagione più bella della sua vita. Ad Umberto II gravemente malato fu negato di rivedere l’ultima volta la sua Patria. Ricordo la faziosità meschina e miserevole  di Riccardo Lombardi contro il Re. Qualcuno mi ha scritto chiedendomi perché vado a ricordarlo. Gli ho risposto ricordando che il Re scelse di partire dall’Italia il 13 giugno 1946 per evitare una seconda guerra civile. Ma i motivi per ricordarlo sono molti altri. Il suo richiamo <<L’Italia innanzi tutto >> resta più attuale che mai anche oggi. L’ultima parola pronunciata dal Re prima di morire fu <<Italia >>, una parola non retorica pronunciata in punto di morte dall’esule che sarebbe potuto essere un grande Re di una nuova Italia democratica, simbolo della migliore storia italiana. Ho appreso da un’amica che ci sarà una mostra torinese su Umberto. Ne sono lieto, ma certo, se fosse ancora in vita il generale Cravarezza, non lo avrei saputo per via indiretta come mi è accaduto ieri. Cravarezza fu con me dieci anni fa a ricordare Umberto a Torino ed Alassio. Lo ricorderemo il 16  marzo a Palazzo  Cisterna senza di lui, ma io non tralascerò di ricordare anche il Generale di Corpo d’Armata dell’esercito repubblicano che conservava con cura a casa sua la bandiera tricolore con lo scudo sabaudo.

LETTERE  scrivere a quaglieni@gmail.com

Barbero in un centro sociale
Ho letto che il prof. Barbero  Alessandro dell’ateneo vercellese è andato a parlare nel centro sociale abusivo ed eversivo “Askatasuna“ dove fu gradito ospite l’ex capo delle Br Curcio. Un professore statale non può tenere lezioni i n  quell’ambiente. Lo esige il suo ruolo di pubblico dipendente, a meno che Barbero sia in pensione.  Lei cosa ne pensa ?     Gabriella  Generosi
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Non ho stima di Barbero che dovrebbe occuparsi di Storia Medievale che insegna a Vercelli. Le sue scorribande pseudo-storiche sulla storia contemporanea e risorgimentale (a volte parla persino di preistoria) non mi piacciono e danneggiano pesantemente la sua  immagine di studioso, facendola scadere a quella di mero (ed anche abile) divulgatore. Che non vada al grattacielo San Paolo  Salza  ma al centro sociale è un fatto inedito. Era e resta il checco (uso una parola montanelliana) del radical-chiccume piemontardo. Andare al centro sociale non è in contrasto con il  grattacielo. Forse il compagno Barbero, orgogliosamente  titolare della tessera del PCI  firmata da Berlinguer, ha dimenticato che il segretario del PCI fu fieramente contrario ai gruppettari estremisti e ai terroristi rossi e neri. Ma anche allora c’erano i compagni che sbagliavano: l’errore è umano e capita anche che sbaglino i professori dell’ Università di Vercelli.
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Marzano sindaco di Torino?
All’inaugurazione del giardino dedicato alla sindaca  Maria Magnani Noya che i giornali hanno ignobilmente  ignorato,  ho sentito dire , presente l’interessato, che al posto della Magnani molti socialisti avrebbero preferito l’avv. Marziano Marzano. Mi è sembrato di cattivo gusto parlare di queste cose  in quella cerimonia. Lei cosa ne pensa?  Nino Pugliatti
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Ho partecipato   molto volentieri alla inaugurazione e  ne ho anche scritto. Il discorso migliore è stato quello della Presidente del Consiglio comunale Maria Grazia Grippo, una donna capace che avrà sicuramente un avvenire politico.  Bello il discorso anche di Marzano. Il riferimento a quest’ultimo come concorrente di Magnani Noya mi è giunto del tutto  nuovo. Non l’avevo mai sentito. L’interessato più o meno in quell’epoca, quando fu vicesindaco,  mi disse – se non ricordo male – che gli avevano offerto un seggio in  Parlamento, cosa  che non ebbe seguito. Che il Psi fosse diviso in correnti personalistiche  e’ noto, ma credo che la parola di Craxi sia stata decisiva  anche nel volere Maria  sindaco. Craxi conosceva bene il curriculum di Magnani Noya,  non paragonabile con quello di nessun altro /a.  Marzano con Zanone sindaco divenne vicesindaco insieme a Francesco Pizzetti.   Mi è spiaciuto incontrare  l’on. Beppe Garesio invitato  solo ad ascoltare. Beppe avrebbe potuto  rendere su Maria una testimonianza importante. Peccato !
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