Giorgio Cavallo, il Magnifico – Ma Pannella era ben altro – Lettere
Giorgio Cavallo, il Magnifico
Quest’anno ricorre il centenario della nascita del microbiologo di fama internazionale Giorgio Cavallo che fu Magnifico Rettore dell’Università di Torino e Accademico dei Lincei. Fu un Rettore destinato a restare nella storia dell’Ateneo perché Cavallo con il suo stile elegante ma anche molto fermo e coraggioso seppe guidare l’Universita’ oltre il guado del degrado sessantottino e delle ultime ventate di violenza del 1977.
Anche l’Università era piombata nel clima turbolento degli “anni di piombo”. Alcuni docenti furono nel mirino delle Br .Cavallo fu di esempio a tutti in modo unico ed irripetibile. Sarebbe dovuto essere Ministro della Ricerca scientifica nel Governo Cossiga , ma il suo partito, il PLI , non lo sostenne con la necessaria fermezza anche perché Cavallo non fu mai uno zanoniano devoto. Era un uomo libero ,ma forse proprio per questo non era simpatico agli apparati di partito. Candidatosi al numero 10 della lista liberale ( lo slogan era” il 10 il miglior voto possibile” ), sarebbe stato eletto brillantemente alla Camera se il gioco delle opzioni non lo avesse ingiustamente penalizzato. Una delle pagine non belle della storia liberale torinese che pure annovera Cavallo come uno dei suoi uomini più rappresentativi ed autorevoli. Il suo era un liberalismo che veniva da lontano, dagli anni universitari passati a Napoli durante i quali entrò in rapporto cordiale con Benedetto Croce. Fu anche consigliere comunale di Torino per due mandati come lo fu il suo predecessore in via Po al rettorato, il giurista Mario Allara: uomini di scienza che sentirono il dovere di stare nella Sala Rossa per rappresentare la Torino civile, malgrado i gravosi impegni universitari .Dei veri studiosi prestati alla politica intesa come disinteressato impegno etico e civile . Io mi onoro di aver avuto con lui una lunga amicizia e non nascondo che ho pianto alla notizia della sua morte . Fui io a ricordarlo pubblicamente su invito della vedova, anch’essa una persona di straordinarie e coraggiose virtù intellettuali. Nel giugno del 2003 Giorgio mi invitò a cena nella sua bella casa di corso Re Umberto con altri pochi amici intimi. Fu l’inconsapevole commiato da lui, già gravemente ammalato , che si limitò a dire con la solita autoironia: “ Voi andate in vacanza , io quest’anno resto in città“. Si comportò durante la serata con la solita amabilità di sempre, facendomi anche apprezzare i suoi quadri perché Giorgio fu anche pittore. A settembre andammo ai suoi funerali al Mauriziano, nella stessa chiesa in cui avvennero le esequie di mio padre che lui volle ricordare con parole molto affettuose. C’era tutta Torino, compresi quelli che lo osteggiarono. Di lassù Giorgio vide e non si compiacque, ma si limitò sorridere, come fece in tante occasioni quando venne in contatto con dei miserabili.
Ma Pannella era ben altro

L’uso improprio del termine “ radicale“ andrebbe evitato ed andrebbero usati altri aggettivi come, ad esempio , neo-comunista .Alla fine di un’ondata liberista molto poco liberale può avere anche un senso il ritorno alle origini di oltre cent’anni fa, purché non si vogliano spacciare per nuove certe idee. La radicalita’ espressa nel nuovo libro di Carlo De Benedetti appare quasi una sconcezza politica, non degna di essere commentata
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Concordo totalmente con Lei. L’isola pedonale di piazza Arbarello è una colossale spesa inutile. Con le piazze Appendino non è stata né felice né fortunata.
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