Costanzo, il grande intrattenitore – Mario Bonfantini dimenticato – Lettere
Costanzo, il grande intrattenitore
E’ mancato Maurizio Costanzo che qualcuno impropriamente ha subito definito grande giornalista e persino grande scrittore, forse ricordando che Tolstoi diceva che tutti i morti sono belli. I grandi giornalisti scrittori furono Montanelli, Buzzati, Guareschi Bettiza, Ronchey, Pansa, Bocca e pochi altri. Al massimo, potrebbe essere confrontato con Biagi che comunque come giornalista fu molto superiore a Costanzo. Costanzo in effetti è stato un grande parolaio prima in radio e poi in Tv, esponente di spicco del politicamente corretto. E’ stato direttore di un quotidiano, “L’occhio” che non ebbe lettori e fallì miseramente. Fu senza ombra di dubbi un massone della P2 di Gelli e non ebbe la carriera stroncata come accadde all’editore Angelo Rizzoli jr. Fece il fiancheggiatore del PCI nelle reti Rai, salvo poi passare con Berlusconi a Canale 5 dove mantenne sempre posizioni dichiaratamente di sinistra. Fu anche un professionista dell’Antimafia, per dirla con Sciascia.
Fu un abilissimo intrattenitore, ma non andò mai oltre l’intrattenimento. La cultura non era affar suo: infatti diede spazio al peggior Sgarbi che augurava la morte al suo maestro. La sua Tv può salvarsi solo se paragonata con quella di oggi, la Tv spazzatura che ci impedisce di continuare a guardare la televisione. Le celebrazioni che ho letto mi sembrano esagerate e del tutto fuori luogo. Io lo ricordo, quando nel 1968 lo ascoltavo in radio viaggiando in macchina ,esaltatore acritico della contestazione come tanti altri suoi colleghi e compagni. I suoi libri sono anch’essi semplice intrattenimento destinato a perire. In realtà in questo Paese finiscono di essere celebrati i trasformisti disposti ad ogni accomodamento. E’ tristissimo, ma è così. Tanto per citare un solo esempio, a Guido Ceronetti nessuno ha riservato lo spazio concesso a Costanzo a cui non è stata chiesta ragione di alcuni aspetti della sua vita che ad altri non sarebbero mai stati perdonati. I funerali in diretta televisiva appaiono del tutto fuori luogo.
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Mario Bonfantini dimenticato
Mario Bonfantini (Novara 1904 – Torino 1978), grande francesista del secolo scorso, scrittore, giornalista, antifascista intransigente, combattente nella Resistenza, è’ stato via via dimenticato. E’ stato un grande spirito libero, laico e socialista, capace di andare controcorrente. Lui e la sua famiglia, in particolare il fratello Corrado comandante generale delle Brigate Matteotti e parlamentare socialista, il fascismo lo avevano combattuto per davvero, non come la preside fiorentina oggi esaltata impropriamente che fa delle circolari l’arma del suo antifascismo a rischio zero. Bonfantini rischiò invece di finire in Germania e il suo ardimento lo portò a gettarsi dal treno in corsa in cui era stato rinchiuso dai tedeschi dopo il campo di Fossoli. Mario fu anche ministro dell’istruzione della Repubblica partigiana dell’ Ossola. Come studioso professò in modo impareggiabile la letteratura francese a Napoli e a Torino. Allievo di Ferdinando Neri all’Università di Torino con Mario Soldati ( di cui fu l’amico più fidato) fu anche un italianista raffinato che amava l’Ariosto i cui versi aveva studiato a memoria in carcere e che ricordava ancora perfettamente oltre i settant’anni. Io lo ricordo una sera a cena nella casa di Arrigo Olivetti ad Ivrea che scivolò da un seggiolone in cui volle sedersi. Come un giovane bersagliere si rimise in piedi cosi rapidamente che stupì tutti i presenti e riprese la conversazione parlando del grande amico comune Valdo Fusi. Candidato del PSI alle elezioni del 1975 ,fu battuto da persone come Moretti e Cardetti che profittarono del suo prestigio intellettuale. Traduttore di Proust e di Baudelaire e di Rabelais ( la sua traduzione italiana del “Gargantua e Pantagruel” e’ un classico insuperato e forse insuperabile), era anche un uomo che amava le donne e il buon vino. Citava spesso Baudelaire che esaltava la lussuria sfrenata che i corpi di un uomo e una donna scatenavano e lui stesso amava vivere senza false ipocrisie la vita nel senso più pieno. Quando si vedeva con Soldati e altri amici, concludeva le cene dicendo a voce alta, ridendo, “viva la figa“. Fu anche, prima di Soldati, Presidente del Centro “Pannunzio” negli anni di piombo. Una malattia improvvisa ne stroncò la vivacità e poi la vita. Fui io a recargli l’estremo saluto ai funerali civili all’Università insieme al rettore Cavallo e al preside Quazza. E’ stato un grande piemontese dimenticato in primis da quelli che dovrebbero ricordarlo. Mi riferisco in particolare all’ Istoreto e al Polo del ‘900.
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Carta d’identità, desiderio impossibile?
L’assessore allo Stato civile Tresso che penso’ addirittura di candidarsi sindaco di Torino, non ha praticamente fatto nulla per superare lo scandalo grillino delle carte d’identità che richiedono mesi e mesi di attesa. Adesso sembra essersi svegliato ed ha dichiarato che spera di ridurre ad un mese l’attesa per ottenere il documento. Cosa ne pensa? Gino Arnaldi
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Non conosco l’assessore Tresso e non credo che stia stato particolarmente brillante. Quando quell’ assessorato era considerato poca cosa dai partiti e veniva assegnato a consiglieri di serie b o politicamente scomodi, la carta d’identità si otteneva seduta stante in pochi minuti.
Addirittura era prevista la consegna a domicilio. Vorrei capire cosa abbia combinato l’assessora grillina che dopo quel disastro venne promossa ministra. Di lì è nato il problema. E mi domando anche cosa ci stiano a fare le costosissime circoscrizioni se non si attivano per dare ai cittadini dei servizi almeno accettabili. Un mese per una carta d’identità resta un’ attesa quasi da terzo mondo. E’ un’offesa a Torino che secondo un vecchio slogan si muove sempre e ai torinesi che hanno diritto ad essere rispettati in queste esigenze minime, ma importanti. L’esempio mai dimenticato dell’assessore Beppe Lodi forse dovrebbe servire a qualcosa. Fece di quel l’assessorato una fucina di iniziative a favore del cittadino. Venne costretto alle dimissioni per coprire altre responsabilità per lo scandalo dei cimiteri, consentendo alla Giunta Chiamparino di andare avanti, come se nulla fosse accaduto.
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La Russa continua a sbagliare
Cosa pensa sulle continue battute fuori luogo della seconda carica dello Stato La Russa, presidente del Senato ? Anna Ugolini
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Le battute su gay e donne “non belle“ sono inopportune. Lui “parla come magna”, ma in pubblico deve usare altri linguaggi, evitando frasi divisive, mantenendo un contegno ispirato alla terzietà. Il presidente del Senato del Regno durante il ventennio Luigi Federzoni potrebbe insegnare a La Russa a fare il presidente del Senato della Repubblica. La sua partigianeria non si concilia con il suo ruolo attuale.
articolo Super “tutto ridotto ormai in avanspettacolo” !!
_ _ _capo chino mano destra sul petto porgo una rosa bianca al Maestro G.C._ _ _ S.