A cura di Elio Rabbione
Avatar – La via dell’acqua – Fantasy. Regia di James Cameron, con Sam Worthington, Zoe Saldana, Kate Winslet e Sigourney Weaver. Sequel del primo “Avatar” arrivato sugli schermi nel 2009, ottava fatica di Cameron lungo una carriera ormai quarantennale. Personaggi e scenografie e avventure impresse nella memoria del pubblico, favolistiche, emozionanti. La storia che occuperà da oggi gli schermi natalizi vedrà Jack Sully e Neytiri e i loro tre figli ancora alle prese con gli umani, guidati dal colonnello Miles Quaritch, che hanno nuovamente scommesso sulla riconquista delle loro terre: il militare, con alcuni altri marine, viene nascosto nelle sembianze dell’avatar di un Na’vi, per poter assomigliare al nemico e con l’inganno poter catturare il traditore Sully, a cui si deve l’intero disegno della difesa del suo nuovo popolo. La famiglia sarà così costretta ad abbandonare la propria casa per andare in cerca di nuovi territori nelle regioni di Pandora. Scrive Alessandra Levantesi Kezich nelle colonne de La Stampa: “Cameron ha portato a buon fine la missione e offre un’affascinante esperienza immersiva, assolutamente da godere su grande schermo… l’ultima, magistrale parte del racconto, tutta giocata nelle vie dell’acqua, rivela una volta di più in Cameron il gran signore degli Abissi che sappiamo.” Per gli appassionati: i personaggi principali già hanno firmato i rispettivi contratti per la partecipazione agli “Avatar” 3 e 4. Durata 192 minuti. (Ideal in 3D, Reposi sala 2, Uci Lingotto in 3D, The Space Beinasco, Uci Moncalieri in 3D)
Babylon – Commedia drammatica. Regia di Damien Chazelle, con Brad Pitt, Diego Calva, Olivia Wilde, Lukas Haas, Eric Roberts, Tobey Maguire e Margot Robbie. Un racconto memorabile ambientato nella Hollywood degli anni Venti, nel passaggio dal muto alla sonorità, una storia di ambizioni smisurate e di eccessi oltraggiosi, che ripercorre l’ascesa e la caduta di molti personaggi di un’epoca di sfrenata decadenza e depravazione nella sfavillante mecca del cinema. Attori chiamati a dar vita ad antichi personaggi che nelle azioni e negli angoli più nascosti dell’esistenza riportano alla memoria i nomi dei primi divi hollywoodiani. Dal regista premio Oscar di “La La Land”. Durata 188 minuti. (Massaua)
Decision to Leave – Thriller, Drammatico. Regia di Park Chan-Wook. Un austero detective deve indagare su un possibile caso di omicidio, sulla morte di un uomo durante una scalata in montagna. Non passerà molto tempo prima che i suoi sospetti ricadano sulla moglie della vittima per la quale l’uomo inizia a provare un forte sentimento. Designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani con la seguente motivazione: “La vertigine Hitchcockiana torna nelle geometrie di Park Chan-Wook, la cui destrezza tecnica o artistica non si esaurisce mai in sé ma cerca traiettorie per rappresentare il mistero e il desiderio. Qui il mélo alla Wong Kar-Wai sposa il thriller mentre la protagonista Tang Wei segna l’incrocio tra Kim Novak e Eva Marie Saint.” Durata 138 minuti. (Nazionale anche V.O.)
Everything Everywhere All At Once – Commedia fantastica. Regia di Daniel Kwan e Daniel Scheinert, con Michelle Yeoh e Jamie Lee Curtis. Evelyn, una donna di origini cinesi, gestisce con il marito Raymond una lavanderia a gettoni, impresa che è il sostentamento per l’intera famiglia, che comprende pure il nonno materno e la loro figlia Joy. Evelyn non è contenta del proprio matrimonio, sa di aver sposato un uomo tropo debole, non vede certo di buon occhio la relazione che Joy sta portando avanti con un’altra donna, arriva in più l’ufficio delle tasse, nella persona della ferrea quanto puntigliosa Deirdre, a reclamare gli arretrati dei pagamenti. La mal sopportata infelicità di un’esistenza viene del tutto rivoluzionata da un attualissimo metaverso che la spinge ad affrontare un’avventura in cui convogliano realtà parallele, impresa non da poco se si tratta di salvare il destino degli universi e sconfiggere il nemico per sempre. Undici nomination agli Oscar. Durata 139 minuti. (Uci Lingotto, Uci Moncalieri)
Holy Spider – Drammatico. Regia di Ali Abbasi, con Zar Amir Ebrahimi. Siamo a Mashhad, seconda città più grande dell’Iran e importante centro religioso. Nel 2000, un serial killer locale inizia a prendere di mira le prostitute per strada, strangolandone diciassette dopo averle attirate una dopo l’altra in casa sua. La stampa lo chiama “il ragno” e tra i giornalisti che coprono il caso c’è Rahimi, una donna che viene da Teheran e si mette sulle tracce dell’assassino. L’uomo si rivelerà essere Saeed Hanaei, ex militare convinto che Dio gli abbia affidato la missione di liberare la città dalla donne indegne che vendono il proprio corpo. Durata 117 minuti. (Nazionale)
L’innocente – Commedia. Di e con Louis Garrel, e con Anouk Grinberg e Noémie Merlant. A Lione Abel lavora come guida in un acquario e non si è ancora ripreso dalla prematura scomparsa della moglie. Anche la madre Sylvie lo preoccupa, visto che continua a sposare detenuti in serie. L’ultimo della lista è l’ex rapinatore Michel, il appena uscito di prigione apre un negozio di fiore insieme alla donna. Abel però è convinto che ci sia sotto qualcosa di losco. Vista la situazione, si mette a pedinare il novello fioraio coinvolgendo l’amica Clémence. Durata 99 minuti. (Greenwich Village sala 3)
Laggiù qualcuno mi ama – Documentario. Regia di Mario Martone. Un omaggio del regista del “Sindaco di rione Sanità” e di “Qui rido io” all’arte di Massimo Troisi, il racconto della sua vita interrotta troppo improvvisamente, l’analisi delle sue poche opere, il contrasto con l’universo femminile, la visione di Napoli, il percorso di regista e di attore (ricordiamo tutti lo stupore della novità che fu “Ricomincio da tre”, ricordiamo tutti l’amicizia e la collaborazione in tre pellicole con EttoreScola), la poesia e la svagatezza, l’invenzione di una lingua e di una controllatissima quanto esplicita fisicità, l’attimo finale del “Postino”, l’apporto dei suoi compagni (l’inizio fu “La smorfia” con Decaro e Arena) e dei collaboratori, non ultima la compagna Anna Pavignano, artefice con Troisi delle vari sceneggiature, quanti lo hanno accompagnato e lo hanno seguito (Sorrentino, Ficarra e Picone, Goffredo Fofi, il montatore Roberto Perpignani, il regista Michael Radford, la sorella con i tanti ricordi). Durata 128 minuti. (Eliseo Grande, Nazionale sala 1The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)
Non così vicino – Commedia drammatica. Regia di Marc Forster, con Tom Hanks e Rachel Keller. Tratto dal romanzo “L’uomo che metteva in ordine il mondo” dello svedese Fredrik Backman, l’azione è trasportata a Pittsburg. È il ritratto impietoso di un uomo in lotta con ogni rappresentante del genere umano, avverso ad ogni socializzazione, legato alle proprie abitudini e solitario, contrario ad ogni minimo disordine che circoli tra le strade che circondano la sua casa. Al centro di una vita resa tanto avversa. Otto medita il suicidio: ma sarà proprio la presenza dei nuovi vicini a farlo desistere da idee inconsulte e a fargli provare quanto di simpaticamente umano si possa gustare nel corso delle proprie giornate. Durata 126 minuti. (Ambrosio sala 3, Massaua, Due Giardini sala Nirvana, Fratelli Marx sala Chico, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)
Il primo giorno della mia vita – Drammatico. Regia di Paolo Genovese, con Toni Servillo, Margherita Buy, Valerio Mastandrea, Lino Guanciale, Giorgio Tirabassi e Sara Serraiocco. Il regista di “Perfetti sconosciuti” e di “The Place” lo ha definito “il film più bello che ho fatto”. Tratto da un suo romanzo, è la storia di quattro persone, diversissime tra loro, ormai definitivamente stanche del continuo affrontare le tante avversità che la vita ha posto e pone davanti a loro e pronte quindi a metter fine alla loro esistenza. Ma una figura misteriosa compare in mezzo a loro con la propria facoltà di regalare loro una settimana intera per scoprire quel che sarebbe il mondo senza di loro. Inizierà una nuova ricerca della felicità e soprattutto il desiderio di ricominciare. Durata 121 minuti. (Reposi, Romano sala 3)
Gli spiriti dell’isola – Drammatico. Regia di Martin McDonagh, con Colin Farrell (Coppa Volpi alla Mostra del Cinema veneziana) e Brendan Gleeson. Nel 1923, su un’isola al largo della costa occidentale dell’Irlanda, due amici di lunga data, Padraic e Colm, si ritrovano in una situazione di stallo quando Colm decide bruscamente di porre fine alla loro amicizia. Padraic, confuso e devastato, tenta di riaccendere il loro rapporto con il supporto di sua sorella Siobhan, che insieme a Dominic, il figlio del poliziotto locale, ha le sue preoccupazioni all’interno della comunità locale. Ma quando Colm lancia un ultimatum scioccante per concretizzare le proprie intenzioni, gli eventi iniziano a degenerare. Designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani con la seguente motivazione: “Martin McDonagh esplicita in maniera scoperta il debito che il suo cinema ha sempre avuto con la sua attività parallela di commediografo per il teatro. Serve così ancora una volta due ruoli abissali ai volti-feticcio di Colin Farrell e Brendan Gleeson, in una conflittualità crescente e incontrollata: il resto lo dicono l’isola, le splendide figure di contorno e l’eco non distante delle battaglie della guerra civile d’Irlanda sulla terraferma.” Durata 90 minuti. (Ambrosio sala 1 anche V.O., Classico, Eliseo Blu, Reposi sala 1, Romano sala 1)
Tàr – Drammatico. Regia di Todd Field, con Cate Blanchett e Nina Hoss. Lydia Tàr, prima donna di sempre a dirigere l’orchestra dei Berliner Philarmoniker, si trova al centro di polemiche sull’abuso di potere esercitato nel proprio ruolo e sulla richiesta di favori sessuali fatta a delle dipendenti in cambio di riconoscimenti professionali. In particolare, dopo il suicidio di una sua ex assistente, Krysta, cominciano a circolare prove e video compromettenti, probabilmente diffusi da membri del suo stesso staff. Durata 158 minuti. (Eliseo Rosso, Greenwich Village sala 1 e sala 2, Nazionale sala 2 anvhe V.O.)
The Quiet Girl – Drammatico. Regia di Colm Bairéad, con Catherine Clinch, Carrie Crowley e Andrew Bennet. Nell’Irlanda del 1981, Cait, una ragazzina di appena nove anni, una famiglia numerosa e un padre violento, la madre ancora una volta in atteso di un bambino, passa le sue giornate in solitudine. In estate viene mandata dai suoi genitori da una coppia di lontani parenti. La bambina rifiorirà, ma in questa casa scoprirà un segreto. Tratto dal racconto “Foster” della scrittrice irlandese Claire Keegan. Durata 95 minuti. (Eliseo Rosso, Romano sala 2)
The Whale – Drammatico. Regia di Darren Aronofsky, con Brendan Fraser, Samantha Morton e Sadie Sink. Tratto dall’opera teatrale di Samuel Hunter, l’opera del regista di “The Wrestler” narra di Charlie, un insegnante d’inglese, una vita in piena solitudine, una sofferenza dovuta ad una grave obesità, una vita che sta volgendo al termine. È il tempo dei ricordi e delle decisioni, tra i sentimenti che lo conducono a turbamenti fisici e morali mai più riportati allo scoperto, ad un amore mai rivelato, ad una figlia diciassettenne con cui dopo anni tenta di ricostruire i rapporti. Aronofsky ritorna ad uno dei temi cardine della sua filmografia, quello dello studio del corpo – ieri Mickey Rourke, oggi Brendan Fraser -, quasi esposto con sfrontatezza e analizzato in ogni sua parte, della immobilità, del suo cambiamento e addirittura della dissoluzione. E Fraser, alle spalle periodi di depressione, aumento di peso, un tempo attore ricercato e in seguito nella lista di quelli quasi del tutto abbandonati dal mondo opportunista di Hollywood, avviatosi dopo il successo dei vari episodi della “Mummia” su un precipitoso viale del tramonto, trova qui tutto il proprio riscatto, offrendo una interpretazione eccellente e candidandosi giustamente all’Oscar. Durata 117 minuti. (Centrale anche V.O., Due Giardini sala Ombrerosse, Fratelli Marx sala Groucho, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)