La rubrica della domenica di Pier Franco Quaglieni

 

Il Salone del Libro – Il Museo del Cinema e i nomi delle sale – Lettere

 

Il Salone del Libro 

Scrive l’addetta stampa del Salone del Libro  Paola Galletto: ” Il Comitato Direttivo del Salone Internazionale del Libro di Torino, riunitosi l’11 gennaio , ha definito le linee guida in vista dei passaggi per giungere alla nomina della direzione del Salone del Libro per il triennio 2024-2026. Partendo dall’analisi dei curricula arrivati, gli enti pubblici e i soggetti privati stanno lavorando in piena sintonia per individuare la figura più adatta ad assumere la direzione editoriale del Salone 2024-2026. Un profilo autorevole, che sia riconosciuto e di riferimento per gli editori e apprezzato dalla filiera del libro, nonché dalla comunità letteraria e culturale nazionale e internazionale. Da trentacinque anni, il Salone del Libro riveste un ruolo fondamentale non solo nell’ambito di sua più stretta pertinenza, quello culturale, ma anche nella crescita e nello sviluppo economico, turistico e strategico della città, dell’area metropolitana e della regione, e in questa precisa direzione intende continuare a lavorare.

 

Nel corso degli anni è sempre più cresciuta l’attenzione alle nuove generazioni e ai nuovi linguaggi, e il Salone del futuro continuerà a porre attenzione e a impegnarsi su questo fronte, sintonizzandosi con le esigenze e gli interessi dei più giovani. Consapevole dei complessi scenari futuri, il Salone darà, inoltre, più spazio agli ambiti che afferiscono alla scienza, alla tecnologia e all’ambiente e amplierà sempre di più la sua vocazione internazionale. È bene ribadire che, per raggiungere questi obiettivi, il Salone del Libro può contare al suo interno su una squadra coesa, forte, di provata competenza professionale nei vari ambiti di attività: un management che è garanzia di solidità e continuità del progetto e che agevolerà e accompagnerà il lavoro della futura direzione. La direzione dovrà condividere con il Comitato Direttivo le strategie di sviluppo del Salone del Libro per le edizioni 2024, 2025 e 2026 e dei progetti a esso connessi, lavorando in confronto continuo con i referenti del Salone stesso. Inoltre, affiancherà i consulenti editoriali impegnati nella programmazione e organizzazione della XXXV edizione del Salone, ancora diretta da Nicola Lagioia e attesa a Lingotto Fiere dal 18 al 22 maggio 2023.”

Sono  parole sacrosante ed ampiamente condivisibili. Ma dopo tanti rinvii ci attendiamo ora il nome del nuovo direttore. I candidati ci sono, ma sembra che siano vittime di veti incrociati che paralizzano un voto non espresso con una semplice maggioranza. Tra tutti i candidati noti. Io ritengo che Gianni Oliva per il suo splendido curriculum sia il miglior direttore possibile. Perdere tempo attorno a Culicchia, che ha dedicato un libro al cugino terrorista ed omicida, non mi sembra proprio il caso. Non vorrei che, alla fine, tutta questa incertezza porti ad un ritorno di Lagioia che si  era detto indisponibile ad una conferma.  Ho invece molto apprezzato il rifiuto di Alessandro  Baricco che avrebbe sicuramente tratto vantaggi dalla nomina prestigiosa. Non lo ho amato, questa volta non posso che apprezzarlo.

Il Museo del Cinema e i nomi delle sale    

Il Museo del Cinema è una delle istituzioni culturali che funzionano meglio ed ha raggiunto risultati davvero  ragguardevoli . Il team Enzo Ghigo Presidente e Domenico De Gaetano Direttore funziona molto bene.
Ho ricevuto un invito alla “Sala 3“ del cinema Massimo che mi risultava essere intitolata a Mario Soldati, come le due altre sale sono intitolate a Cabiria e a Gianni Rondolino. Ho guardato su internet e forse per brevità vengono chiamate in effetti sala 1,2,3. Sarebbe bello invece che le denominazioni storiche venissero sempre citate dopo il numero  perché la loro intitolazione non è priva di grandi significati anche per il pubblico. Ricordo, per aver partecipato ad un sondaggio indetto dal “Corriere della Sera” (che si concluse con la netta vittoria di Soldati) che quella scelta evitò in extremis una intitolazione di basso profilo intellettuale, imposta per motivi meramente politici da una lobby che dava a priori per vincente la propria scelta.

 

LETTERE scrivere a quaglieni@gmail.com

I socialisti
Giuseppe Saragat l’11 gennaio 1947 fece la scissione di Palazzo Barberini  spaccando il partito socialista e fece vivere in Italia la socialdemocrazia e sconfisse l’ alleanza social comunista del 1948. Che giudizio storico ne dà?      Vittorino Rumazza
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Saragat fu  statista e politico di grandi capacità, secondo altri tradì il socialismo con la scissione. Il dramma della sinistra italiana è aver avuto troppe scissioni che hanno logorato quei  partiti. I saragattiani diventarono molto clientelari e non riuscirono ad incidere politicamente, se non quando furono guidati da Saragat. Il partito di Longo e Nicolazzi fu in larga misura una congrega di affaristi per lo più di piccolo taglio. Niente a che vedere con la socialdemocrazia tedesca, tanto per essere chiari. Il discorso richiederebbe un ragionamento più complesso sulle scissioni e sulla presenza in Italia di un forte partito comunista arrivato al potere paradossalmente dopo il crollo del Muro di Berlino. Chi proseguì il disegno di Saragat fu Craxi il quale però non ebbe alle spalle  un partito all’altezza.
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Professori come bidelli
Io ricordo la sua ferma battaglia contro l’installazione  della bollatrice per i docenti in un noto liceo classico torinese che così  equiparava il lavoro dei professori a quello dei bidelli.    Lei difese la dignità della funzione docente e minacciò anche di restituire la medaglia d’oro di benemerito della scuola e di impugnare davanti al TAR l’imposizione offensiva e illegittima. Se non ricordo male, la bollatrice venne rimossa poco tempo dopo grazie a Lei che unico  si espose con coraggio. Io non lo ebbi e subii in silenzio.      Rino A.

Grazie per le cose che scrive. Ma lei il coraggio – se posso dirlo – non l’ ha neppure oggi, sempre che opporsi alle cose sbagliate sia un atto di coraggio. Io allora ricevetti centinaia di lettere di docenti da  tutta Italia. Ma non mi faccia  ricordare quei tempi. Quel preside tanto rigoroso con  gli altri fumava nell’ascensore della scuola sfidando i divieti. Si era illuso di essere un piccolo padrone delle ferriere in un istituto scolastico statale dove era solo un burocrate.

 

 

 

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1 Comment

  1. Caro prof.
    non ho mai avuto nulla da eccepire sulla presenza della bollatrice nella mia scuola ( il Santarosa) , né per il fatto che “bollare” all’arrivo e all’uscita come i bidelli e il personale di segreteria fosse una “diminutio” per i docenti. Il controllo burocratico di presenze, assenze, ritardi mi è sempre sembrato corretto. Forse sono un dinosauro, forse è un retaggio di mio padre Carabiniere, ma ritengo che i lavoratori della scuola, che siano docenti o bidelli , siano ugualmente tenuti a certificare la loro presenza. Sulla qualità della prestazione degli uni e degli altri non è poi questione di bollatrice.

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