Concorsi scandalosi – La Mole spenta e luci d’artista accese – Lettere
Concorsi scandalosi
Nel linguaggio popolare si diceva che un pelo di f… tira di più di una coppia di buoi. E in effetti è così, sempre che oggi questa affermazione non venga anch’essa interpretata come forma di sessismo. La vicenda, non cosi infrequente, che un uomo maturo, infatuato di una donna più giovane, infranga la legge per favorire in un pubblico concorso la sua protetta è emblematica. Basta anche un preside che abbia una relazione con una bidella, a livelli molto più bassi come capitò in un noto liceo classico torinese, senza che la vicenda boccaccesca finisse sui giornali per le protezioni politiche di quel preside che venne rimosso con una promozione. Io sapevo di gente che costruì concorsi accademici su misura sui lavori della candidata, sapevo che per soldi posti importanti nella Sanità venivano spartiti come le vacche al mercato. Adesso un direttore generale che finisce in guai seri per amore o per attrazione sessuale quasi mi fa tenerezza. Ricordo che in un ospedale torinese c’era un direttore potentissimo che si vendeva anche le placente senza che nessuno aprisse bocca. Almeno l’innamorato ha qualche motivo meno becero, vista la fotografia della donna di cui è innamorato.
La Mole spenta e luci d’artista accese

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Ottavio Mai
Ma perché tutta questa frenesia nei confronti del regista fondatore del Festival Gay Ottavio Mai e sostenitore della cultura lgbt. Una nuova piazza a lui dedicata su terreno dell’ Università di Torino. Due articoli, fotografie , monumenti, piante, panchine e quant’altro. Bobbio avrebbe detto, esageroma nen. Luigina Barbieri
Non ho mai conosciuto Mai e non conosco a sufficienza il suo lavoro per giudicarlo. Non mi è mai sembrata una figura intellettuale degna di attenzione. I suoi amici volevano dedicargli anche una sala del Museo del Cinema, ma ebbe la meglio in modo schiacciante Mario Soldati, malgrado i forti appoggi di cui godeva il candidato gay perché come tale veniva identificato. Forse una motivazione oggettivamente troppo debole.
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