La rubrica della domenica di Pier Franco Quaglieni

La marea nera – Il Generale Dalla Chiesa e sua figlia – Lettere

 

La marea nera
Il quotidiano “La Stampa “ha denunciato la presenza di una “marea nera” che invade Predappio, il paese dove nacque e dove è sepolto Mussolini. Di passaggio per andare in vacanza al Conero qualche anno fa mi fermai anch’io a Predappio e andai a visitare la tomba del duce.

Notai le ragnatele alle pareti e come essa fosse mal tenuta. Rilevai la presenza di pochissime persone a visitare la tomba, fra cui qualche turista straniero. C’erano già le botteghe con le bottiglie di vino con l’etichetta riproducente Mussolini e tanti souvenir: tanta paccottiglia di pessimo gusto. Oggi apprendiamo che c’è una marea nera che invade Predappio in occasione del centenario della marcia su Roma. Se questo fatto costituisce apologia del fascismo bisogna porsi alcuni interrogativi:  come mai questo accade? E’ un reato andare a Predappio? Siamo seriamente di fronte ad un pericolo fascista?  Se a cento anni di distanza c’è gente nostalgica della camicia nera, bisogna chiedersi se non abbiano responsabilità dirette e indirette le istituzioni e le scuole che non hanno formato una coscienza democratica adeguata. C’è anche da domandarsi se il mondo antifascista abbia saputo muoversi con accortezza se davvero esiste in Italia un pericolo fascista… Ma se c’è gente che dedica il suo tempo di ferie per recarsi a Predappio non possiamo neppure impedire l’accesso al cimitero dove è sepolto il duce. Forse certi autori come Scurati con le loro esagerazioni politiche e il loro astio pregiudiziale e antistorico hanno contribuito a provocare reazioni opposte a quelle desiderate. In ogni caso se la marea nera e’ un pericolo per la democrazia ci sono molte strade percorribili, dalla legge Scelba alla legge Mancino. Partano le denunce e la Magistratura sanzioni eventuali reati di apologia del passato regime con tutto il rigore necessario. Ma non basterà comunque nessuna repressione a scardinare delle nostalgie che riguardano ormai quasi esclusivamente gente che non ha potuto anagraficamente essere fascista. Forse bisogna interrogarsi se sia lecito pensare in modo opposto o anche solo diverso alla maggioranza degli italiani.  Il diritto a dissentire è una caratteristica di ogni vera democrazia. I reati di opinione in un regime libero non dovrebbero esistere.  Se essi diventano una minaccia alle libere istituzioni, il Governo affronti il rischio di cadere nel ridicolo e faccia controllare Predappio manu militari, se necessario ricorrendo anche alle leggi…fasciste. Se esiste la marea nera che può assediare la Repubblica, non bastano gli articoli di giornali, ma occorre trarne le dovute conseguenze. In ogni caso dei nostalgici del passato ci saranno sempre e non si può obbligare tutti a uniformarsi anche nel modo di pensare perché, se fosse ritenuta necessaria una rieducazione forzata, saremmo già in un regime certamente ne’ libero ne’ democratico.  Non a caso il mondo antifascista più intelligente ed avveduto non ha dato seguito alla denuncia del quotidiano diretto da Giannini che ha stravolto la linea sia pure debolmente liberale del passato, rendendo il giornale assai simile all’”Unita ‘ “ di Pajetta .

Il Generale Dalla Chiesa e sua figlia
La Rai avrebbe avuto in programma di mandare in onda una fiction sul Generale Dalla Chiesa a quarant’anni dalla sua uccisione da parte della mafia il 3 settembre 1982. E’ un atto dovuto rendere onore a Dalla Chiesa. L’Università di Roma e l’ Arma dei Carabinieri il 5 settembre ricorderanno solennemente l’uomo che sconfisse il terrorismo armato che stava minando le libere istituzioni. La Rai ha rinviato la fiction in base ad una strana interpretazione della par condicio in seguito alla candidatura della figlia del Generale Rita quasi ci fosse un nesso tra il padre e la figlia che francamente ci sfugge, se non fosse per il fatto che Rita non è stata incoerente come suo fratello Nando buttatosi a sinistra a fianco di Leoluca Orlando Cascio. Se fosse stato candidato Nando Dalla Chiesa sicuramente nessuno in Rai avrebbe rinviato la trasmissione. Il 3 settembre avremo modo di vedere su canale 5 la vecchia serie dedicata a Dalla Chiesa. Forse anche in questo caso ci dovrebbe essere qualcuno a vietare la riproposizione dei filmati per una par condicio tra le reti.

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LETTERE  scrivere a quaglieni@gmail.com

Vittoria Ronchey
Ho letto il suo ricordo di Vittoria Ronchey, l’autrice di “ Figlioli mei marxisti immaginari” che denunciò con coraggio i terribili anni della contestazione che Capanna definì formidabili. Lei è stato tra i pochi a scriverne, mettendo in luce la coerenza di questa straordinaria donna che fu moglie di Alberto Ronchey. Io ho proposto all’associazione ex allievi del mio liceo di ricordarla, ma temo che anche questa volta il presidente del liceo degli asterischi intitolato a Cavour avrà qualcosa da obiettare anche se e ‘ troppo vecchio per essere stato un sessantottino.      P.E.

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La ringrazio. Io non so cosa faranno altri, ma le assicuro che Vittoria Ronchey verrà ricordata al Centro “Pannunzio”, magari in collaborazione con qualche scuola che non abbia presidi reduci del’68.

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La cultura ad Albenga

Caro professore,
L’ho seguita nel suo tour ligure ed apprezzo sempre le sue conferenze . Peccato che ad Albenga non parli più con la stessa assiduità del passato. Ho letto che l’associazione “Fieui di Carugi “ sembra stia per sciogliersi. Finalmente una forma di arroganza presuntuosa avrà termine. Ad Albenga si sono fatti costruire due – dicasi due – monumenti con la fionda di legno, il simbolo dei teppistelli di provincia che tirano ai lampioni e ai nidi di uccelli. Ogni amministrazione civica e’ stata vergognosamente succuba di questa associazione un po’ populistica e “lobbistica“ che non ha mai varcato la cinta daziaria di Albenga come notorietà. Adesso si lamentano di essere trascurati, mentre sono stato sempre vezzeggiati. Il Dlf di Albenga protagonista vero per tanti anni della cultura ingauna, è stato addirittura multato per i manifesti affissi che annunciavano manifestazioni patrocinate dal Comune, mentre un libretto del portavoce dei Fieui ha potuto essere pubblicizzato di recente in ogni dove. E adesso si sentono anche stanchi e offesi, questi bizzarri personaggini, fans di De André e di don Gallo, quello che esaltava Giuliani.
Hanno portato Albenga in un vicolo cieco nella battaglia per il pronto soccorso che Toti ha chiuso ed oggi restano solo le lenzuola stinte messe in ogni dove che hanno leso l’immagine turistica di Albenga. Un disastro totale per la città delle Torri. Se sono stanchi, si riposino e si tolgano dai piedi con le loro fionde incredibilmente molto simili a delle corna bellicose. Le fionde sono simbolo di violenza, come scriveva il poeta Quasimodo.             Tino Rizzo

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Sono distante da quel sodalizio che alcuni apprezzano e non so darle un giudizio su di loro . Un dato di fatto va comunque ricordato: senza il sostegno di Antonio Ricci che un po’ rimpiange legittimamente la sua giovinezza nei carugi di Albenga ,non sarebbero nulla . Forse ci sarebbe da domandarsi se davvero meritino la stima generosamente riposta in loro dal grande Ricci , un uomo davvero fuori ordinanza. Nella battaglia sul Pronto Soccorso Ricci non li ha sostenuti e questo è un dato significativo. La cultura ad Albenga è l’Istituto di studi liguri fondato da Nino Lamboglia e presieduto dall’avvocato Costa. E’ palazzo Oddo presieduto dal medico umanista Pirino. E ci fermiamo qui.

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