Orsini da Turati a Putin – Una mostra importante sull’Esercito nella guerra di Liberazione – Lettere
Orsini da Turati a Putin
Alessandro Orsini, attuale professore associato di sociologia alla Luiss, e’ diventato famoso in Tv per le sue polemiche in difesa di Putin. Il suo non è realismo machiavelliano come vorrebbe far credere, ma sociologismo assai poco scientifico nel quale si confondono le opinioni personali con la scienza politica. Io non intendo unirmi al coro di quelli che hanno richiesto di radiarlo dalla Tv, se non dalla comunità scientifica. In una libera democrazia occorrono gli Orsini perché è l’antitesi che anima il confronto democratico, altrimenti diventa una finzione. Non ho mai avuto fiducia nella sociologia che per me non e’ una scienza vera. Con il mio amico, il famoso sociologo Filippo Barbano, ne ho discusso spesso, restando fermo nella mia idea. Diffido dei sociologi, gli storici sono incompatibili con certe sbornie sociologiche, come scriveva Francesco Compagna sul “Mondo”. Le idee di Orsini non hanno un fondamento scientifico. I suoi oppositori intolleranti gli hanno dato una notorietà che forse non avrebbe mai raggiunto. Ho avuto rapporti cordiali con Orsini nel 2012 quando pubblico’ un libro su Turati e Gramsci che venne boicottato in una maniera indegna. Il suo libro venne pesantemente censurato come solo i gramsciani sanno fare. e fui tra i pochi a scriverne. Il libro metteva in evidenza la figura dimenticata e demonizzata di Filippo Turati, padre del socialismo riformista italiano ,confrontandola con quella di Gramsci che è stata mitizzata e strumentalizzata dal PCI e da Togliatti .Mi domando come Orsini possa aver dimenticato la lezione di Turati ed essersi infatuato di Putin . Fermo restando che difenderò sempre il diritto di Orsini di dire liberamente ciò che pensa.
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Una mostra importante sull’Esercito nella guerra di Liberazione
E’ ancora visitabile oggi, primo maggio, la bella e importante mostra “1943/1945 Dai gruppi di combattimento al nuovo esercito italiano“ organizzata dalla benemerita associazione artiglieri di Torino e dai suoi coraggiosi dirigenti, tra cui voglio citare il Generale Antonio Puliatti, e dal Museo Nazionale di Artiglieria che una parte di Torino forse non sa neppure di avere il privilegio di possedere. Il giornalista Pier Carlo Sommo e’ stato il coordinatore della mostra curata da uno storico militare appassionato, Alberto Turinetti di Priero. Nella mostra è testimoniato l’apporto dei militari alla Resistenza, dal Generale Giuseppe Perotti al colonnello Giuseppe di Montezemolo martire delle Fosse Ardeatine ,dal Comandante Mauri ai soldati del Corpo italiano di Liberazione ai gloriosi gruppi di combattimento che dal Sud risalirono la penisola per liberarla da tedeschi e fascisti. Non ci furono solo i Partigiani, una verità che Mario Soldati, eccezionale corrispondente di guerra, mise in evidenza elogiando i soldati italiani combattenti al fianco degli Alleati. Vi è spazio nella mostra per il Principe Umberto di Savoia che fu partecipe attivo di quella storia anche sorvolando, con grave pericolo personale, territori in mano al nemico. Spiace che la mostra chiuda il 1 maggio. Spero che venga prolungata o ripresa. Si respira, visitandola, un’altra Italia, quella che noi disperatamente continuiamo ad amare.
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Il corporativismo di magistrati e giornalisti
Ho letto la pagina acquistata sui giornali dall’associazione nazionale magistrati per schierarsi contro la riforma della giustizia e ho letto che l’Ordine dei giornalisti si è mobilitato contro la legge che finalmente tutela seriamente la presunzione di innocenza e vieta la fuga di notizie che consentono a certi giornalisti di infangare per sempre chi avesse ricevuto un avviso di garanzia. Sono rimasta senza parole.
Tina Paratore
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Anch’io sono senza parole. Non è neppure l’Anm, quella che fu di Palamara, a scrivere proclami, la stessa Magistratura annuncia la propria mobilitazione in prima persona, una cosa che avrebbe fatto inorridire un magistrato esemplare ed eroico come Bruno Caccia. Sull’Ordine dei giornalisti che si tutela ancora una volta in modo corporativo, non mi esprimo perché chi non capisce che un precetto costituzionale come la presunzione di innocenza ha la precedenza su tutto, davvero manifesta limiti vistosi.