La libertà di pensiero – Via anche il monumento a Carlo Felice – Gad Lerner e Montanelli – Il Conte Cremonte Pastorello – Il nuovo Calenda
La libertà di pensiero
La CEI si pronuncia contro una legge specifica che colpisca l’omofobia e la transfobia. Esiste (ed avanza) la Legge Mancino perché nei divieti al diritto di esprimere le proprie opinioni si deve andare con i piedi di piombo Già la Legge Mancino per alcuni aspetti e’ eccessiva. L’articolo 21 della Costituzione non non pone limiti alla libera espressione del proprio pensiero. Il reato di opinione è proprio dei regimi autoritari e totalitari. La CEI giustamente paventa il pericolo che si possa considerare reato dichiarare di credere che la famiglia si fondi sul matrimonio tra uomo e donna e che i figli debbano vivere in quella realtà che è la famiglia naturale di cui parla la Costituzione. La “lobby Gay” ha un forte ascendente nel Parlamento e tutti più o meno le obbediscono supinamente. Anche il Sindaco Piero Fassino andò al Gay Pride, pur trovandosi a disagio, come si notò in una celebre fotografia scattata in quell’occasione. I comunisti, a partire da Togliatti, non erano teneri con i “pederasti”, per usare il termine con cui Togliatti definì lo scrittore Gide. Sia chiaro, a letto ciascuno fa ciò che ritiene meglio, ma nessuno può pretendere di porre dei limiti alla libera espressione del pensiero. La presa di posizione della CEI è coerente con il pensiero laico della libertà. Forse abbiamo proprio perso il senso delle proporzioni.
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Via anche il monumento a Carlo Felice
A Cagliari vogliono eliminare anche il monumento a Carlo Felice vice re di Sardegna prima di diventare re all’abdicazione di Vittorio Emanuele I. Non fu un re simpatico, fu l’espressione del clima della Restaurazione e dell’antico regime. Fu molto duro nel reprimere le rivolte. Ma non fu, come afferma un certo Carneade sardo di nome Casula, un sanguinario e un razzista. Era un uomo anche capace di generosità e fu anche sensibile alla cultura. Si deve a lui il Museo Egizio di Torino. Fu un teorico rigoroso dell’assolutismo, come lo furono i regnanti della Restaurazione che vedevano la Costituzione come un cedimento impensabile è imperdonabile persino davanti a Dio da cui derivava il potere. Infatti Carlo Felice sconfesò subito Carlo Alberto nel marzo 1821 quando scoppiarono i moti carbonari. Regnò dieci anni e fece anche cose positive proprio per la Sardegna e limitò anche il potere della Chiesa. Perché rimuovere il suo monumento a Cagliari ? Credo per far parlare di se’ in un momento in cui sono tornati di moda gli iconoclasti . I sardi non si dimentichino del loro legame storico con la Dinastia sabauda e dell’Inno Sardo: “Conservet Deus su Re” che tanti sardi cantavano e cantano con orgoglio.
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Gad Lerner e Montanelli
Chi è Lerner per giudicare Montanelli e la sua statua a Milano? E’ un ex militante di Lotta Continua e un ex direttore di Tg che dovette dimettersi per uno scabroso servizio che toccava la pedofilia. Non si perdona a Montanelli un episodio durante la guerra d’Africa del 35, come ricorda Simonetta Chierici, ma nessuno più ricorda la lettera di Bobbio al Duce scritta anch’essa nel 1935. Bobbio era più vecchio di un anno rispetto a Montanelli. A Scanzi Lerner appare un maestro di giornalismo soprattutto da quando è approdato al “Fatto”. In effetti Lerner è un personaggio dai toni talvolta faziosi e arroganti. Basta ricordare certe sue trasmissioni televisive che facevano del linciaggio il loro fine. I maestri di giornalismo sono altri, in primis Montanelli del quale i ” Sentinelli ” antifascisti e laici di Milano vogliono eliminare la statua posta nel luogo dove venne ferito dalle BR. L’ imbrattamento della statua di Montanelli rivela il calibro dei suoi detrattori. Imbrattare con la vernice rossa e’ un messaggio di intimidazione e di oltraggio che ben si combina con gli insulti di Lerner e che certifica il segno dell’intolleranza che sta montando.
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Il Conte Cremonte Pastorello
E’ mancato Alessandro Cremonte Pastorello, già Presidente dei Cittadini dell’ Ordine, un istituto di sorveglianza notturna tra i più noti. Lo conobbi tantissimi anni fa a cena a Sanremo perché mio zio, proprietario dell’Argus, partecipò con lui ad un raduno dei proprietari di aziende che curavano la sicurezza privata, allora in piena espansione. Tanti anni dopo mi invitò a una cena con il Duca Amedeo d’Aosta di cui divenne successivamente un entusiastico sostenitore contro Vittorio Emanuele. Fu una cena durante la quale mi resi conto della modestia culturale del Duca esaltato acriticamente da un piccolo storico saluzzese che si è creato niente meno che una consulta dei senatori del Regno a sua misura. È stato un uomo capace e intraprendente negli affari ed anche molto ambizioso. Le onorificenze esibite nel necrologio lo dimostrano. Ho letto con stupore in un suo ricordo che la sua nobiltà derivava da secoli di storia. Invece è una nobiltà acquisita molto di recente e quindi neppure riconosciuta anagraficamente come prevede la legge. Strane esagerazioni apologetiche post mortem che forse neppure il Cav. Cremonte Pastorello avrebbe gradito.
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Il nuovo Calenda
Conobbi Calenda quando lavorava per Luca di Montezemolo in Confindustria. Era molto formale e ingessato. E così rimase anche quand’era ministro. L’ho rivisto ieri in una intervista televisiva totalmente cambiato. Si è presentato in maglietta smanicata ed ha parlato con un forte accento romanesco che non gli avevo mai sentito. E si èanche lasciare andare ad esclamazioni e insulti volgari del tutto estranei al Calenda precedenti. Ha avuto subito i complimenti di Scanzi. Anche Calenda si sta adattando al linguaggio e alla mancanza di stile corrente. Solo Capezzone indossa giacca e cravatta e si esprimere in corretto e fluido italiano. Un segno dei tempi.
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