Gennaio 2018- Pagina 3

Matteo, il rospo e lo scorpione

STORIE DI CITTA’ di Patrizio Tosetto
A Matteo Renzi non interessa più di tanto vincere queste elezioni .Tanto, quasi sicuramente non farà il Presidente del Consiglio. Si pensava che volesse pensare solo ai suoi, ma è  limitante. Sta pensando solo ai suoi di stretta osservanza. Insomma ai suoi che l’hanno appoggiato dalla prima ora. Sicuramente è  molto ingeneroso. Piero Fassino costretto ad emigrare a Ferrara. Piacevolissima città carica di storia e cultura ma decisamente meno importante.  Non solo, ma anche fassiniane doc come la De Meo fuori dalla lista. Ed in questo caso non ha fatto tutto da solo. Gariglio non pago del seggio sicuro ha  colpito duro. Con Mimmo Caretta che si è voltato dall’altra parte appagato della candidatura di Mauro Laus, che scatenerà i dipendenti  della Sua coop Rear all’assalto di Roma e tanti  lucani finalmente pronti per la rivincita sui torinesi. Eppure il Piero nazionale ce l’aveva messa tutta per salvare capra e cavoli. Dopo la sconfitta referendaria il segretario Pd era nello sconforto più totale. Una occasione irripetibile…In tandem con Franceschini il Fiorentino ha accettato ed è cominciato il declino di chi non era fiorentino o non vantava amici di lunga data fiorentini anche loro. Ma si sa che in politica a nulla vale la riconoscenza. Ed il nostro ci fa ricordare la fiaba di Esopo sulla rana e lo scorpione. Il primo chiede ad una esitante rana di aiutarlo nell’attraversare lo stagno. Tu mi ucciderai. Ma scusa  – dice  lo scorpione –  morirei anche io, e la convince. A metà dello stagno non resiste e la punge  Stranita, ha la forza di chiedergli: perché moriamo tutti e due? Sì,  ècurioso, è vero, ma sono nato così. E Renzi è così. Poi a complicare le cose arrivano quelli di Articolo uno. Fanno i dispetti e candidano Corgiat a Settimo e  Placido in borgo Vittoria. Placido è famoso per  andare a cercare i voti uno per uno. In questo caso tra i due litiganti magari il terzo gode e Bragantini e Pentenero sono sicuramente preoccupate. Il massimo rimane comunque Barriera di Milano dove il pd ha perso il primato elettorale contro i cinque stelle Che fa per recuperare? Candida Silvia Manzi, radicale che forse non sa nemmeno dov’è ubicato il quartiere. Viceversa ringrazia Stefano Esposito che piallera’ il garantito Giorgio Airaudo. Sempre se faranno il quorum. Nell’aiutare i renziani arrivano i Potere al Popolo sempre pronti a disperdere il voto. Loro mi ricordano i sessantottini Servire il Popolo, finanziati dai comunisti albanesi, loro che sfilavano vestiti tutti uguali.  Al di là di come andrà il voto Matteo Renzi ha preso con una fava due piccioni. Ha sciolto il partito di cui è segretario senza congresso e sta fondando un partito senza congresso di cui lui è Leader Maximo. Con una linea politica e filosofica: il renzismo. Umberto d’Ottavio candidato a Collegno e favorito rivendica orgogliosamente di essere di sinistra e di lavorare  e per il territorio che l’ha eletto. Umberto, nessun dubbio che tu abbia ragione. Ma forti dubbi che il Partito che ti appartiene lo sia ancora, di sinistra. Nel mentre incontro tante  persone che mi dicono che  non voteranno. Possibile che in 34 giorni qualcosa cambi, ma ne dubito.

Bere il territorio, vino e letteratura

L’Associazione Go Wine propone a Torino l’ormai tradizionale evento dedicato al Concorso Letterario Nazionale “Bere il Territorio” e a tutti coloro che hanno contribuito a rendere l’iniziativa un punto di riferimento per i giovani appassionati al mondo del vino e della scrittura

Programma: Ore 17.00: Apertura della serata con il banco d’assaggio riservato a professionisti del settore e giornalisti Ore 18.30: Incontro con Luigi Moio e Gianni Mura, intervistati da Bruno Quaranta (La Stampa-Tuttolibri) e Massimo Corrado, consegna del premio speciale “Vino d’Autore”
Ore 19.15 – 22.00: Banco d’assaggio e degustazione

L’Associazione Go Wine propone a Torino l’ormai tradizionale evento dedicato al Concorso Letterario Nazionale “Bere il Territorio” e a tutti coloro che hanno contribuito a rendere l’iniziativa un punto di riferimento per i giovani appassionati al mondo del vino e della scrittura.
Durante la serata verrà consegnato il premio speciale “Vino d’Autore” al professore Luigi Moio e al giornalista Gianni Mura, vincitori di questa edizione: alle ore 18.30 saranno intervistati dal giornalista Bruno Quaranta, del quotidiano La Stampa-Tuttolibri e da Massimo Corrado, presidente dell’associazione Go Wine.
A seguire, un interessante banco d’assaggio durante il quale sarà possibile degustare la selezione dei vini delle aziende italiane che compongono il comitato sostenitore del concorso e di quelle che sostengono il progetto culturale durante lo specifico evento di Torino.

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Al banco d’assaggio aziende e vini di: 
Bolmida Silvano – Monforte d’Alba (Cn); Cà del Bric – Montaldo Bormida (Al);
Ca ed Curen 
– Mango (Cn); Cantina Sociale di Castagnole Monferrato (At);
Cantine del Notaio 
– Rionero in Vulture (Pz); Caggiano Antonio – Taurasi (Av); 
Cascina Gentile 
– Capriata d’Orba (Al); Marisa Cuomo – Furore (Sa), 
Filippa Clario & Figli 
– Castiglione Tinella (Cn); 
Lano Gianluigi 
– Alba (Cn); Le Strie – Teglio (So); 
Orsolani –
 San Giorgio Canavese (To); Radicirpine – Partenopoli (Av); 
Ricchi F.lli Stefanoni 
– Monzambano (Mn); Torre Varano – Torrecuso (Bn); 
Vigneti Valle Roncati 
– Briona (No).
ed inoltre.. selezione di vini delle Regioni:  Toscana, Veneto e Friuli Venezia Giulia.

Conclude la degustazione: Antica Distilleria Sibona – Piobesi d’Alba (Cn).

Partner      

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GIOVEDÌ 1 FEBBRAIO 2018
Torino – Starhotels Majestic **** – Corso Vittorio Emanuele, 54

“BERE IL TERRITORIO”
Serata di presentazione e degustazione

Consegna del Premio Speciale “Vino d’Autore” a
Luigi Moio e Gianni Mura 

Il costo della degustazione è di € 18,00 (€ 12,00 Soci Go Wine – € 15,00 altre associazioni di settore). L’ingresso sarà gratuito per coloro che decideranno di associarsi a Go Wine direttamente al banco accredito della serata (benefit non valido per i soci familiari). L’iscrizione sarà valevole fino al 31 dicembre 2018.

ATTENZIONE: 
Per una migliore accoglienza è consigliabile confermare la presenza alla serata all’Associazione Go Wine, telefonando al n° 0173/364631 oppure inviando un’e-mail a stampa.eventi@gowinet.it entro le ore 12.00 di giovedì 1 febbraio p.v.

Richard Strauss, festival e mostra

Richard Strauss e l’Italia. Questo il titolo della mostra inaugurata il 2 febbraio scorso e aperta fino al 17 marzo presso l’Auditorium Vivaldi, annesso alla Biblioteca Nazionale Universitaria, nella centrale piazza Carlo Alberto.

Curata dal musicologo Giangiorgio Satriani, l’esposizione propone oltre 150 tra documenti e oggetti d’epoca, per lo più provenienti dall’archivio della famiglia Strauss e per la prima volta esposti in Italia. Il rapporto tra il compositore e l’ Italia fu molto intenso; nell’arte come nella vita privata, tale rapporto attraversò l’intera esistenza del compositore e interesso’ più ambiti, dai viaggi di piacere a quelli di lavoro, dalle relazioni con il mondo culturale a quelle con l’entourage politico italiano. L’autore diresse la prima italiana della Salome’ proprio al teatro Regio di Torino, poco prima del Natale 1906. Sino ad allora l’opera non era stata mai rappresentata fuori dei Paesi di lingua tedesca. Riattribui’ inoltre il carattere di prova generale (e non di prima italiana) alla recita che Arturo Toscanini decise di eseguire della stessa Salome’ al Teatro alla Scala di Milano e che fu considerata da Strauss come uno sgarbo, avendo La Scala programmato l’esecuzione dell’opera soltanto dopo la direzione di Strauss a Torino.

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Proprio il capoluogo sabaudo poté vantare anche la presenza del compositore sul podio, in veste di direttore d’orchestra, anche nella direzione dell’opera “Ariadne auf Naxos”. La Salome’, tratta dall’opera di Oscar Wilde, causa di numerosi scandali, consacrò comunque Strauss come compositore per il teatro. Nel programma di questo Festival, oltre alla sua messa in scena in forma scenica al teatro Regio, la Salome’ sarà al centro di alcuni incontri, di un convegno internazionale, di tre pellicole cinematografiche basate sul medesimo soggetto e di un nuovo spettacolo di prosa. Altre opere si potranno ammirare in video, accanto ad omaggi al repertorio barocco francese, che fu oggetto di curiose e interessanti trascrizioni da parte di Strauss. Trenta istituzioni sono coinvolte nelle tre settimane di Festival dedicato a Strauss, fondamentale, anche se controverso, protagonista della storia musicale europea, nativo di Monaco di Baviera. Il festival di Strauss segue quelli dedicati ad Alfredo Casella, nel 2016, e, lo scorso anno, ad Antonio Vivaldi, di cui si conservano preziosi manoscritti nella Biblioteca Nazionale di Torino. Sono in programma trenta incontri e cinquanta concerti, tra musica sinfonica, da camera e vocale, in parte gratuiti, di cui alcuni verranno eseguiti al Conservatorio Giuseppe Verdi e all’ Auditorium Vivaldi.

 

Mara Martellotta

Cambio del Comandante per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’ Esercito

Venerdì 2 febbraio 2018 alle ore 10.30, presso il Cortile d’Onore di Palazzo Arsenale (via Arsenale n° 22) a Torino, avrà luogo la cerimonia di avvicendamento del Comandante per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito. Il Generale di Corpo d’Armata Claudio Berto cederà il comando al Generale di Divisione Giovanni Fungo. La cerimonia avverrà alla presenza del Comandante per la Formazione, Specializzazione e Dottrina dell’Esercito, Generale di Corpo d’Armata Pietro Serino, delle massime autorità civili, religiose e militari del territorio. Il Generale Claudio Berto, torinese, indossa la stelletta di ufficiale nel 1979. Comandante del battaglione alpini “Susa”, del 9° reggimento alpini a L’Aquila, del Centro Addestramento Alpino di Aosta, della Brigata Alpina Taurinense, della Regione Militare Nord, Capo del V Reparto Affari Generali dello Stato Maggiore dell’Esercito e dal 18 febbraio 2015 Comandante del Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’ Esercito, ha servito in Bosnia Erzegovina, Kosovo e Afghanistan. Dall’8 febbraio sarà il 64^ Comandante delle Truppe Alpine a Bolzano. Il Generale Giovanni Fungo, anche lui torinese, è nominato Sottotenente di Cavalleria nel 1981. Comandante del 1° Gruppo Squadroni del Reggimento “Cavalleggeri Guide” (19°), del Raggruppamento Addestrativo RSTA,  della Brigata di Cavalleria “Pozzuolo del Friuli”, Capo Ufficio Pubblica Informazione dello Stato Maggiore dell’Esercito, Vice Comandante per la Formazione dell’ Esercito, Capo di Stato Maggiore del Comando di Reazione Rapida della NATO, Comandante del II Reparto Informazioni e Sicurezza dello Stato Maggiore della Difesa, da settembre 2016 a novembre 2017, ha guidato la missione Nato in Kosovo. Ha prestato servizio in Afghanistan, Gran Bretagna e  Stati Uniti.Il Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione presiede alla formazione di base e avanzata del personale appartenente ai diversi ruoli e categorie della Forza Armata. Ha alle proprie dipendenze l’Accademia Militare di Modena, la Scuola Sottufficiali dell’Esercito di Viterbo, le Scuole militari “Nunziatella” di Napoli e “Teuliè” di Milano, la Scuola Lingue Estere dell’Esercito di Perugia ed il Centro Studi Post Conflict Operations di Torino. Durante il periodo di comando del Gen. Berto sono stati consolidati numerosi progetti e conseguiti nuovi traguardi. Tra questi la crescente internazionalizzazione degli studi, la sempre più proficua sinergia e osmosi culturale con gli atenei torinesi e con analoghe realtà accademiche italiane e scientifiche europee. Mille gli studenti italiani e stranieri, fra i quali duecento civili, che frequentano ogni anno i corsi presso la sola Scuola di Applicazione. Da febbraio 2015 ad oggi sono state conferite 235 lauree triennali e 257 specialistiche in Scienze Strategiche.

2° posto per l’Italia al Torneo internazionale di para ice hockey

 

Torino sempre più “Capitale dello Sport” e sempre più disponibile ad accogliere eventi sportivi, di qualsiasi disciplina. Il torneo di Torino, primo appuntamento del 2018 per il para ice hockey, è una tappa importante di avvicinamento ai Giochi Paralimpici di Pyeonchang in programma dal 9 al 18 marzo, dove l’Italia sarà chiamata a confermare il buon livello di gioco raggiunto.

 

Anche per quest’anno, la settima edizione del Torneo internazionale di para ice hockey si è conclusa con successo e con un iridato secondo posto per l’Italia. Per il CT della nazionale, Massimo Da Rin, la manifestazione è stata “un test importante in vista delle Paralimpiadi perché ci permette di confrontarci con alcune nazionali forti e quindi di misurare il nostro e il loro valore. Inoltre giocare diversi incontri in pochi giorni è un ottimo allenamento per le manifestazioni più importanti, dove c’è poco tempo per recuperare tra un match e l’altro. Sono contento per il rendimento della squadra ed il roster è ormai completo e profondo – un aspetto fondamentale nelle competizioni più lunghe come le Paralimpiadi – e sempre più rodato. I ragazzi entrati in nazionale nelle ultime stagioni sono cresciuti e si sono integrati bene nel gruppo storico.”.

Il torneo, che consiste in un quadrangolare tra nazionali di para ice hockey, ha visto la partecipazione degli Stati Uniti, già vicecampioni ai mondiali della scorsa primavera in Corea a Gangneung e medaglia d’oro alle ultime Paralimpiadi di Solchi nel 2014, della Norvegia vincitrice della prima edizione del Torneo nel 2011 e del Giappone, nazionale fresca di qualificazione alle prossime Paralimpiadi e grande assente al Torneo sotto la mole negli ultimi anni. Quarta nazionale, l’Italia, già argento europeo nel 2016 e quinta agli ultimi mondiali, che schiererà giocatori ormai molto affiatati ed esperti che militano nelle tre squadre del campionato italiano, tra cui anche la squadra torinese Sportdipiù Tori Seduti Torino.

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Il Torneo, organizzato ancora una volta dall’associazione Sportdipiù, con il patrocinio di CIP – Comitato Italiano Paralimpico, Esercito, Regione Piemonte, Comune e Area Metropolitana di Torino, si è aperto con la fase a girone del “tutti contro tutti” per, poi, giungere alle fasi finali per l’assegnazione del trofeo, disputate nella mattinata di sabato. Nella prima giornata l’Italia ha affrontato subito gli Stati Uniti, squadra più forte e favorita per la vittoria finale, riuscendo a tenere il ritmo degli avversari nel primo periodo, ma soccombendo poi nel secondo e terzo. Risultato finale 6 a 0 (1-0, 3-0, 2-0 i parziali) per gli americani. Nella seconda giornata, contro la Norvegia, l’Italia è stata concreta e scintillante vincendo 7 a 2, dopo un primo tempo ben equilibrato e comandando nel secondo per poi dilagare nel terzo periodo. Nella terza giornata, l’Italia ha confermato il suo ottimo stato imponendosi sul Giappone 3 a 1, seppure in alcuni giocatori siano comparsi i primi segni di stanchezza dopo due partite consecutive.Al termine della fase a gironi, prima assoluta è stata la nazionale americana (8-0 contro il Giappone e contro la Norvegia), l’Italia seconda con 6 punti, terza con 3 punti la Norvegia e ultimo il Giappone risultato sempre sconfitto.

Di fronte ad un palazzetto gremito di un centinaio di giovani delle scuole torinesi, venerdì si sono disputate le semifinali. Italia contro Norvegia e Stati Uniti contro Giappone. L’Italia, guidata dal suo esperto capitano Gianluca Cavaliere, ha sconfitto la formazione scandinava 4 a 3 ai tempi supplementari (parziali 1-1 0-1 2-1 1-0). La partita è stata equilibrata, avvincente e giocata in un crescendo di emozioni, con la nazionale italiana che per tre volte si è trovata in svantaggio e che per tre volte è riuscita a pareggiare (in occasione del 3-3, peraltro, in inferiorità numerica). Decisivo è stato il golden gol di Sandro Kalegaris, segnato dopo 49 secondi dell’over time. Nell’altra semifinale gli Stati Uniti hanno battuto facilmente il Giappone per 9 a 0 (parziali 6-0 3-0 0-0). L’Italia è dunque giunta in finale per il primo/secondo posto contro gli Stati Uniti. Sabato mattina le due formazioni sono scese in campo pronte a dare il meglio ed a giocare fino all’ultimo secondo. Purtroppo, però, la nazionale americana si è confermata ancora una volta squadra troppo forte e ben superiore rispetto a quella italiana. Americani più cinici e pronti a sfruttare al massimo ogni spazio concesso dalla difesa italiana e troppo veloci nelle conclusioni (25 a 4 il conto finale dei tiri in porta). L’incontro si è concluso 6 a 0 per gli americani che hanno, così, vinto la settima edizione del Torneo senza neppure subire un goal. Nella finale per il terzo/quarto posto la Norvegia si è imposta sul Giappone 6 a 1 (3-0, 2-1, 1-0 i parziali). Ma come è stato sottolineato prima dal CT Da Rin e dopo dal capitano Cavaliere, la finale contro gli Stati Uniti è stato un importante banco di prova in vista dei Giochi Paralimpici. “Per noi è ottimo aver giocato due volte in pochi giorni contro gli Stati Uniti,” – ha dichiarato a fine partita il capitano azzurro – “sono una squadra di altissimo livello che ci spinge al limite delle nostre possibilità specialmente in fase difensiva. Nella sfida della prima giornata abbiamo approcciato il match nel modo giusto e perso poi terreno nel secondo e nel terzo periodo. Oggi è successo il contrario, forse ci è mancata un po’ di convinzione all’inizio ma con il passare dei minuti siamo definitivamente entrati in partita. In vista dei Giochi penso che la squadra sia sostanzialmente a posto; in queste settimane aggiusteremo qualcosa, allenandoci nelle nostre squadre di club, con la nazionale nel raduno di metà febbraio e nei giorni prima del debutto alle Paralimpiadi, nei quali disputeremo anche un’amichevole”.

Nota molta positiva di cui Torino può essere fiera è stata la premiazione del torinese Gabriele Araudo, premiato come miglior portiere del Torneo. Alla finalissima erano poresenti anche gli Assessori allo Sport della Regione Piemonte e della Città di Torino; l’assessore comunale, Roberto Finardi, ha voluto commentare l’ottima prestazione della nostra nazionale con queste parole: “Il Torneo Internazionale di para ice hockey si è confermato di livello tecnico molto elevato, con il fiore all’occhiello di una nazionale come gli Stati Uniti che rappresenta l’élite mondiale della disciplina. Come preventivato l’Italia ha faticato un po’ nel confronto con gli americani ma ha giocato alla grande nelle altre sfide, mostrando buona forma in vista dei Giochi e anche una crescita tecnica importante rispetto al passato. Penso che questi due elementi siano un importante stimolo per continuare a migliorare. Sono contento anche per il tanto pubblico che oggi e nei giorni scorsi ha assistito alle partite degli azzurri, con più spettatori rispetto agli anni passati. L’augurio è di ritrovarci qui nella prossima stagione per un nuovo Torneo Internazionale; ma nel mentre vorrei augurare un grande ‘in bocca al lupo’ alla nostra nazionale, affinché possa tornare dai Giochi con un risultato importante”.

 

Manuela Savini

Foto di Gabriele Merlin e di Tonello Abbozzi.

I candidati di M5S

Questi i candidati del Movimento 5 Stelle nei collegi uninominali di Torino e provincia

 

Senato

Giuseppe Masciari- Settimo Torinese

Marco Scibona – Moncalieri

Elisa Pirro -Torino 2 Collegno

Mastruzzo Giuseppe- Torino 1

 

Camera dei Deputati

Torino 1 Paolo Turati

Torino 2 Domenico Fioravanti

Torino 3 Paolo Biancone

Torino 4 Alberto Sasso

Collegno Celeste D’Arrand

Valentina Pretato Ivrea

Rosario Fondacaro Settimo Torinese

Roberta Cavuoti-Moncalieri

Franco Trivero – Pinerolo

UBROKER: “A TORINO, CON LE BOLLETTE AZZERATE, REGALIAMO PASTA ALLA MENSA DEI POVERI”

Il 31 Gennaio alle ore 10.30 in Via Belfiore 12, “in memoria di San Giovanni Bosco, campione di carità e fede cristiana

Quando le bollette danno gioia. E, soprattutto, dispensano sorrisi – anziché arrabbiature, come di consueto – aiutando il prossimo.  E’ quanto, grazie a ‘uBroker Srl’, accadrà Mercoledì 31 Gennaio alle ore 10.30, presso la ‘Mensa dei Poveri’ a Torino, in Via Belfiore 12, proprio nel giorno in cui, nel lontano 1888, saliva alla gloria degli altari San Giovanni Bosco.

Già, perché con il denaro fatto risparmiare ai consumatori italiani che oggi fruiscono gratuitamente di luce, gas, energia elettrica, telefonia e servizi internet, è possibile fare del bene. Come? Aderendo a ‘ZERO’ (www.scelgozero.it), il primo social utility network della storia in grado di azzerare le bollette. Canone Rai, Iva e accise comprese. Dettagli di spesa che, da voci di costo, si trasformano in voci di sconto. Per la gioia delle tasche di privati e PMI, finalmente liberi dal cosiddetto ‘incubo-salasso-bollette”.  Un’idea geniale, sensazionale e rivoluzionaria al tempo stesso, che ha trasformato in gioie gli abituali dolori connessi ai cosiddetti ‘consumi primari’. E’ nata dall’estro creativo dell’ingegnere biomedico e informatico Cristiano Bilucaglia, già eletto ‘Imprenditore dell’Anno’ nel 2015, pluripremiato da consumatori e imprenditori per via di una carriera professionale tutta tesa alla creazione di progetti di business legati al concetto di ‘sharing economy’, l’economia della condivisione propriamente detta, essendo anche il padre dell’EuroCredito, dal 2009 a oggi la prima moneta complementare italiana nata anch’essa proprio a Torino – come ‘ZERO’ – poco dopo lo scoppio della crisi di liquidità del 2008.

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Fare impresa, oltre che distribuire benessere e ricchezza sul territorio, vuol dire anche rinvestire parte degli utili maturati a favore degli ultimi, se vogliamo che il Paese riparta davvero, ritrovando i suoi valori fondanti e fondamentali“, dichiara Cristiano Bilucaglia, Presidente di ‘uBroker Srl’, (Multiutilities Compay ideatrice di ‘ZERO’, www.ubroker.it), che in soli 36 mesi è cresciuta del 300% annuo, erogando in bolletta, nel medesimo periodo, ben oltre 2 milioni di euro di sconti reali.  Motivo per cui abbiamo fatto produrre dallo storico ‘Pastificio Agricolo Mancini’, nelle Marche, una fornitura di pasta artigianale atta a sfamare 1.000 poveri. La pasta, come il grano, richiamano il lavoro e le Sacre Scritture. Abbiamo scelto di affidarci a una PMI del Centro Italia, come segno concreto di comunione e unità con il cuore del Paese, in un momento così difficile della nostra storia nazionale“. Pasta che “Siamo lieti di donare, proprio nel giorno dedicato a San Giovanni Bosco – grande Santo Sociale piemontese amato in tutto il mondo – alla ‘Mensa dei Poveri’ di Via Belfiore 12 a Torino, fondata dal sacerdote cottolenghino Don Adriano Gennari, animatore dell’Associazione di Volontariato ‘Cenacolo Eucaristico della Trasfigurazione Onlus’ volta all’aiuto di poveri, malati, sofferenti ed emarginati“.  Aggiunge Bilucaglia: “Sono venuto a conoscenza di questa splendida realtà caritatevole leggendo sui giornali dell’Arcivescovo di Torino, Monsignor Cesare Nosiglia, intento a servire pasti ai poveri insieme ai volontari. Oggi, con gioia, posso dare anch’io il mio contributo, come imprenditore cattolico, a questa nobile opera della Divina Provvidenza fiorita proprio nella città che ha dato all’Italia i grandi Santi Sociali come anche San Giuseppe Benedetto Cottolengo, San Giuseppe Cafasso e tutti gli altri campioni di fede e carità nati sotto la Mole tra ‘800 e ‘900“, conclude entusiasta.

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E’ bello scoprire continuamente le vie infinite della carità cristiana, che muove gli animi producendo opere di bontà“, dichiara soddisfatto Don Adriano Gennari. “Proprio come ai tempi dei Santi Sociali, gli imprenditori cattolici torinesi continuano a sostenere, con il frutto del proprio onesto e prezioso lavoro, l’aiuto giornaliero ai più bisognosi. Ringrazio di vero cuore l’Ingegner Cristiano Bilucaglia e il suo Team di Aziende per l’attenzione amorevole riservata ai poveri del ‘Cenacolo Eucaristico della Trasfigurazione Onlus“, conclude il prelato. Cristiano Bilucaglia, uomo di grande sensibilità e altrettanto eclettismo imprenditoriale, è già noto per aver dato vita a importanti opere di mecenatismo sul territorio torinese. A cominciare dalla donazione del Busto Votivo alla Memoria del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa (inaugurato il 3 settembre 2013, nel trentennale della scomparsa del noto uomo di Stato, nell’omonimo Parco cittadino, già sede dello storico ospedale psichiatrico), intitolato ‘La Fiamma della Memoria’ e realizzato quale prima opera pubblica dal giovane scultore torinese Francesco Marinaro. Nella Santa Pasqua del 2013, invece, Cristiano Bilucaglia ha donato 130 uova di cioccolato – realizzate senza denaro, in baratto fra imprese – ai bambini dell’Oratorio Salesiano ‘San Luigi’, il secondo fondato da Don Bosco nel cuore di Torino, dopo quello di Valdocco, in cui ebbe inizio la sua straordinaria opera religiosa. Nell’estate del 2013, invece, ha realizzato il ‘Barter Tour’ con protagonista il celebre cantautore Andrea Mingardi e la The RossoBlues Brothers Band (affermata big band di ben 20 elementi scelti tra i migliori musicisti turnisti italiani), il primo tour italiano realizzato senza denaro (in moneta complementare e in baratto fra imprese), regalando concerti ai Comuni che non avevano in bilancio budget per gli spettacoli estivi, primi fra tutti quelli dell’Emilia Romagna, colpiti dal sisma del 2012. E il Comune di Torino, cornice dello storico concerto il 4 luglio 2013 nella suggestiva Piazza San Carlo, con ospite a sorpresa l’attore Daniel McVicar, il famoso interprete di Clarke Garrison della soap opera americana ‘Beautiful’, che ha duettato a sorpresa con Andrea Mingardi.

 

La storia di una città non si affronta con le censure postume

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

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Il Sindaco-magistrato  di Napoli Luigi de Magistris  intende eliminare dalla  toponomastica partenopea il nome di Vittorio Emanuele III. E’ una scelta sicuramente dettata o almeno indotta dal ritorno della sua salma in Italia e dalle proteste suscitate dal  suo ritorno. Abbiamo più volte evidenziato il modo improvvisato e dilettantantesco di una traslazione non adeguatamente preparata. Il sindaco di Napoli aveva già avanzato la sua proposta prima delle polemiche di dicembre e gennaio,ma sicuramente le polemiche incandescenti suscitate e il processo al re imbastito a Roma ha ulteriormente rafforzato l’idea del sindaco  di Napoli.
L’aver concentrato tutto l’interesse sulle leggi razziali,definite recentemente razziste,ha impedito una riflessione storica di più ampio respiro. Le leggi razziali del fascismo vanno senza incertezze condannate perché in profondo,inequivocabile contrasto con i diritti fondamentali e irrinunciabili dell’uomo a cui,tra l’altro,era ispirato lo stesso Statuto di Carlo Alberto che garantiva parità di diritti agli ebrei che si integrarono pienamente nel regno di Sardegna prima e in quello d’Italia dopo.Gli stessi ebrei furono partecipi attivi del Risorgimento e della Grande Guerra  e molti di loro furono fascisti.Questa e’ la storia che le leggi razziali tentarono di cancellare.Le responsabilità del re Vittorio Emanuele sono un dato oggettivo che non si può disconoscere.Non vale  a questo proposito il discorso sciocco del vero promotore del ritorno della salma del re in Italia il quale sostiene che un re costituzionale avrebbe dovuto firmare leggi votate dal Parlamento perché nel 1938 in Italia non esisteva più un libero Parlamento.

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Ma scaricare sul solo sovrano la responsabilità di quelle leggi appare ingiusto sia perché finisce di ridurre le responsabilità stesse di Mussolini e del fascismo, sia perché ,ad esempio, nel Senato del Regno i senatori nominati durante l’età giolittiana non si opposero alle leggi razziali ,limitandosi a disertare i lavori del Senato. Le responsabilità di quelle leggi barbare sono di molti e non solo del re ,come sembrerebbe leggendo le polemiche che lo hanno riguardato e che mancano del necessario distacco storico. Quel re fu anche il re del suffragio universale, delle conquiste sociali e della legislazione sul lavoro nel quindicennio giolittiano. Non riconoscerlo appare storicamente sbagliato e profondamente ingiusto. Le recenti polemiche sul re hanno condotto ad un rinnovato interesse dell’opinione pubblica sul sovrano del tutto superficiale se e ‘ vero ,come e’ capitato  di ascoltare a chi scrive, che c’è stato chi ,visitatore occasionale del Museo centrale del Risorgimento al Vittoriano di Roma, si è detto sorpreso di vedere un busto del re nella sezione dedicata alla Grande Guerra .Quel signore ignorava il ruolo del re nella IV Guerra per l’indipendenza che concluse  il Risorgimento, condizionato dal fatto che di oltre 45 anni di regno si sia parlato solo delle leggi razziali che, certo, ripeto, vanno condannate senza se e senza ma. Il sindaco di Napoli non considera il fatto che l’intitolazione al terzo re di una via di Napoli non è un fatto casuale, ma da inserire nella storia della città . Non si possono, dimenticare tre fatti inoppugnabili : quel re era nato a Napoli   e  fu il primo principe di Napoli , i napoletani votarono al referendum del 2 giugno 1946 al 79,99% per la monarchia, ci fu un decennio tra gli anni 50 e 60  del secolo scorso in cui a governare la città’  fu un partito dichiaratamente monarchico . Poi il giudizio politico  su come governò e’ un altro discorso e  il giudizio storico sul sindaco Achille Lauro , per tanti versi anticipatore del partito personale della seconda repubblica, difficilmente potrebbe essere  anche solo parzialmente positivo. Ma il dato di fatto non discutibile e’ che i napoletani sono stati monarchici nella loro stragrande maggioranza . La storia di una città non si affronta con le censure postume.

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Totò ,ad esempio, che fu  fieramente nostalgico del re ,sicuramente non apprezzerebbe la scelta del sindaco de Magistris  che forse ignora che nel giugno 1946 subito , dopo il referendum istituzionale, tra gli undici morti in via Medina durante una manifestazione monarchica  ci fu anche la diciannovenne Ida Cavalieri che manifestava avvolta nel tricolore e che fu travolta barbaramente da un’ autoblindo della Celere. La Cavalieri era ebrea e monarchica. Così accadeva a Napoli che si liberò dai tedeschi già nel settembre 1943  durante le quattro giornate e che non conobbe quindi gli orrori della dominazione tedesca e repubblichina di Roma e del Nord Italia . Quegli undici caduti monarchici indussero sicuramente il re Umberto II ad affrettare la sua partenza da Roma per risparmiare all’Italia una seconda, sanguinosa guerra civile .Il referendum non fu una prova di democrazia e la Repubblica nacque nel peggiore dei modi possibili con un paese diviso a me. Il re Umberto II disse che le monarchie non potevano reggersi su esili maggioranze e ne trasse le conclusioni storiche,malgrado le ombre sul voto referendario. Non senza ragione ci fu chi, parlò di brogli e di irregolarità .Forse ce ne furono da ambedue le parti, ma è fuor di dubbio che al Nord la propaganda monarchica sia stata spesso impedita .Il clima avvelenato dalla guerra civile impedì un confronto secondo le regole della democrazia .A Napoli le cose andarono diversamente e quindi una via dedicata al re Vittorio ebbe una ragion d’essere perché i sentimenti della maggioranza dei napoletani era per la monarchia . Non riconoscerlo significa violentare la storia di Napoli. Nessun  sindaco comunista, da Valenti  a Bassolino, ebbe l’idea di cancellare quel nome. Sarebbe assai più opportuno che de Magistris si occupasse dei problemi di Napoli che, dopo otto anni di sindacatura, si sono aggravati. Napoli e’ una città abbandonata a se’ stessa e al degrado. Il disordine e la sporcizia regnano sovrane, forse persino più che a Roma. Lavorare per la città sarebbe il compito del suo sindaco che dovrebbe lasciare la storia agli storici. Magari potrebbe farsi promotore di una targa in via Benedetto Croce 12 sul palazzo Filomarino dove insegno ‘ Gian Battista Vico e visse Benedetto Croce, potrebbe onorare degnamente il centenario della nascita di Alda Croce che si è battuta per la tutela del centro storico di Napoli. Il sindaco de Magistris non può ignorare che proprio sul municipio di Napoli c’è una lapide che riporta le parole  di Vittorio Emanuele III tratte dal proclama del 24 maggio 1915  poste a fianco del bollettino della Vittoria di Armando Diaz del 4 novembre 1918.Proprio nel centenario della fine della Grande Guerra cancellare il nome del re soldato dalla toponomastica appare un gesto giacobino che offende la storia di Napoli.

Il periplo del lago d’Orta

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Il lago d’Orta, o Cusio, è davvero particolare. Un po’ strano, dolce e malinconico ma – quando è il caso – orgoglioso e aspro come l’uva che  orna le toppie di Nonio e Pettenasco. “Di origine vallivo-glaciale” , come dicono gli esperti,  si alimenta con le acque dei torrenti Pescone, Fiumetta, Qualba, Pellino, Plesna e Lagna. Gli altri non sono poi gran cosa, come il Rial Camin, anche se – quando s’arrabbiano – nelle notti d’ira e di tempesta, possono far danno e versar lacrime. Le acque, irridendo la logica e il principio di gravità, defluiscono a nord,  attraversando Omegna nella Nigoglia per poi, in sequenza, transitare nella Strona e nella Toce e, alla fine di un viaggio nemmeno tanto lungo, trovar sfogo nel più largo e profondo lago Maggiore.

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Infatti, il Cusio, è un lago piuttosto raccolto: non piccolo ma nemmeno invadente. Si trova mediamente a 290 metri sul livello del mare , ha una profondità massima di 143 metri nelle acque di fronte a Oira e misura 13 chilometri e mezzo di lunghezza e poco meno di uno e mezzo in larghezza. Questo suo fatto d’essere orientato in senso contrario al verso dei maggiori laghi italiani che si raccolgono ai piedi delle Alpi, con la testata a sud e lo sbocco a nord, lo pone in sintonia con chi ne abita le sponde ( o forse è lui stesso a influenzare i cusiani? Chi può dirlo..). Testardo e caparbio, pronto all’abbraccio e alle tenerezze di un innamorato, a volte s’adira fino al punto di diventare livido e scuro. Comunque, dite pure quello che vi pare: a chi vive sulle sue sponde piace così. Il suo bordo meridionale, dalle parti di Gozzano,  benché eretto solo poche decine di metri sopra la superficie del lago, è comunque in grado di proteggerlo dai negativi influssi del clima della pianura,  garantendo – soprattutto d’estate – quel refrigerio dall’afa padana che gli abitanti della bassa novarese, da Borgomanero in giù, possono vedere solo con il binocolo. Non a caso, quando la canicola estiva morde le risaie, sulla statale del lago d’Orta è un via vai di auto da far invidia a quei posti dove  improvvisamente appaiono, piangendo, madonne e santi sui muri. La sponda sud, si diceva, è situata nel territorio di Gozzano che, tra l’altro, ha un bel lido che molti nemmeno conoscono, e forse il bello sta anche in questo. Spostandoci verso nord , seguendo la serpentina di curve della “statale 229” ( ora regionale, con lo stesso numero) che sale e scende, costeggiando a sinistra  il lago e a destra ville e parchi, si passa da Imolo per raggiungere il bivio di Orta: a sinistra si va in paese, a destra si sale verso la frazione alta di Legro ( il paese dipinto, con le case che offrono alla vista i loro muri dove sono raffigurate scene da film famosi)  e, ancora più su, a Miasino, Ameno, Armeno , fino alla vetta del Mottarone.

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Proseguendo dritti  sulla statale si arriva a Pettenasco e alla Punta di Crabbia . L’altra sponda , quando cala la sera, si presenta piuttosto buia mentre di giorno i paesi della riva occidentale s’intravvedono l’uno sopra l’altro:  Pella, Ronco e Oira giù, a pelo dell’acqua; Alzo, sovrastata da Boleto e dalla rupe di granito bianco sulla quale sorge il santuario della Madonna del Sasso, e poi Cesara e Nonio a mezza montagna, con i campanili che svettano in lontananza sopra il verde dei boschi. Da Crabbia in poi la dolcezza del lago finisce  e il bel sorriso del Cusio, quello largo e aperto,  si piega in una smorfia. Le due sponde si guardano un po’ in cagnesco,strette fra ripide montagne: il Camisino e il monte delle Quarne ad ovest e il Mottarone ad est. Il lago sembra assottigliarsi , trasformandosi in un cuneo acuto che si conficca nel cuore di Omegna, infrangendosi contro i “pastori”, la saracinesche di largo Cobianchi che ne regolano il livello, governandone gli umori delle acque. Da Omegna si può proseguire il viaggio salendo da via Comoli fino all’incrocio “delle tre strade” e da lì imboccare il tracciato che percorre la sponda occidentale del lago, fiancheggiando il Montezuoli, attraversando Brolo, il paese dei gatti, e Nonio. La strada, imboccando una valle stretta e verde dove non si percepisce la presenza del lago ( a meno che, nel bel mezzo dell’abitato noniese,  non si scelga di svoltare e scendere a picco verso Oira, fino a lambirne le sponde)  porta a Cesara.

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Volendo si può salire, a sinistra,  verso le frazioni di Grassona e Egro, dove c’è un maestoso belvedere che schiude allo sguardo la prospettiva lacustre. Proseguendo diritti sulla strada, senza deviare verso Arola e la Colma, ci si riavvicina all’acqua del Cusio. Varrebbe la pena dello sforzo una rapida deviazione sulla dolce asperità del Monte San Giulio, godendosi il panorama, prima di incontrare Ventraggia e Alzo che, con Pella ( bella quasi come Orta, sul lago) e i “paesi di mezzo” come Artò, Centonara e Boleto ( che, insieme, appartengono alla municipalità di Madonna del Sasso) sono le terre degli scalpellini. Un po’ come Mergozzo – sull’omonimo lago – e Baveno, sul lago Maggiore, con le cave di granito. A lago c’è Ronco, gioiello di pietra. Da lì a San Maurizio d’Opaglio, con le sue industrie e le sue botteghe artigiane dove si  producono i rubinetti, il passo è breve e lo è ancor più da lì fino a Gozzano, tornando al punto di partenza di questo periplo attorno al lago.

Marco Travaglini

Attualità di Dante

La Divina Commedia contiene un messaggio di rinnovamento e di esortazione rivolto all’umanità , un viaggio escatologico alla ricerca della salvezza, per ritrovare la forma dell’umana felicità, operando a redimere il mondo che ” mal vive” , giunto ormai sull’orlo della rovina, per portarlo appunto  verso una redenzione individuale e sociale, morale e politica”.

L’incontro  è organizzato dall’associazione no profit “CROMIE, VIVERE A COLORI”

Saranno presenti: il regista Louis Nero, l’attore Diego Casale e l’attrice Diana Dell’Erba. Louis Nero, reduce dal successo internazionale del suo ultimo film “The broken Key”, è anche l’autore del film ” Il mistero di Dante”, interpretato dal Premio Oscar Murray Abrahams, di cui verranno proiettate alcune parti. Diana Dell’Erba, attrice e regista italiana, è una delle interpreti di entrambi i lavori del regista. A introdurre e guidare l’incontro sarà Helen Alterio, Prof.ssa di Lettere del Liceo Majorana di Moncalieri, nonché coautrice del lavoro teatrale ” E quindi uscimmo a riveder le stelle”. Al termine un dibattito fra il pubblico e un rinfresco.

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L’ingresso è libero ma occorre la prenotazione al 3382539740.

Il rinfresco è offerto da Cascina Gilli e dal Bar Colibrì di Via Cristoforo Colombo 2 Torino