Novembre 2017- Pagina 19

Con il bel tempo torna lo smog. Niente pioggia per almeno una settimana

Brevi  piogge in pianura  e nevicate sulle alpi, dopo il lungo periodo di siccità, di inquinamento e di caldo anomalo. Ora, però,  l’alta pressione torna sul nord-ovest per almeno una settimana durante la quale non si vedranno perturbazioni su Torino e sul Piemonte. Arpa segnala che domenica un’area di bassa pressione dal Nord Europa porterà per alcune ore aria più fredda sulla parte orientale, con vento di foehn sulle Alpi, in particolare sui settori nordoccidentali e settentrionali, con nevischio  sulle cime di confine di Pennine e Lepontine. L’anticiclone torna lunedì, con  zero termico  a quota 3.000. A partire da mercoledì o giovedì novembre la Smi (Società Meteorologica Italiana) prevede l’ingresso di aria  umida dal comparto atlantico e mediterraneo, sul bordo dell’alta pressione, con  graduale aumento della nuvolosità. Le minime notturne sono  in aumento, le massime diurne in calo, da 11-14 a 8-11. Il blocco del traffico a Torino verrà deciso in base alla situazione. Lunedì non ci sarà comunque essendo indetto lo sciopero dei mezzi pubblici.

La dolce morte. Papa Bergoglio dice la sua

Una recente presa di posizione di Papa Francesco sull’accanimento terapeutico ci riporta l’attenzione su una proposta di legge, da sempre ferma in Parlamento sulla “dolce morte”, l’eutanasia. La sortita del Papa può giovare. Sappiamo che ogni presa di posizione di Francesco è sofferta perché non ha il consenso unanime dei vescovi, anche di quelli che ha nominato. Se spesso la riconoscenza non c’è fra i comuni mortali, non è che nella Chiesa vada meglio e la guerra che gli fanno fa ritardare, talvolta, dichiarazioni che avrebbe espresso prima, ma anche esternare quelle che non avrebbe reso.

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Chi vi scrive ( l’intero giornale) è a favore del diritto alla vita, contrario alla pena capitale; ma per contro, è favorevole al diritto alla morte. Quando la dignità della vita, alla sopportazione del dolore, portano ad una sofferenza inenarrabile che non ci fa capire il disegno imperscrutabile divino che ammette tanto dolore nei confronti dei più deboli e sventurati, noi propendiamo per un’eccezione: la vita vegetale non è vita e non deve perciò essere tutelata. Seppur sia un argomento tanto dibattuto e da sempre in discussione alla Camera, sul tema dell’Eutanasia, si scontrano pareri discordanti, declinate con tante ipocrisie e posizioni di comodo. Tutti ( quelli della mia età) ricordano la vicenda toccante di Eluana Englaro. La richiesta della famiglia di interrompere l’alimentazione forzata, considerata un inutile accanimento terapeutico che scatenò un notevole dibattito sui temi legati alle questioni di fine vita. Dopo un lungo iter giudiziario, l’istanza fu accolta dalla magistratura per mancanza di possibilità di recupero della coscienza, ed in base alla volontà della ragazza, ricostruita tramite testimonianze. Recentemente una nuova sentenza della Suprema Corte è stata di parere diverso e sono state negate le attenuanti alla persona che ha ucciso la moglie con motivazioni legate alla sofferenza di lei. Questo conferma che la questione delle scelte di fine vita non possono essere risolte semplicemente attraverso una valutazione caso per caso.

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A dicembre ci sarà la commemorazione dell’undicesimo anniversario dalla morte di Piergiorgio Welby che decise di porre fine alle sue sofferenze. Malato di distrofia muscolare e all’epoca co-presidente dell’ALC, nel 2006, trasmise al Presidente della Repubblica Napolitano la richiesta di eutanasia. Dopo mesi di coinvolgimento del mondo scientifico e giuridico, Welby ottenne, legalmente, ciò che inizialmente gli era stato negato: l’aiuto di un medico per distaccare, senza soffrire, il respiratore. Il caso Welby fece maturare nel Paese il consenso alla libertà delle scelte di fine-vita e rappresentò un precedente giudiziario fondamentale per il diritto all’interruzione delle terapie.La sortita di Papa Francesco speriamo sia di ausilio per affrontare, a livello generale e non caso per caso, un argomento tanto spinoso, ma per il quale occorre arrivare ad una soluzione pacata ed equilibrata.

Tommaso Lo Russo

(foto: il Torinese)

 

Babbi Natale su due ruote

Non solo più in moto, non solo più a piedi, camminando o correndo: quest’anno al Raduno dei Babbi Natale, di fronte al Regina Margherita, sarà possibile arrivare anche in bicicletta, attraverso un percorso di 4 km, che partirà dal Centro e arriverà sulla piazza del Raduno. Un tour nelle vie della Città, per arrivare in Piazza Polonia, dove saranno allestite delle aree per il ricovero delle bici così da permettere ai “ciclisti” di partecipare attivamente alla festa per i bimbi del Regina Margherita. Da sabato 18 novembre, saranno disponibili i pettorali da bici per partecipare alla Biciclettata del Raduno. I pettorali saranno numerati progressivamente e andranno posizionati sulla propria bici e sono da conservare, perché, proprio durante il Raduno, saranno estratti due pettorali che riceveranno un premio da parte di OVS e EATALY, sostenitori della biciclettata.

A partire dal 18 novembre, sarà possibile ritirare i pettorali presso:

OVS di via Roma, angolo via CavourOVS di Grugliasco, presso Le Gru

OVS di Piazza Carducci

OVS di C.so Telesio, angolo C.so Francia

OVS di Piazza Santa Rita

Eataly Lingotto

Eataly Incontra Via Lagrange

Banchetti della Fondazione Forma

FIAB Torino Bici & Dintorni

Domenica 3 dicembre, IL PROGRAMMA:

Tutti i ciclisti che parteciperanno al Raduno, dovranno presentarsi in via Lagrange 3, Torino, di fronte a EATALY, a partire dalle ore 9.00 e tutti rigorosamente vestiti da Babbo Natale.

In attesa della partenza verso l’Ospedale Regina Margherita, “i ciclisti di Babbo Natale” potranno partecipare allo spettacolo di Bike Trial e Bmx di Oliver Rege e Luca Gioiello, accompagnato dal violino di Anna Maria De Simone. Alle 10.15, con la scorta della Polizia Municipale, ci sarà il fischio di partenza per il Regina Margherita attraverso il percorso cittadino.

Ancora PER CHI non avesse la bicicletta a disposizione, saranno possibili agevolazioni con TorinoBike.

L’elenco dei luoghi in cui è possibile trovare, a fronte di unna donazione, il vestito di Babbo Natale è disponibile sul sito: www.fondazioneforma.it

CERUTTI: “congedi parentali, una brutta figura per GTT”

 

«GTT trasformi una brutta figura in una buona occasione. La sentenza di appello del Tribunale di Torino che si esprime in favore delle lavoratrici e dei lavoratori che avevano denunciato come discriminatorio il comportamento dell’azienda nei confronti loro in relazione al trattamento economico nei congedi parentali, sia per GTT il punto di partenza per avviare nuove pratiche non discriminatorie e paritarie nei confronti dei propri dipendenti» – ha dichiarato Monica Cerutti, assessora alle Pari Opportunità della Regione Piemonte. A un anno di distanza dalla sentenza di primo grado arriva anche il pronunciamento del Tribunale di Torino in appello che respinge integralmente le richieste di GTT e la condanna a pagare quasi 20.000 euro complessivi di spese processuali. Viene dunque confermato il principio secondo il quale l’azienda non può decurtare il premio di risultato aziendale in caso di maternità, congedo parentale o permesso per malattia dei figli. «Già l’anno scorso la Giunta regionale si era mossa per invitare GTT ad avviare una riforma interna per inserire pratiche innovative e sperimentare modelli inediti e avanzati di coinvolgimento del personale. Dispiace constatare a un anno di distanza che la scelta dell’azienda di proseguire in tribunale la propria battaglia porterà un carico sulle casse aziendali di 20.000 euro, le spese processuali. L’auspicio è che, seppur nelle difficoltà che l’azienda attualmente soffre, finalmente si possa mettere in campo maggiore attenzione per i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici. Politiche che pagano dal punto di vista del benessere del dipendente e che portano un ritorno economico» – ha concluso Monica Cerutti.

Florilegio barocco

Lunedì 20 novembre (Teatro Vittoria, ore 20) con il concerto Florilegio barocco prosegue la serie l’altro suono dedicata dall’Unione Musicale alla valorizzazione della musica antica e preclassica. Protagonisti saranno due musicisti italiani d’eccezione: il mezzosoprano Giuseppina Bridelli –apprezzata nei maggiori teatri europei e negli stati Uniti nel repertorio barocco e classico – e il clavicembalista Simone Ori, attivo come direttore, cembalista e organista con i più prestigiosi ensemble europei.La musica del Barocco italiano ama le tinte forti: gioia estrema o profonda disperazione, invidia, ira, vendetta, ironia, sarcasmo… tutti sentimenti e stati d’animo presenti in Florilegio barocco, che “mette in scena” musica vocale e strumentale pensata proprio per esprimere “gli affetti” con linee melodiche di assoluta bellezza e armonie sorprendenti, nobili, lievi o dolorosamente cromatiche.

 

Il programma alterna brani appartenenti a periodi e autori diversi. Si comincia con pagine di Monteverdi (di cui si celebrano i 450 anni della nascita) dal Settimo libro de Madrigali e dagli Scherzi Musicali, e si prosegue con le sfumature di Frescobaldi, il virtuosismo sfavillante di Vivaldi, l’intensità di Alessandro Scarlatti e le pagine intime di Barbara Strozzi e Benedetto Ferrari, per un vero e proprio “inno alla varietà”, che è una delle caratteristiche più spettacolari della musica barocca.

Ricco di sublimi gioielli musicali, famosi o meno noti, il programma mette in evidenza le abilità attoriali e i fascinosi colori vocali di Giuseppina Bridelli – particolarmente apprezzata nei ruoli di Cherubino e Despina –, e il virtuosismo di Simone Ori, raffinatissimo camerista impegnato qui anche come solista nella Toccata Nona dal Primo libro di Toccate di Frescobaldi e nelle Partite sopra La Follia di Spagna di Scarlatti.

 

«Rispetto alle esperienze in teatro – ha dichiarato Giuseppina Bridelli in un’intervista rilasciata in esclusiva per l’Unione Musicale – , dove il cantante è aiutato dalla regia, dalla messinscena e dai costumi, in concerto si è soli con la propria voce e la propria espressività. Ciò offre un’enorme libertà ai musicisti, che possono operare le proprie scelte interpretative, ma al tempo stesso i rischi sono molto maggiori: passare da un autore all’altro nel giro di pochi secondi, adattarsi a continui cambi espressivi ed emotivi espone a critiche di diversa natura. Ma in fondo è noto che noi cantanti siamo amanti del rischio…»

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L’intervista completa è consultabile alla pagina http://www.unionemusicale.it/intervista-esclusiva-a-giuseppina-bridelli/poltrone numerate, euro 20 in vendita presso la biglietteria dell’Unione Musicale e online su www.unionemusicale.it

ingressi, euro 12, ingressi giovani fino a 21 anni, euro 5 –in vendita il giorno del concerto presso il Teatro Vittoria dalle ore 19.30

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lunedì 20 novembre 2017

Teatro Vittoria – via Gramsci, 4 – Torino

ore 20

l’altro suono

 

Giuseppina Bridelli / mezzosoprano

Simone Ori / clavicembalo

FLORILEGIO BAROCCO

Claudio Monteverdi (1567-1643)

da Settimo libro de Madrigali: Con che soavità

da Scherzi Musicali: Voglio di vita uscir – Maledetto sia l’aspetto

 

Girolamo Frescobaldi (1583-1643)

Così mi disprezzate da Primo libro d’Arie musicali

Toccata Nona da Primo libro di Toccate

 

Antonio Vivaldi (1678-1741)

Aria da Piango, gemo, sospiro e peno, Cantata RV 675

Qual per ignoto calle, Cantata RV 677

 

Alessandro Scarlatti (1660-1725)

Partite in re minore sopra La Follia di Spagna

Andate, o miei sospiri, Cantata n. 42

 

Barbara Strozzi (1619-1677)

Lagrime mie da Diporti di Euterpe

 

Benedetto Ferrari (1603 circa – 1681)

Amanti io vi so dire da Musiche varie a voce sola 

Scheda concerto con approfondimenti e materiali multimediali

http://www.unionemusicale.it/concerti/giuseppina-bridelli-mezzosoprano-simone-ori-clavicembalo-torino-unionemusicale-20112017/

 

 

ISU Merano Cup 2017: ancora un trionfo per Lucrezia Beccari dell’Ice Club Torino

Nella competizione di singolo femminile, categoria junior dell’ISU Merano Cup 2017, svoltasi il 16 e 17 novembre, si è imposta, conquistando una splendida medaglia d’oro, la piemontese Lucrezia Beccari che veste i colori dell’Ice Club Torino, diretto da Claudia Masoero. La Beccari ha vinto sia il programma corto pattinato sulle musiche di “Alien” e “Visitors”, sia il programma lungo nel quale l’atleta di Rivoli interpreta un toccante omaggio all’“Olocausto” sulle musiche di “Schlinder’s List” di Spielberg e del “Pianista” di Polanski, totalizzando un punteggio complessivo di 152,94, molto alto sia per la parte tecnica, nella quale ha eseguito diversi salti tripli tra i quali il lutz, sia per quella artistica grazie alle sue spiccate doti interpretative. “Lucrezia è in continua crescita – ha dichiarato al termine della gara Edoardo De Bernardis, allenatore e coreografo di Lucrezia Beccari – sono molto soddisfatto dei suoi risultati, del suo impegno e delle sue capacità di apprendimento. E’ una brava saltatrice e sa interpretare, sulla musica, ruoli diversi”. La settimana prossima la Beccari sarà impegnata in un’altra competizione internazionale e gareggerà ad Innsbruck nella Cup of Tyrol.

 

Barbara Castellaro

 

www.iceclubtorino.it

Credit Photo Luca Tonegutti

Jannuzzo, un nuovo Ciampa tra corna, tragicità e divertimento

Ciampa, uno dei personaggi più belli di Pirandello, uno di quelli più presi dalla smania del ragionamento, dalla loro filosofia di apparenze e realtà, di maschere, di mondi da conservare ben oltre la più pura verità. Se lo andiamo a cercare nella memoria, televisiva o teatrale, ha sempre avuto le fattezze di Eduardo, di Salvo Randone, di Turi Ferro. Oggi, per questa nuova edizione del Berretto a sonagli vista per il cartellone di Torino Spettacoli, Ciampa è Gianfranco Jannuzzo, che da noi è di casa e sinora, proprio sui palcoscenici di Torino Spettacoli, conosciuto e apprezzato come divertente intrattenitore, come frequentatore di commedie brillanti, come monologhista eccellente. È un giovanilissimo sessantenne che per l’occasione cambia registro, prende un’altra strada (momentanea?) per cercare nuove concretezze, nuove tragicità che pur qui rimangono inviluppate in un contesto da commedia, quasi da pochade. Capace di scavalcare all’indietro l’età di Ciampa, ritrovandosi magari più “strano” in una sembianza che cancella i grandi vecchi, capace di sottrarsi al ruolo di scrivano, di sottoposto, di uomo già anziano alle dipendenze di un padrone per ritrovarsi in un elegante quanto forbitissimo signore. Ascolti in modo diverso la tirata delle tre corde, la sociale, la seria e la pazza, ha un aspetto nuovo lui entrato nel salotto buono di casa Fiorica a destreggiarsi tra la signora che gli porge velatamente l’ombra del dubbio, il fratello di costei che guarda di lontano i connotati del bel Cecè, di un commissario che sembra uscito da una comica del primo Novecento, di una madre nerovestita diretta, come tutti del resto, a salvare il buon nome della famiglia.

Perché è poi tutto un problema di corna, un film di Germi girato qualche decennio prima. Il cavalier Fiorica e la moglie del Ciampa se la intendono, perché non ci siano dubbi fin dall’inizio la regia di Francesco Bellomo ci lascia trasparire un gran strofinarsi tra i suddetti, lei, la giovanissima Nina, assai più giovane di Ciampa, in guêpière e veli, la moglie sa e pure Ciampa sembra conoscere: finché durerà il gioco della corda sociale, finché ogni apparenza sarà salvaguardata e il cornuto rimarrà tale nel chiuso delle case, la storia potrà filare diritta. Ma se donna Beatrice inizierà a esplodere nell’intento di mettere i due amanti in piazza, nel dimostrare di non temere lo scandalo, di urlare tutta la propria rabbia contro un’ipocrisia che asfissia, allora no, le forme e con loro Ciampa non potrebbero più essere salvati: non resta allora che lasciar mettere in funzione la corda pazza, tutti concorderanno che la sventurata non può aver parlato che in un attimo di pazzia e alla pericolosità della pazzia si deve rimediare. Bellomo (che ha pure trasportato la vicenda dagli anni Venti al primo dopoguerra) conclude in un perfetto terzo atto, velocemente diretto, impaginato con tutta l’immediatezza del momento, mentre in precedenza, nella volontà di addentrarsi ancor più di altri suoi colleghi nelle tante tessere che compongono la storia, recupera zone che Pirandello aveva tralasciato, come quando Beatrice ritrova tra la biancheria uno scorpione, portatore di un morso velenoso, o come quando Fifì rimprovera la sorella di non essere più disponibile con il marito, spingendolo nella ricerca di altri corpi femminili. Insomma, una bella edizione in cui primeggia la tragicità di Ciampa pur immersa in un mare di divertimento prima e di svagatezza poi e di dramma riordinato sul fondo, in una bella escalation cui partecipano tutti gli attori della compagnia, da Gaetano Aronica a Franco Mirabella ad Anna Malvica agli altri, con una menzione specialissima alla Beatrice di Emanuela Muni, affamata di vendetta, ardita nel combattere la logica di Ciampa con la propria, costretta da tutti con i suoi belati inverosimili a scendere nella pazzia. Le repliche al Gioiello sino a domenica, vi direi davvero di non lasciarvelo scappare.

 

Elio Rabbione

 

Vince chi perde!

Dopo sessant’anni, per la precisione cinquantanove, l’Italia non parteciperà alla fase finale dei mondiali di calcio di “Russia 2018”. Una nazionale mediocre, priva di gioco e di risultati, è stata giustamente eliminata dalla modesta squadra svedese. Una “tragedia” per il calcio nazionale già in profonda crisi, un avvenimento che si sta rivelando peggiore dell’eliminazione da parte della Corea di molti anni fa. Un grave danno economico e d’immagine. La reazione dei responsabili del naufragio, dei novelli “Schettino” , è stata inqualificabile e indegna. L’allenatore Giampiero Ventura aveva una sola possibilità, per non essere ricordato negli anni a venire solo con ignominia: rassegnare immediatamente le dimissioni. Invece cos’ha fatto? Ha preferito attendere e farsi esonerare per “vincere” la buonuscita economica. Il Presidente della Federazione Calcio -FIGC- Carlo Tavecchio, già agli onori della cronaca nazionale ed internazionale per le sue gaffes razziste e omofobe, peggio ancora: si è auto assolto, attaccato come una cozza alla poltrona. Il comportamento di Tavecchio e Ventura mi ha ricordato il comportamento di alcuni noti personaggi pubblici. Il Ministro della Difesa Roberta Pinotti nel 2011 sfidò la sua “amica” Marta Vincenzi nelle primarie per la carica a Sindaco di Genova, dichiarando che, in caso di sconfitta, si sarebbe ritirata dalla politica. Già lei allora! Fu travolta dalla Vincenzi e invece di mantenere fede e ritirarsi, pretese una candidatura alle elezioni politiche senza passare al vaglio delle primarie, con conseguente carica di Sottosegretario prima e Ministro poi. E che dire dell’attuale Presidente del Consiglio dei Ministri Paolo Gentiloni, che alle Primarie per il Sindaco di Roma del 2013, vinte da Ignazio Marino, arrivò solo terzo con un modestissimo risultato? E che dire, di nuovo, del secondo arrivato sempre in quelle primarie, David Sassoli, che è attualmente Vice Presidente del Parlamento Europeo? Chi quelle primarie le vinse (Ignazio Marino) fu cacciato con una congiura “notarile” organizzata dal suo stesso partito. E poi come dimenticare la straordinaria sconfitta di Renzi al Referendum costituzionale del 4 dicembre 2016? “Se perdo, mi ritiro dalla politica”, affermò. Un vizio, quello del dichiarare, evidentemente non solo suo: insieme a Maria Elena Boschi ed all’allora Vice Presidente del Senato furono tutti premiati con sottosegretariati e ministeri. In un Paese, l’Italia, dove molti, troppi hanno smarrito la dignità, evidentemente vince chi perde!

PD, Carretta: “Ci occuperemo di forma partito”

Si è svolta ieri sera la prima direzione metropolitana del PD
“Voglio ringraziare chi ha fatto parte della direzione precedente e il passato presidente, Alessandro Altamura – ha dichiarato il segretario Mimmo Carretta in apertura – La direzione oggi è più snella e nasce dopo un percorso unitario”.  “Parte del nostro impegno – continua Carretta – sarà dedicato alla forma partito su cui lavorerà il dipartimento organizzazione nato a supporto della segreteria. L’esperienza di MapToMap [www.maptomap.it] sarà il punto di partenza di quel percorso. Un percorso iniziato in qualche modo già con la prima segreteria riunitasi a Casellette. C’è un partito deciso a muoversi.  Il dipartimento si occuperà, inoltre, di comunicazione, tesseramento, rapporto coi circoli, festa de L’Unità, manifestazioni e sicurezza”. Nel resto della relazione tanti i punti toccati: dagli episodi di razzismo, fascismo e violenza avvenuti a Torino, ma anche a Rivalta e a Nichelino, alla situazione di Moncalieri, con il ritiro delle dimissioni di Montagna  dopo un lavoro politico importante, dai metodi per la selezione della futura classe dirigente in vista delle prossime elezioni politiche (in allegato l’ordine del giorno votato in direzione), con l’utilizzo delle primarie, strumento fondamentale del nostro partito che permetterà ai territori di esprimere la propria voce, alla situazione politica torinese con la necessità di costruire una strategia e una nuova visione. È poi intervenuto Saverio Mazza, responsabile organizzativo, che ha presentato il regolamento tipo per i circoli e il regolamento che istituisce i coordinamenti di zona: “È l’avvio di nuova forma organizzativa: il PD si costituisce in zone omogenee e regolamenta il rapporto dove affronta le elezioni con liste civiche”

Verso una difesa europea: il precedente dell’unione monetaria

Intervento a cura del Centro Studi sul Federalismo 

 

 

di Domenico Moro*

Il 13 novembre scorso, 23 paesi dell’UE hanno inviato, al Consiglio europeo e all’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza, la notifica della loro volontà di partecipare a una cooperazione strutturata permanente (PESCO) nel settore della difesa. Si tratta di: Austria, Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Croazia, Cipro, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Olanda, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna e Svezia. Restano fuori dall’intesa Regno Unito, come esito della Brexit, Danimarca, Malta, Portogallo e Irlanda, anche se gli ultimi due si sono riservati di aderire nelle prossime settimane. La decisione definitiva dovrà essere presa nel Consiglio europeo di dicembre, in vista del quale i paesi aderenti dovranno presentare il “National implementation plan“, la cui congruità e il cui rispetto vale ai fini della partecipazione e permanenza nella PESCO.

La notifica rappresenta una risposta concreta che l’Europa dà ai suoi cittadini, preoccupati per la propria sicurezza interna ed esterna, messe in discussione dagli attentati terroristici, dai conflitti militari nell’est del continente, in Africa settentrionale, in Medio Oriente e dalla svolta americana in politica estera. Essa mette fine a sessant’anni di esitazioni su una politica autonoma europea nel settore della difesa, anni durante i quali si è affidato ad altri la propria sicurezza. In base alle indagini dell’Eurobarometro, il 68% dei cittadini europei auspica un maggior intervento europeo nella politica di sicurezza e di difesa e il 70% un intervento più significativo nella protezione delle frontiere esterne. Se l’UE, a 18 mesi dalle elezioni europee del 2019, non avesse cominciato a dare segnali reali in questa direzione, l’attenzione dell’opinione pubblica europea sarebbe rimasta concentrata sulle misure di risanamento finanziario, bollandole come politiche di sacrificio “imposte dall’Europa”, senza alcuna contropartita. Le spinte nazionalistiche ed euroscettiche si sarebbero rafforzate, mettendo in discussione i passi avanti anche in altri settori.

Per cogliere la rilevanza della decisione del 13 novembre, il paragone migliore è quello con la decisione, adottata nel 1979, di istituire il Sistema Monetario Europeo (SME). Con quella misura, i paesi europei presero atto del fatto che stabilità e unità del mercato comune europeo non potevano essere affidati alla valuta di un paese terzo, il dollaro americano. Occorreva dotare l’Europa di una sua moneta, aprendo così la strada all’introduzione dell’euro. Con la notifica sulla PESCO, i paesi europei hanno preso atto del fatto che la loro difesa non può più essere affidata all’esercito americano, ma vi devono provvedere in maniera autonoma.

L’iniziativa ha sollevato dei dubbi, che vanno valutati. Essi riguardano il numero dei partecipanti, la cui estensione coincide quasi con l’intera UE e quindi non sarebbe chiara la differenza con l’ambito PESCO; il voto all’unanimità che regge la governance della PESCO; il meccanismo di finanziamento; l’interoperabilità tra le forze militari dei paesi PESCO e quelle della NATO. A questi dubbi si può rispondere ricordando il precedente dell’avvio dell’unione monetaria che ci ha dato l’euro. Inizialmente allo SME aderirono tutti i paesi che componevano la Comunità Europea (tranne il Regno Unito, che aderirà nel 1990). A mano a mano che prendeva corpo la volontà di procedere all’istituzione di un’unica moneta europea, alcuni paesi si sono dissociati dal progetto. Anche nel caso dell’avvio della PESCO, non si può escludere che tutti i paesi che oggi vi aderiscono, in una fase più avanzata dell’integrazione militare ne faranno ancora parte. La volontà reale di andare avanti si comincerà a vedere quando l’avvio della Coordinated Annual Review on Defence (CARD) promuoverà progetti industriali sovranazionali e il raggiungimento di standard sempre più elevati di capacità operativa congiunta.

Il voto all’unanimità, che va certo criticato, non deve essere un alibi, per i governi più volenterosi, rispetto al promuovere progressi nel processo di integrazione. Soprattutto, devono essere gli europeisti più lucidi che, come per lo SME, e in altri casi in cui si prevedeva l’unanimità, devono saper intuire che si è di fronte ad un’occasione unica per un altro passo avanti verso un’unione federale. Lo SME fu istituito con il voto unanime e la governance del tasso di cambio delle valute dei paesi partecipanti prevedeva l’unanimità (o, meglio, la decisione di svalutare o rivalutare era adottata “in base a un mutuo consenso“). Più in generale, nei casi dell’Atto Unico, approvato all’unanimità (ma le misure di attuazione del mercato interno venivano votate a maggioranza), dell’unione monetaria, approvata all’unanimità (ma con la fissazione del voto a maggioranza nella BCE) e della politica estera, le cui decisioni sono approvate all’unanimità (ma la sua attuazione avviene a maggioranza, tranne che per gli aspetti militari e la difesa), si è di fronte a situazioni in cui, di fatto, è già stata attuata o è prevista la cosiddetta “clausola passerella”, evocata dal Presidente della Commissione Juncker nel Discorso sullo stato dell’Unione 2017.

Il finanziamento della PESCO è un aspetto rilevante dell’iniziativa, che la notifica sembra sottovalutare. Ma in questo caso si possono ricordare: la possibilità di avvalersi di quanto prevedono i trattati per i costi amministrativi, che possono essere sostenuti dal bilancio UE; l’attivazione del meccanismo Athena – in corso di revisione – per il finanziamento dei costi militari; il Fondo Europeo per la Difesa, che è composto di due volani, uno per il finanziamento della R&S e l’altro per l’incentivazione di progetti industriali sovranazionali. Inoltre, occorre accennare al “fondo iniziale”, previsto dall’art. 41.3 TUE, che può essere istituito dal Consiglio a maggioranza qualificata per operazioni militari che non possono essere finanziate dal bilancio UE. A questo proposito, si può ricordare un Rapporto del Senato francese, il quale prefigurava la possibilità di fare del meccanismo Athena il “fondo iniziale” di cui sopra.

Infine, per quanto riguarda l’interoperabilità delle forze militari PESCO con quelle della NATO, effettivamente non è del tutto chiaro se devono essere i paesi PESCO ad adeguarsi agli standard della NATO – cioè a quelli degli Stati Uniti –, piuttosto che la NATO a quelli dei paesi PESCO. Quello che occorrerà stabilire è il fatto che i paesi PESCO dovranno preventivamente condividere degli standard comuni tra di loro, sulla base dei quali procedere ad un successivo confronto con quelli della NATO, prevedendo regole che non penalizzino l’industria militare europea.

Con l’avvio della PESCO, che ha l’ambizione di fornire un bene pubblico essenziale, quale è la sicurezza interna ed esterna europea, i paesi partecipanti si sono messi su di un asse di equilibrio: a un certo punto, come con lo SME, o decideranno di andare avanti, verso una maggiore integrazione militare, oppure precipiteranno all’indietro, mettendo in discussione l’intero progetto europeo. La nascita dell’euro ci incoraggia a ritenere che l’asse d’equilibrio, al momento opportuno, penderà dal lato dell’avanzamento, soprattutto se nel frattempo ci si adopererà per consolidare e far avanzare la nuova fase che si sta aprendo per la difesa europea.

 

*Membro del Consiglio Direttivo del Centro Studi sul Federalismo (coordinatore dell’Area Sicurezza e Difesa)