Novembre 2017- Pagina 18

Strade e ponti malmessi? Alla Regione arrivano i nuovi fondi del programma Anas

Sono oltre i 900 milioni  del contratto di programma Anas 2016-2020 siglato con la Regione Piemonte. Con questa somma sarà possibile realizzare i necessari interventi di manutenzione straordinaria, come la messa in sicurezza di ponti e strade, ed opere importanti e attese da anni.L’assessore regionale ai Trasporti e Infrastrutture, Francesco Balocco, giudica gli investimenti aggiuntivi per 600 milioni di euro nel contratto di programma Anas con orizzonte temporale fino al 2022  “un buon risultato, frutto della collaborazione tra istituzioni, che consentirà di sgravare le Province dagli oneri di manutenzione delle strade riclassificate e di realizzare importanti investimenti che altrimenti sarebbe stato difficile ottenere”.

 

Allegri dopo la sconfitta: “A bocca aperta”

“E’ difficile spiegare questa gara, è una partita che ti lascia a bocca aperta: non abbiamo concesso quasi nulla. Abbiamo giocato molto bene il primo tempo ma se non abbiamo segnato vuol dire che non siamo stati bravi al momento di concludere” Così Massimiliano Allegri commenta su Premium Tv  l’inaspettata sconfitta della Juventus a Marassi per 3-2. Dovevamo avere più pazienza e meno frenesia”. Mercoledì sarà Champions contro il Barcellona. Allegri osserva: “bisogna fare qualcosa di più, ma non tanto sull’aspetto tecnico. Oggi è stata la stessa partita che abbiamo fatto a Bergamo dove ci siamo fatti rimontare due gol”.

Oftalmico, gli infermieri: “blocchiamo la convenzione Asl-Città della Salute”

RICEVIAMO E PUBBBLICHIAMO

“Apprendiamo di questa pseudo convenzione firmata dai vertici dell’Asl e da quelli della Città della Salute, con i direttori generali Alberti e Zanetta, per quel che riguarda l’utilizzo del personale dell’ospedale Oftalmico da parte della stessa Città della Salute. Si tratta di un atto gravissimo, antisindacale, che viola in modo palese il contratto, al quale ci opporremo con ogni mezzo possibile, anche di natura legale. Diffidiamo il direttore Alberti e l’assessore alla Sanità Saitta, che di certo non è all’oscuro di tale operazione, dal proseguire su questa strada per risolvere la questione legata al travagliato trasferimento dell’Oftalmico. Comprendiamo l’ansia della Regione, che ha come obbiettivo il 13 dicembre per il totale spostamento del presidio di via Juvarra, data che se fallita potrebbe compromettere il percorso legato all’uscita dal piano di rientro dal debito in sanità. Ma non è giocando sulla pelle dei lavoratori in questo modo che si risolvono i problemi. Per noi, questa convenzione non ha alcun valore”. Lo ha detto oggi il Segretario Regionale del sindacato degli infermieri Nursing Up, Claudio Delli Carri, riguardo alle notizie sulla firma di una convenzione tra Asl Città di Torino e Città della Salute per l’utilizzo del personale dell’Oftalmico: oculisti, anestesisti, infermieri.

“Sull’oftalmico stiamo assistendo a teatrino indegno – prosegue Delli Carri – nel quale prima viene detto che il trasferimento sarà totale, poi si scopre che in via Juvarra rimarranno alcuni interventi come la cataratta, poi a ciò si aggiunge che rimarrà forse anche un accesso di pronto soccorso. Il tutto sotto agli occhi indifferenti dell’assessorato alla sanità che non pare muovere un dito per dirimere la questione.

Per risolvere il problema dello spostamento del personale bisognava attivare un tavolo tra le parti sindacali e i vertici di Asl e Città della Salute, sotto la regia dell’assessorato. Ma l’assessore non lo ha fatto o non lo ha voluto fare. E oggi ci troviamo in questa situazione assurda. Di soluzioni ce ne potevano essere, ad esempio pensando all’oftalmico come ad una sede distaccata della Città della Salute, almeno temporaneamente, in attesa di armonizzare la fusione. Invece si è scelto di agire all’insaputa dei lavoratori con una convezione che noi, di fatto, bloccheremo. Siamo pronti anche ad opporci anche con azioni legali per attività anti sindacale e anti contrattuale”.

“Ora – conclude Delli Carri – è necessario che l’assessore Saitta e il direttore Alberti si assumano le responsabilità di questo fallimento, di questo disastro. E non si azzardino a pensare di esternalizzare alcun servizio, altrimenti la nostra reazione sarà dura e immediata. La soluzione si poteva trovare se si fossero imboccati i giusti binari del dialogo, anche da parte della politica regionale, nel rispetto delle norme contrattuali e sindacali. Così non è stato fatto e le conseguenze, anche per eventuali ricadute sul piano di rientro regionale, non dipendono certo da noi”.

Il Segretario Regionale

Nursing Up Piemonte

Claudio Delli Carri

Il pd metropolitano al presidio Gtt

Il Partito Democratico Metropolitano di Torino  lunedì 20 novembre, sarà presente al presidio in piazza Castello, dalle ore 15, a fianco dei lavoratori GTT che chiedono di conoscere la reale situazione dell’azienda e le intenzioni future della proprietà, il Comune di Torino. Da mesi i cinquemila lavoratori della più grande partecipata pubblica piemontese, e le loro famiglie, assistono con preoccupazione al susseguirsi di notizie sullo stato dell’azienda.   Tram e bus necessitano di manutenzioni, si sono registrati nei primi sei mesi del 2017 numerosi incidenti, senza pari rispetto agli anni passati. Il servizio è sempre più precario con corse cancellate e ritardi, soprattutto nelle zone più periferiche e popolate della città. Gli amministratori del PD, non sottraendosi alle proprie responsabilità, lavorano da mesi trasversalmente a tutti i livelli per salvare e rilanciare l’azienda, tutelare un importante servizio pubblico e qualche migliaia di posti di lavoro. Il PD si aspetta che ogni soggetto faccia la sua parte e, in primo luogo, lo faccia l’amministrazione comunale, azionista unico di GTT. L’annunciata riorganizzazione, che prevede il taglio e l’esternalizzazione di alcune linee e l’aumento del prezzo dei biglietti, scaricano il problema sui soggetti più deboli, cioè gli utenti e i lavoratori, aumentando le inefficienze, con effetti incerti sul risanamento del bilancio dell’azienda e senza prospettive di investimento.

LE ASSOCIAZIONI: “LA REGIONE PIEMONTE HA RIAPERTO LA CACCIA”

La Giunta Regionale ha riaperto anzitempo la caccia negli ambiti percorsi dagli incendi. Non corrisponde al vero la notizia circolata che la Regione avrebbe semplicemente prolungato il divieto di caccia. Con delibera approvata venerdì 17 novembre 2017, la Giunta Regionale del Piemonte ha riaperto anzitempo, con due settimane di anticipo, l’attività venatoria nei comprensori alpini percorsi dagli incendi annullando il divieto che prevedeva lo stop fino al 30 novembre 2017. Le associazioni di protezione ambientale e animaliste condannano fermamente questa decisione che tiene in considerazione solamente l’interesse di una minoranza armata e in nessun conto le esigenze di sopravvivenza delle specie selvatiche. In Provincia di Torino la caccia è stata sospesa fino al termine della stagione venatoria solamente in 19 comuni dove si sono sviluppati gli incendi e in provincia di Cuneo solamente in 5 aree in gran parte costituite da zone percorse dal fuoco dove la caccia sarebbe già vietata per 10 anni ai sensi dell’art. 10 della legge 353/2000. Nelle aree ove la caccia rimane vietata per effetto del provvedimento della Giunta fino al termine della stagione venatoria gli animali sopravvissuti agli incendi si sono probabilmente già da tempo allontanati. Nessuno interpreti i provvedimenti regionali come interventi in favore della fauna selvatica. Trattasi dell’ennesimo regalo ai cacciatori dell’Assessore Ferrero di cui sono vittime gli animali. La strampalata ipotesi poi ventilata agli organi di informazione dall’assessore regionale Giorgio Ferrero di istituire zone di protezione nelle aree percorse dal fuoco rappresenterebbe un inganno ai danni del nostro martoriato patrimonio faunistico. Poiché la legge 157/1992 prevede percentuali fisse per la realizzazione delle oasi di protezione, voler realizzare oasi di protezione nelle aree percorse dal fuoco, dove già la caccia è vietata per 10 anni ai sensi dell’art. 10 della Legge 353/2000, significa solamente vietare la caccia in zone dove la caccia è già vietata e la fauna selvatica non esiste più e riaprirla di conseguenza in altre zone dove la fauna invece è presente o potrebbe avere trovato rifugio. Le Associazioni ambientaliste ed animaliste chiedono quindi all’Assessore Ferrero un atto di coerenza e indipendenza politica dal mondo venatorio, confermando il divieto di caccia in tutti i comprensori percorsi dal fuoco fino al termine della stagione venatoria o quantomeno fino al termine previsto in origine.

 

Per ENPA, LAC, LAV, LEAL, LEGAMBIENTE Circolo L’Aquilone, OIPA, PRO NATURA, SOS Gaia Roberto Piana Vice Presidente LAC

Giovane addestratore sbranato da cane inferocito

Una morte orribile: sbranato da un bull terrier che gli era stato lasciato da un amico. Il corpo  di un giovane addestratore di 26 anni è stato trovato ieri sera in un terreno recintato tra Monteu da Po e Cavagnolo. Il ragazzo,  Davide Lo Bue, che viveva a Rivoli, aveva profonde ferite al collo e alla testa. Il cane è ora affidato a un canile di Settimo, mentre le indagini sono coordinate dal pm  Iavarone della Procura di Ivrea e seguite dai carabinieri della compagnia di Chivasso.

Torino ha la sua Cell Factory

A Torino nasce la Cell Factory, l’ Officina Farmaceutica presso il Centro di Biotecnologie Molecolari dell’Università di Torino, realtà che opera nel mondo  della scienza applicata alla medicina. Con circa 50  tra docenti,  ricercatori e  operatori coinvolti produce cellule staminali umane epatiche destinate a  pazienti con insufficienze acute che non possono essere sottoposti a trapianto di fegato. In prospettiva anche progetti per altre patologie, ad esempio quelle ematiche e della pelle.

Piemonte – Catalogna

“Piemonte – Catalogna, Italia – Spagna: riflessioni comparative”. Questo parallelo è al centro dell’incontro che si terrà il 2 dicembre prossimo, alle ore 16, a Torino, nella sede del Fogolar Furlan in corso Peschiera 364 (oppure con entrata dal cancelletto di corso Francia 275/B). Ad organizzarlo è l’Associassion Cultural Piemonteisa Noste Reis. L’incontro verrà introdotto da Silvano Straneo e presieduto da Vera Bertolono. Intervengono il consigliere comunale di Torino Roberto Rosso, Alberto Schiatti, coordinatore della rivista Dialogo Euroregionalista, Domenico Comino, presidente di Ape – Autonomisti per l’Europa e Roberto Gremmo, fondatore nel 1973 della rivista “Informazione Catalana”.

Massimo Iaretti

 

Tari: i conteggi di Cavagnolo sono ok

Le polemiche sorte dopo la notizia degli errati conteggi applicati da alcuni Comuni nel calcolo della Tari hanno avuto un’eco anche a Cavagnolo. Così il sindaco Andrea Gavazza, per fare chiarezza sgombrare ogni dubbio ha specificato in un comunicato che tali fatti non riguardano in alcun modo il sistema di conteggio applicato nel Comune di Cavagnolo. L’errore commesso dai Comuni che hanno applicato questo errato meccanismo di conteggio (quali, ad esempio, i Comuni di Milano, Genova, Ancona, Cagliari) è stato nel conteggiare la componente variabile per ogni fabbricato così come catastalmente definito, incluse quindi le pertinenze “Il Comune di Cavagnolo – si legge nella nota – non ha mai utilizzato tale sistema di calcolo, applicando la parte variabile solamente ai fabbricati abitativi (tipo “A”), per cui il contribuente, nelle medesime condizioni, paga la parte variabile una sola volta”. Pertanto, nella bolletta dell’anno 2017, ma anche in quelle relative agli anni precedenti, si può facilmente verificare che per fabbricati pertinenziali non viene conteggiata alcuna quota variabile.

Massimo Iaretti

Linea di confine. Spigolature di vita e storie torinesi

di Pier Franco Quaglieni

Mogna, un medico esemplare –  L’avanspettacolo torinese che finì con l’”autunno caldo” – Il nuovo libro di Piero Fassino – Beppe Fassino, il liberale vecchio Piemonte – L’oratore e patriota Carlo Delcroix

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Mogna, un medico esemplare

A Moretta, ridente e ricco comune agricolo della Provincia Granda tra Saluzzo e Cavour, hanno dedicato la via Pallieri (dove abitò) al dottor Giuseppe Mogna, medico chirurgo e ufficiale sanitario per una vita. Cose che avvengono solo più nei piccoli paesi dove il ricordo delle persone rimane inalterato e chi ha ben operato per la comunità non viene dimenticato. Ho conosciuto e frequentato il dottore che era molto amico di mio padre, a tal punto che spesso viaggiavano insieme. Negli ultimi anni veniva d’estate con la mia famiglia a Bordighera alla linda pensione “Svizzera” gestita da piemontesi trapiantati in Liguria. Ad oltre 90 anni fece partorire una giovane donna, in mancanza dell’ostetrica che era rimasta bloccata a casa. Ne scrisse anche “La Stampa”. Era un uomo dell’Ottocento, medico colto che, anche a tanti anni di distanza dagli studi nel liceo classico di Saluzzo, ricordava perfettamente il latino e il greco, apprezzava la pittura e l’arte in generale. Magrissimo, amava anche la buona tavola e ricordo i pranzi alla “Corona grossa” e alla “Luna” di Saluzzo e a Moretta all’”Italia” dal mitico Remigio Calandri che meriterebbe di essere ricordato. Era sposato con una farmacista ,una donna speciale che a cinquant’anni coronò il sogno della sua vita, vinse la farmacia a Casteldefino in montagna ed affrontò una vita di disagi. Questa signora amava produrre liquori, in particolare il cynar. Era sempre gentile. Un volta lo offrì a mio madre che, non riuscendolo a bere, cercò di liberarsi del liquido versandolo nel vaso di una pianta della casa. La dottoressa si accorse di quel gesto davvero poco gentile e subentrò il gelo che si protrasse per anni. Il dottor Mogna si limitò a dire che capiva mio padre meglio di ogni altro, senza aggiungere altro. Era venerato nel paese. Tutti si rivolgevano a lui per un consiglio, una parola, aveva fatto nascere più generazioni. Mi regalò il suo elmetto da ufficiale nella Grande Guerra che conservo gelosamente. Un gesto d’affetto per un giovane che amava la storia com’ero io. Mi disse che era partito volontario e che non si pentiva di quella scelta perché <<dovevamo completare il Risorgimento iniziato dalla generazione di suo nonno>>. Quando venne con noi in Egitto, aggregato al gruppo del Collegio San Giuseppe di Torino di cui ero allievo, fu lui che mi consigliò -dovendo scegliere – di andare ad El Alamein a rendere omaggio ai 5000 caduti sepolti nel sacrario voluto da Paolo Caccia Dominioni, e non a Luxor. Fummo in pochi a scegliere il sacrario che in quegli anni nessuno conosceva perché della “Folgore” nessuno voleva parlare. Se io mi dedicai allo studio della storia ,lo debbo anche a lui che mi mise sulla buona strada. Uomo semplice, di poche parole, ma quando parlava valeva sempre la pena ascoltarlo.

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L’avanspettacolo torinese che finì con l’”autunno caldo”

Mario Ferrero incarnò più di ogni altro l’avanspettacolo torinese, cioè la rivista che precedeva la proiezione di un film. Iniziò al “Romano” con l’impresa Ventavoli, poi si spostò al “Maffei” e infine all’”Alcione”, a Porta Palazzo. C’erano lui, una spalla (ricordo il grande Carlo Rizzo che partecipò spesso a tanti spettacoli di operetta),una soubrette (rammento con piacere la bellissima Rosy Zampi al secolo Zampini) e 12 gambe 12,cioè 6 ballerine. A volte c’era anche un/a cantante, Nella Colombo partecipava spesso. Al “Maffei” tentarono anche uno spogliarello molto pudico a metà degli Anni 60. A tenere su lo spettacolo erano Mario Ferrero, la sua mimica, le sue battute in piemontese (il muscolo del braccio era il “marciapé” e la fetta di gorgonzola una “slepa ‘d gurgu”). Faceva spesso la parte del metalmeccanico della Fiat, indossando la tuta blu,ma certo non era un operaio sindacalizzato, ma spiritoso e bonario che manifestava il suo disagio di torinese con frasi di buon senso e qualche lamentazione bonaria e scherzosa. Una sorta di Gianduia in tuta. L’autunno caldo era lontano. Molti immigrati meridionali andavano a vederlo e alla fine della spettacolo i suoi affezionati spettatori lo acclamavano : Maiu! Maiu! Si passava un’ora e mezza di allegria spensierata. Non mi vergogno di dire che, ragazzo, andavo a sentirlo al “Maffei” e persino all’”Alcione”. Una Torino semplice che univa torinesi vecchi e nuovi in nome del buonumore. Come sarebbe utile in questa Torino livida e incapace di sorridere un Mario Ferrero! L’”autunno caldo” del ‘69 decretò la fine di questa teatro popolare.

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Il nuovo libro di Piero Fassino

PD davvero è il nuovo libro di Piero Fassino ,pubblicato dalla “Nave di Teseo”. Il libro parla del suo partito e dei problemi che l’ attanagliano e che l’ultimo segretario DS, socio fondatore del PD ,cerca di contribuire a dipanare. Il libro ha tuttavia ambizioni molto più grandi e merita di essere letto per i temi di ampio respiro che affronta e che rivelano come Fassino ,prima di essere un politico, sia un intellettuale a pieno titolo. Analizzando il Novecento ,lo definisce secolo in cui la sinistra è stata egemone <<comprese le tragedie>>.Questa egemonia Fassino la considera finita e il passaggio di secolo obbliga a misurarsi con sfide nuove senza ricorrere pigramente alla <<cassetta degli attrezzi ideologici del Novecento>>. Le scorie radioattive delle ideologie non hanno lasciato segno nel pensiero di Piero. Le culture storiche del secolo scorso, secondo lui, sono spiazzate perché c’è stata la fine del rapporto politica-cittadini instaurato in passato. C’è, secondo l’autore, un disagio, una solitudine, un sentimento di esclusione, un impoverimento generalizzato che creano ansia. <<L’urlo lacera l’aria-scrive Fassino- poi torna il silenzio>> e c’è chi intende cavalcare il malessere . Parlando di immigrazione, egli evidenzia com’essa generi d’istinto paura per gente straniera diversa da noi. Siamo anni luce dalla demagogia dei migranti visti come risorse. Bisogna pensare – afferma l’autore – ad un’accoglienza sostenibile e diffusa che non generi il rigetto. Ma Fassino evidenzia anche che occorre <<la disponibilità a lasciarsi integrare>>,ponendo un problema che appare di difficile soluzione non solo per l’elemento religioso islamico. E’ un libro,ripeto, che val la pena di leggere. Se la sinistra desse retta a Fassino, sarebbe davvero diversa.

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Beppe Fassino, il liberale vecchio Piemonte

Veniva confuso con Piero Fassino, anche se Giuseppe Fassino era senatore quando Fassino ricopriva incarichi minori nel Pci torinese. Beppe Fassino era un liberale piemontese, un seguace di Einaudi e di Soleri, nato a Busca e noto anche come professore che gestiva gli storici istituti scolastici Fassino, concepiti ,come si diceva un tempo un po’ maliziosamente ,più per gli “asinelli” svogliati che per gli allievi normali. Consigliere comunale nella sua Busca per decenni, segretario del Partito liberale cuneese, consigliere regionale eletto nel 1970 e nel 1975, fu uno dei padri costituenti della Regione Piemonte. Senatore liberale dal 1979 al 1992, fu Sottosegretario alla Pubblica Istruzione e alla Difesa. Fu anche componente nell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. Mentre altri liberali sciolsero il PLI nel 1993 in maniera ingloriosa per ottenere un seggio parlamentare dalla destra e/o dalla sinistra, Fassino si ritirò a vita privata, diventando dirigente del Centro “Pannunzio” e presidente del Conservatorio di Torino. Si distinse da quell’arcipelago finto- liberale cuneese  che non brillò mai per stile ,ma  solo per cupidigia di potere. Io con  certi  personaggi  cuneesi  mi accorsi che era impossibile andare d’accordo. Erano degli scettici blu, a voler essere eleganti. Fassino tento’ un chiarimento, offrendo a tutti uno splendido pranzo a Centallo al quale mi presentai accompagnato da un avvocato. Si mangiò e si bevve, ma non si parlo ‘ dei problemi legati alla rottura dei rapporti. Fassino alla fine invito ‘ a stringerci tutti la mano e a brindare , passando sopra al passato. Erano dissensi insuperabili  perché il dissenso si era trasformato in disprezzo ,almeno da parte mia. Infatti  , il giorno successivo la morte di Fassino ,gli  scettici blu cuneesi  si esibirono in un volgare e inqualificabile attacco personale nei miei confronti. L’Eccellenza Fassino-come era chiamato nel Cuneese – era un vero liberale che veniva da lontano e non un parvenu improvvisato. Era del livello morale di Vittorio Badini Confalonieri  che fu escluso dal Parlamento dalle cordate clientelari che si erano impossessate del partito liberale a metà degli Anni 70. Mancato cinque anni fa all’età di 88 anni, il 23 novembre alle ore 17 verrà ricordato a Torino a Palazzo Cisterna in via Maria Vittoria 12.

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L’oratore e patriota Carlo Delcroix

A Roma oggi ricordo Carlo Delcroix a cent’anni dal suo sacrificio durante la Grande Guerra e a 40 anni dalla morte. Il mio amico Domenico Giglio ,presidente del prestigioso Circolo “Rex” ,una delle più vecchie associazioni politico-culturali di Roma, nata nel ’44,mi ha invitato a ricordare il grande oratore che fece appassionare le piazze d’Italia. Cieco e senza mani ,in seguito al suo spirito di sacrificio che nella prima guerra mondiale lo portò a bonificare da solo un campo minato nel 1917,Delcroix con le ferite non ancora guarite iniziò come Fulcieri Paulucci de Calboli, altro grande invalido, i suoi discorsi appassionati ai soldati delle trincee per esortarli alla resistenza sul Piave. Amico di mio nonno al fronte, ebbi il piacere di ascoltare più volte i suoi discorsi. Nessun oratore della storia italiana del Novecento ebbe la sua efficacia appassionata e suggestiva. Il mio compagno di scuola Giovanni Minoli , quando lo sentì casualmente in piazza San Carlo, mi disse che era un uomo eccezionale, indimenticabile. Ed era proprio così.

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CHIAMPA E LAUS: GIOCHI D’AZZARDO
Cosa ne pensa dello scontro istituzionale tra il presidente Chiamparino e il presidente del Consiglio regionale Laus sulle macchinette da gioco ? Mi sembra inaudito.
                                                                             Cristina Vecchio

E’ davvero inaudito perché Chiampa , come lo definivano un tempo, è ammalato di protagonismo e pretendendo che il Consiglio regionale si uniformi ai suoi ordini, sia pure per una causa meritevole come la lotta al gioco d’azzardo, stravolge il senso del rapporto istituzionale tra Giunta e Consiglio Regionale. Il Piemonte non è una repubblica presidenziale e le ragioni dell’assemblea legislativa regionale vanno oltre quelle del presidente della giunta. E’ lo stesso delirio di onnipotenza di quand’era sindaco ed ha accumulato un deficit pauroso alla Città senza che nessuno del suo partito abbia il coraggio di rinfacciarglielo. Fassino si è trovato a fronteggiare il baratro finanziario che aveva ereditato, senza riuscire a colmarlo.
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LUCI E OMBRE
Ho visto che piazza San Carlo, pur riproponendo luci d’artista che rendono più buia la piazza, quest’anno ha delle luci in più .Ricordo che lo scorso anno Lei sollevò il problema delle luci d’artista inadeguate .                  Sveva  Vincenti

Anch’io sono rimasto sorpreso favorevolmente dalle luci in più . A Natale ci vogliono tante luci per rendere allegro il clima natalizio, ma le luci in più occorrono anche tutto l’anno per la sicurezza. Quelle luci d’artista saranno anche suggestive, ma sono assolutamente inadatte ,persino inquietanti. Ovviamente non bastano le luci a rendere sereno e piacevole il Natale, sarebbe necessaria una luce ,anche piccola , se ci accendesse dentro di noi.