Novembre 2017- Pagina 15

PROTEZIONE CIVILE, ASSOCIAZIONI: “UN SERVIZIO ANCHE PER GLI ANIMALI”

E’ ormai evidente la necessità di mettere a disposizione del Paese servizi di protezione civile anche per gli animali e le loro famiglie e non è più rinviabile una decisione in merito. Lo ribadiscono le associazioni animaliste (Animalisti Italiani, Enpa, Lav, LNDC, Leidaa e Oipa) che da tempo si battono per questo obiettivo e che oggi hanno promosso, nella sala Nilde Iotti della Camera dei deputati, una tavola rotonda intitolata “Gli interventi delle associazioni animaliste nelle calamità”.

Il salvataggio, il recupero, la messa in sicurezza, la gestione degli animali da compagnia in occasione di calamità naturali, dai terremoti alle alluvioni, alle nevicate che isolano intere comunità, sono esigenze sempre più sentite tanto dalle famiglie quanto dalle amministrazioni locali Il tempo della gestione spontaneistica ed episodica delle emergenze deve finire. Perciò le associazioni chiedono che: durante l’esame dello schema di decreto legislativo sulla protezione civile da parte della Conferenza Stato–Regioni, nella seduta del prossimo 6 dicembre, e nelle sedi parlamentari preposte, sia introdotta una previsione che contempli esplicitamente, tra gli obiettivi della protezione civile il soccorso, l’assistenza e la tutela degli animali. Tale iniziativa sarebbe in linea con l’impegno – assunto dal governo accogliendo, il 7 marzo scorso, nell’aula della Camera dei deputati, l’ordine del giorno n.9/2607-B/4 Duranti-Palese – “a dotare la Protezione Civile di una sezione dedicata all’intervento sugli animali”. Sarebbe inoltre opportuno istituire, in seno alla Protezione civile, un coordinamento che provveda alla formazione dei volontari e che coinvolga non solo l’associazionismo animalista, ma anche i medici veterinari che potrebbero rappresentare una grande risorsa in supporto al servizio veterinario pubblico.

Sono maturi i tempi, affermano le associazioni, per una Protezione civile animale, per un volontariato specializzato il cui ruolo sia riconosciuto e il cui lavoro sia in sinergia con le istituzioni che operano sul territorio. Il dibattito, del resto, si apre in un momento cruciale per il ruolo del no profit nella prospettiva di riforma della protezione civile.  E non solo, dopo che, nel provvedimento sul Terzo settore, la parola “animali” non è stata espressamente citata. Un errore che è fuori dal tempo.

Il cammino non sarà breve, ma da oggi il Parlamento non avrà alibi per dire “non sapevamo”, “non avevamo capito”.

La bolletta da 1 cent è vera. L’azienda si scusa per l’inconveniente

L’ avviso per morosità inviato al marito scomparso da poco di una anziana residente di Prata (Pordenone) è autentico, anche se l’importo da saldare è  di solo un centesimo.  Il Gazzettino ha raccontato la storia della donna che si è vista recapitare una raccomandata con ricevuta di ritorno con cui il fornitore di energia – Audax Energia di Vinovo – ha messo in mora il servizio di cui  lei usufruisce. L’agenzia ANSA ha contattato la società, che ha confermato l’autenticità della bolletta e si è scusata per gli inconvenienti creati: valuterà il da farsi. Il fratello del defunto ha dichiarato che certe cose non dovrebbero capitare, soprattutto per rispetto ad una anziana vedova.

Anziani, vaccini e migranti: se ne parla al simposio medico nazionale

Al Centro Congressi Lingotto  22-25 novembre
Il Congresso SItI di quest’anno affronterà moti temi importanti con sessioni plenarie dedicate all’evoluzione del Servizio Sanitario Nazionale di fronte alla prospettiva della longevità di massa, alla salute delle popolazioni migranti, alle vaccinazioni e alle emergenze in sanità pubblica. All’apertura del Congresso è previsto un saluto istituzionale del Ministro della Salute. Quest’anno la SItI ha proposto di assegnare il “SItI Award” a Beatrice Lorenzin, “riconoscendole il merito di aver valorizzato e proposto, durante il suo mandato, politiche di prevenzione in linea con le migliori evidenze scientifiche e i principi ispiratori della società scientifica che riunisce gli igienisti italiani. A presiedere ai lavori  sono Roberta Siliquini, Professore ordinario di Igiene all’Università degli Studi di Torino e Presidente del Consiglio Superiore di Sanità (CSS), e Gabriele Bagnasco, Presidente della Sezione Piemonte della Società Italiana di Igiene.

Chiellini: “da piccolo volevo giocare a basket”

“Da bambino volevo giocare a basket, per stare insieme al mio migliore  amico: ma avevo 5 anni ed ero fuori età. E ho iniziato a giocare a calcio”. Così  il difensore bianconero e della Nazionale Giorgio Chiellini spiega al sito Uefa.com il suo approccio al mondo del pallone. “Io e mio fratello gemello eravamo già abbastanza grandicelli così siamo andati insieme a giocare a calcio ed è iniziato questo grande amore. Poi sono diventato difensore, ma all’inizio giocavo a centrocampo e fino ai 20 anni ho giocato sulla fascia, prima di diventare stabilmente difensore centrale”.

“La licenza non si tocca”. I tassisti protestano anche a Torino : in piazza a centinaia

A centinaia i tassisti  torinesi si sono mossi in corteo da piazza Vittorio Veneto per raggiungere piazza Castello dove è stato organizzato un presidio. In testa e in coda al corteo decine di taxi. Lo slogan della manifestazione di protesta è ‘La licenza non si tocca’ è lo slogan dei tassisti. Lo sciopero dura tutto il giorno, ed è stato indetto a livello nazionale dopo l’incontro  ritenuto infruttuoso sulle problematiche della categoria  tenutosi al ministero dei Trasporti.

 

(foto: il Torinese)

Sara Battaglino, una designer alla conquista di New York

“Ma io non voglio andare fra i matti, — osservò Alice. — Oh non ne puoi fare a meno, — disse il Gatto — qui siamo tutti matti!”

(Dal libro “Alice nel Paese delle meraviglie”)

 

Pratiche ed eleganti, comode e sofisticate. Portabilissime dalla mattina alla sera, le borse di Sara Battaglino, designer di Un tè da matti, sono davvero un accessorio imprescindibile. La ricerca dei pellami, dei dettagli e dell’esclusività del prodotto hand made, rende le sue creazioni veri e propri pezzi unici. Brillante, multitasking e innovativa, Sara nasce ad Alba e si laurea in Architettura. Ma si sa, chi ha il sacro fuoco dell’arte non può lasciarlo bruciare.Dopo aver lavorato come interior designer per qualche anno, nel 2015 decide che è il momento di lasciare quel mestiere che le andava troppo stretto e, con un pizzico di follia, lanciarsi in un progetto tutto suo. Facendo tesoro dell’esperienza formativa maturata in ambito sociale, attraverso l’iniziativa di un laboratorio artigianale nel carcere Lorusso-Cutugno di Torino, intraprende l’avventura straordinaria e unica che la sta portando davvero lontano.

 

Perché il nome “Un tè da matti”?

“È una filosofia che riassume il mio modo di essere, vedere  e pensare. In particolare mi riferisco al concetto di tempo: quello ‘del sempre passato e del sempre futuro’, lo stesso con cui il Cappellaio matto – nel settimo capitolo di ‘Alice in wonderland’ intitolato proprio ‘Un tè da matti’- dice di aver litigato. Ma anche il tempo a cui si può sfuggire eludendo scadenze, impegni e doveri”.

 

Qual è la caratteristica delle tue borse?

“Tutto nasce dalla volontà di dare vita a qualcosa di diverso rispetto all’attuale panorama commerciale. Non amo seguire le regole di pelletteria classica, mi piace la ricerca del particolare, giro i mercatini vintage del Piemonte per trovare piccoli ma preziosi dettagli, come le chiusure d’epoca realizzate in ottone o le stoffe e i pellami da proporre nelle mie collezioni”. La morbidezza dei pellami sfoderati che mantengono il taglio vivo, minuterie d’epoche passate e moschettoni d’altri tempi, sono il segno che ogni creazione è una vera e propria opera d’arte unica, esclusiva e mai banale. Qualcosa che profuma di passato, che riporta la donna contemporanea a quell’innocenza fiabesca di “Alice nel paese delle meraviglie”, ma che sa coniugare sapientemente il lato sportivo all’allure sexy e spregiudicata di ogni donna. Dalla Bianconiglio alla Dinah, passando per Duchessa, Ghiro e Tartaruga fino alla Regina di cuori e alla Alice, punta di diamante, sempre riproposta nelle collezioni. I nomi richiamano la fiaba, ma i personaggi sono soprattutto protagonisti, come loro, le borse di Un tè da matti, che regalano quel tocco in più in un panorama di nicchia, ricercato, studiato e costruito davvero col cuore.

 

Quanto è difficile per una donna affermarsi nel mondo imprenditoriale?

“Moltissimo! Io ho avuto il sostegno di mio marito, ma la verità è che noi donne dobbiamo essere multitasking, spesso dobbiamo incastrare famiglia, figli, lavoro e fare i conti anche con le nostre aspirazioni, i nostri desideri, che ci completano e, se realizzati, ci ripagano della fatica e dei sacrifici. Bisogna sempre mettersi in gioco! Il mio sogno nel cassetto è quello di aprire uno spazio tutto mio dove lavorare e accogliere le clienti che vogliono vedere come nasce una borsa di Un tè da matti, un po’ come i vecchi negozi di sartoria dove, a differenza dei moderni laboratori industriali, il rapporto con chi produce e chi compra diventa essenziale per la resa stessa del prodotto”.

 

Quali saranno le tendenze della prossima primavera-estate?

“La collezione 2018 avrà come tema il circo di strada, con tutti i suoi grafismi, colori e ispirazioni, dai pois alle mille sfumature che ho ottenuto dando sfogo alla creatività. Ho dipinto a mano sui tessuti, sperimentando tecniche e tele esclusive, insolite, come quelle antiche, recuperate dai vecchi sacchi di farina, con una particolare accortezza alle minuterie che ho voluto proporre”.

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Sara Battaglino produce le sue borse interamente a mano, con una cura e una dedizione tali da farti innamorare a prima vista del prodotto, che rispecchia pienamente la sua indole grintosa, frizzante e soprattutto femminile. Da una piccola rete di distribuzione piemontese il brand ha conquistato anche il mercato italiano ed estero, fino a spingersi nelle boutique e nei concept store di Korea, Stati Uniti (New York!), Svizzera, Germania e Spagna. È presente a Torino con “Open 10125”, uno spazio in via Principe Tommaso 27, dedicato a giovani talenti innovativi come Bruno Shoemaker, Giunone Couture e Independent Label. E, se le scarpe indicano il grado di sex appeal di una donna, le borse indicano la sua condizione sociale, le sue amicizie, il suo stile di vita: a questo punto non può davvero mancare una Alice in ogni armadio che si rispetti!

 

Daniela Roselli

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I fratelli Troubetzkoy e la letteratura

 
Sabato 25 novembre, alle 17,30, la sala esposizioni “Panizza” di Ghiffa ospiterà un nuovo appuntamento letterario a cura dell’Associazione “Il Brunitoio”. Per la precisione si tratta di un doppio evento, con due conferenze incentrate sulla figura dello scultore e pittore Paolo Troubetzkoy e la sua famiglia. La prima conferenza, a cura di Elisabetta Giordani e Gianni Pizzigoni, affronterà il tema ” Paolo Troubetzkoy e i suoi fratelli”, proponendo una riflessione sulla vita e le attività di Luigi e Pierre. Soprattutto di quest’ultimo, eccellente ritrattista e scrittore, verranno analizzate la biografia e alcune opere. La seconda conferenza, con la straordinaria partecipazione di Michail Talalay, storico collaboratore scientifico dell’Accademia Russa delle Scienze e rappresentante dell’Istituto moscovita in Italia, verterà sul rapporto tra ” I fratelli Troubetzkoy e la letteratura”, mettendo in luce un  aspetto inedito del rapporto dei Troubetskoy con la letteratura russa e il romanzo di Pierre “ The Passer – By” dedicato alla moglie Amélie Rives, poetessa e scrittrice americana. Il principe Paolo Troubetskoy nacque in Italia, a Verbania-Intra da padre russo – il diplomatico Pierre –  e madre statunitense, la pianista Ada Winans.  Poliglotta, visse pienamente il periodo della Belle-èpoque, ritraendola nelle sue sculture. Troubetzkoy lavorò e risiedette in Russia (insegnò all’ Accademia Imperiale di Belle Arti di Mosca per nove anni, dal 1897 al 1906), Francia (a Parigi, dove studiò a fondo l’opera di Rodin, e dove nel 1900 vinse il Grand Prix), Inghilterra, Usa (prima a New York nel 1911 e poi, dal 1914, a Hollywood , oltre che in Italia, a Pallanza – sul lago Maggiore –  dove tornò a vivere nel 1932 e morì sei anni dopo. 
 
Marco Travaglini

Comital, sospensione dei licenziamenti e cassa integrazione


Cassa integrazione per 12 mesi e sospensione della procedura di licenziamento per tutti i lavoratori: è il risultato dell’incontro di oggi tra azienda e organizzazioni sindacali sulla vertenza Comital, svoltosi negli uffici dell’assessorato al Lavoro della Regione Piemonte, alla presenza dell’assessora Gianna Pentenero e del sindaco di Volpiano Emanuele De Zuanne. Comital chiede 12 mesi di cassa integrazione straordinaria, a partire dal 22 novembre, con la finalità di trovare un acquirente; fino all’accettazione della domanda i licenziamenti vengono sospesi, successivamente all’accoglimento verranno definitivamente revocati. Commenta il sindaco di Volpiano Emanuele De Zuanne: «Ringrazio tutti coloro che hanno creduto nella possibilità di ottenere questo importante risultato e si sono impegnati strenuamente per raggiungerlo. Sono state fondamentali sia la determinazione dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali, sia la disponibilità delle parti a dialogare per trovare una soluzione positiva alla vertenza, insieme alla mediazione della Regione Piemonte; è stato molto positivo il cambio di posizione da parte dell’azienda. Esprimo la soddisfazione dell’amministrazione comunale di Volpiano per il risultato raggiunto. È un primo fondamentale risultato e bisogna continuare a lavorare per una soluzione definitiva».

Art & Law, una panoramica oggi in Italia

La Normativa, sempre più stringente anche per motivi di contrasto alla criminalità e all’evasione fiscale, prevede che si debba dimostrare (anche sulla base fiscale dell’inversione dell’onere della prova a carico del contribuente) la provenienza e il prezzo di “carico”, pena il rischio che l’Agenzia delle Entrate consideri il valore del bene artistico sic et simpliciter un reddito anno sottoponibile ad aliquota marginale

Premesso che il problema legale, penale, principale nell’Arte sono i falsi e, assai giustamente, l’Articolo 9 della Costituzione pone sotto specifica tutela costituzionale, oltre al paesaggio e al patrimonio storico, proprio quello artistico (onde contrastare di default le tre principali “aggressioni” al medesimo, cioè la contraffazione, l’alterazione e la copia), sono numerosi le previsioni di reato che attengono a questo settore, dalla truffa all’appropriazione indebita, dal furto al riciclaggio, all’autoriciclaggio. Non sono tuttavia questi, già inseriti nel Codice Penale degli Anni Trenta e poi novati fino ai giorni nostri, gli aspetti che più possono risultare d’interesse per il cittadino possessore in buona fede di opere d’Arte genuine. Al di là del fatto che i falsi delle opere d’Arte (uno di quei beni per i quali, si rammenta, “il possesso vale titolo”) rappresentano uno stock immenso nelle case degli Italiani (alcuni commentatori autorevoli si spingono a valutarli fra l’80% e il 90%), la necessità media del cittadino diligente che detenga un bene artistico acquisito in proprietà in modo lecito (compravendita, successione e donazione) è conoscere le caratteristiche legali, per lo più -ma non solo, come visto sopra- civilistiche, commerciali e fiscali che sottendono. Innanzitutto, la Normativa, sempre più stringente anche per motivi di contrasto alla criminalità e all’evasione fiscale, prevede che si debba dimostrare (anche sulla base fiscale dell’inversione dell’onere della prova a carico del contribuente) la provenienza e il prezzo di “carico”, pena il rischio che l’Agenzia delle Entrate consideri il valore del bene artistico sic et simpliciter un reddito annuo sottoponibile ad aliquota marginale.

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Nella compravendita fanno fede i contratti fra privati ( che non sono obbligatoriamente da registrare e, pertanto, là ove non lo siano, la loro “forza” dovrebbe essere corroborata anche da altri apparati dimostrativi, come ad esempio l’immissione contestuale in una polizza assicurativa o un successivo inventario notarile), la fatture delle Gallerie e della Case d’asta, nelle successioni l’immissione nell’asse ereditario ( in molti casi, in passato, i beni Artistici sono stati inseriti nel forfait dei contenuti di un immobile ereditato), mentre la donazione ( al di là di quelle informali) va per Legge fatta per Atto pubblico. Non esiste attualmente in Italia, al di là dell’esercizio di attività d’impresa ( e allora la fattispecie è ovviamente commerciale) o di attività non occasionale ( nel qual caso si genererebbero “Redditi diversi”), previsione di carico fiscale su eventuali proventi prodotti dalla compravendita di opere d’Arte da parte di privati che, appunto occasionalmente, realizzino vendite di medesimi, acquisiti nei modi di cui sopra. Invero ci sono previsioni legislative che stanno “montando” da tempo e che presto, certamente, porteranno a tassazione anche i proventi che i privati ricavano da questa fattispecie economica. Merita un cenno il fatto che con il Redditometro e lo Spesometro anche il privato che abbia acquistato beni artistici di valore non congruo alla propria situazione reddituale possa essere chiamato a dimostrare come si sia procurato in modo tracciabile il danaro necessario ( ad esempio vendendo immobili o titoli).

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Ci sono poi da conoscere due aspetti normativi non irrilevanti e, cioè, il fatto che non si possono esportare beni artistici di oltre 70 anni ( 50 fino allo scorso anno), senza aver notificato il Diritto di prelazione allo Stato italiano e che, per ogni vendita effettuata attraverso operatori professionali, la Normativa UE del Diritto di seguito prevede una percentuale da pagare ai titolari dei diritti su un’opera d’arte ( ad esempio i familiari dell’artista tutelato dalla Siae), che, per ogni vendita anche se effettuata nello stesso anno, è del 4% fino a 50.000 Euro, a scalare fino a un massimo di 12.500 Euro; in merito va precisato che l’acquirente di un’opera d’Arte diviene proprietario solo del supporto della medesima ( tela, telaio, colori), ma che il diritto derivante dalla “concezione” ( come, ad esempio, lo sfruttamento dell’immagine di un’opera) resta in capo all’artista-creatore e ai suoi eredi ( che, tra l’altro, sono i principali titolati all’autenticazione delle sue opere post mortem).Un’ultima considerazione alla fatturazione da parte degli operatori professionali che prestano attività di intermediazione ( ad esempio case d’asta), sulle cui commissioni grava l’Iva, così come sulla consulenza.

Paolo Turati

 

 

 

Montezemolo, l’ironia e la fermezza di un cardinale che onorò l’Italia e la Chiesa

di Pier Franco Quaglieni

Papa Francesco, in una delle sue uscite a sorpresa dal Vaticano, era andato a trovarlo in ospedale; è accaduto circa un anno fa quando il cardinale era ricoverato in una casa di cura a Roma

 

Si svolgono stamane a Roma nella basilica di San Pietro le esequie  del cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo. Aveva 92 anni ed era malato. Era stato Nunzio apostolico in diversi Paesi del mondo, tra i quali l’Italia, e Arciprete della basilica papale di San Paolo fuori le mura. Era nato a Torino il 27 agosto del 1925. Papa Francesco, in una delle sue uscite a sorpresa dal Vaticano, era andato a trovarlo in ospedale; è accaduto circa un anno fa quando il cardinale era ricoverato in una casa di cura a Roma. Era figlio del col. Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo,  fucilato alle Fosse Ardeatine nel marzo 1944, che era stato capo del fronte clandestino romano dopo l’8 settembre 1943. Una figura di spicco della Guerra di Liberazione, un autentico patriota  di cui il Cardinale serbava un grande e forte ricordo e di cui era giustamente orgoglioso. Fu un grande diplomatico vaticano, molto amico del Papa  Benedetto XVI di cui creo’ lo stemma araldico .Montezemolo era uno studioso appassionato di araldica su cui scrisse anche un libro considerato come il più autorevole in materia. Forse la Segreteria di Stato vaticana avrebbe avuto al suo vertice ben altro uomo, se lui fosse stato scelto al posto del discusso cardinal Bertone. Sono stato in rapporti con lui per molti anni e mi fu grato per aver ricordato suo padre in più occasioni. Sarebbe voluto intervenire di persona, ma gli acciacchi dell’età gli consentirono solo di inviare messaggi di altissimo livello morale e storico. Ci fu una Resistenza politica e una Resistenza militare, patriottica, con le stellette di cui il gen. Giuseppe Perotti e il col. Montezemolo, ambedue medaglie d’oro al valor militare, sono i più fulgidi esempi. Furono fucilati ambedue, uno al Martinetto di Torino e l’altro alle Fosse Ardeatine di Roma perché vennero traditi. Ma il Cardinale aveva solo parole di perdono cristiano verso i carnefici del padre, anche  se teneva molto che fosse ricordato il suo sacrificio. Quando mia madre compì cento anni e venne festeggiata al Circolo della Stampa nel luglio 2016,mandò un messaggio di auguri, accompagnando la speciale benedizione di Papa Francesco, scrivendo di mia madre che era “una donna del Risorgimento”. In quell’occasione  tacque a Torino chi invece avrebbe dovuto farsi sentire e ,con un  giorno di ritardo, fece avere un augurio stampato a mia madre. Il Cardinale di Montezemolo è stato un grande torinese che appartenne ad una nobile e importante famiglia piemontese. Il fatto che ci sia anche un discendente di nome Luca è secondario e casuale. A Luca, con cui intrattenni qualche rapporto, inviai un articolo sull’eroico Colonnello, ma capii che forse non conosceva neppure la sua storia. Una volta accennai l’episodio al Cardinale che si limitò a sorridere. Era un uomo mite, ironico, fermissimo nella sua esemplare fede cristiana fatta anche di tolleranza e di compassione per gli errori e le debolezze umane .

 

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 A volte la vita è davvero imprevedibile. Ieri sera  a Roma, al ristorante di piazza del Pantheon dove ero solito vedermi con Marco Pannella, ho visto un gruppo di  turisti americani che mangiava pesce, sorseggiando un barolo Cordero di Montezemolo. La combriccola felice forse non sapeva neppure di bere un grande vino inadatto col pesce e ,meno che mai ,sapeva dei Cordero di Montezemolo, un nome che ha onorato il Piemonte, l’Italia, la Chiesa. Anche tantissimi italiani non sanno nulla di quella famiglia che appartiene alla migliore storia del nostro Paese. L’ignoranza  e l’oblio prevalgono  e la barbarie può facilmente prevalere sull’Italia civile. Il Cardinale di Montezemolo ci ricorda  invece che esiste un’altra Italia a cui guardare per uscire dal pantano.

 

quaglieni@gmail.com