Gennaio 2017- Pagina 2

Notre Dame de Paris torna al Pala Alpitour

notre dame 2L’opera, scritta da Luc Plamondon e musicata da Riccardo Cocciante è tratta dall’omonimo romanzo di Victor Hugo

“Notre Dame de Paris”, riconosciuto come il più grande successo di sempre nella storia dello spettacolo in Italia e come il più importante show prodotto in Europa, torna al Pala Alpitour di Torino con cinque appuntamenti che verranno portati in scena dal 10 al 12 febbraio notre dame2017.  L’opera, scritta da Luc Plamondon e musicata da Riccardo Cocciante è tratta dall’omonimo romanzo di Victor Hugo. La storia narrata dal grande scrittore francese si svolge nel 1482 e vede protagonisti Quasimodo, il campanaro gobbo della famosa cattedrale parigina, la giovane e bellissima zingara Esmeralda e il malvagio arcivescovo Frollo. Scenario principale degli eventi è la cattedrale di Notre Dame, capolavoro dell’arte gotica, affascinante esempio di architettura nella quale si alternano motivi ornamentali e gargoyle. Cocciante e Plamondon realizzarono quest’opera per il puro piacere di scrivere musica, senza pensare a trasformarla in forma scenica. Al termine del lavoro decisero di creare uno spettacolo teatrale che ha avuto un successo travolgente, a partire dal debutto, nel 1998, a Parigi, fino ad oggi.

Barbara Castellaro

 

 

NOTRE DAME DE PARIS

 

INFORMAZIONI

 

Biglietti in vendita su www.ticketone.it

 

Sito ufficiale www.ndpitalia.it

 

Pagina Facebook www.facebook.com/notredamedeparisitalia

 

 

SETTIMANA MONDIALE DELL’ARMONIA INTERRELIGIOSA

scientology torinoDomenica 5 febbraio alle 10.30 presso la Chiesa di Scientology di Torino di via Villar, 2 si terrà una speciale funzione dedicata alla Settimana Mondiale dell’Armonia Interreligiosa, indetta dalle Nazioni Unite la prima settimana di febbraio di ogni anno.Dopo una versione breve della tradizionale funzione religiosa di Scientology tratta dagli scritti del fondatore L. Ron Hubbard, ampio spazio verrà dedicato ai messaggi e preghiere che ospiti di altre realtà laiche e religiose vorranno condividere. L’intento è quello di raccogliere l’incoraggiamento dell’Assemblea Generale a sostenere la diffusione del messaggio di armonia interreligiosa e di benevolenza in tutte le chiese, moschee, sinagoghe, templi e altri luoghi di culto in tutto il mondo, su base volontaria e secondo le proprie tradizioni o condizioni religiose.”

Svastica e bestemmia, ecco il prodotto di una società nichilista

Il fatto che dei teppistelli pinerolesi  si divertissero ad imbrattare una cristiani chiesachiesa con bestemmie e svastiche rivela il grado di avvilimento a cui si è giunti. Si poteva capire ,in passato  e forse anche nel presente, la bestemmia dell’operaio in fabbrica o del contadino  alle prese con il suo duro lavoro dei campi. C’erano persone che avevano addirittura assunto la bestemmia come intercalare quasi inconsapevole. Ma che ci siano dei giovani che scrivano per divertimento delle bestemmie, coniugandole  con le svastiche hitleriane, è davvero troppo. Chi scrive è per la libertà di pensiero e non ritiene che nessuna opinione, neppure la hitler_cardinal4più odiosa e grossolana come la bestemmia, debba essere considerata un reato: ciascuno ha, per esprimersi, i mezzi che ha. C’è il santo e il bestemmiatore, il poeta e lo scaricatore portuale, con in mezzo tanta gente banale che non ha opinioni e che non prega e non bestemmia. Divertirsi offendendo gli altri  risulta tuttavia particolarmente difficile da comprendere. Mi piacerebbe conoscere il grado di acculturazione dei questi giovani e dove hanno  frequentato o frequentino  la scuola. Nella loro mostruosa ignoranza i ragazzini di Pinerolo  non lo sanno, ma l’accoppiamento  di bestemmia e svastica  non appare così strano: Hitler , in nome di un paganesimo germanico  delirante, voleva proprio cancellare la civiltà cristiana nel 1942 trovò cristiani croce chiesanel laico Croce il suo  strenuo difensore: così nacque il famoso “Perché non possiamo non dirci cristiani” durante la  sua villeggiatura in Piemonte. Certo gli untorelli che usano la bomboletta spray non costituiscono pericoli di sorta, perché lo fanno per divertimento. Dopo aver giustificato per troppi anni l’ignoranza e aver declassato la funzione della scuola anche come scuola di civismo, ci ritroviamo a fare i conti con questi giovani  che certo sono un’eccezione, ma spesso l’eccezione purtroppo conferma la regola. Sono i figli di una società malata e nichilista e il prodotto deteriore di una scuola che non riesce più a svolgere la sua funzione.
                                                                                                                       Pier Franco Quaglieni

 

 

Ragazza di 25 anni annuncia suicidio su Fb: la polizia la “circonda” e la salva

polizia 62DALLA CAMPANIA

Una 25enne di Napoli aveva annunciato sul proprio profilo Facebook di volersi suicidare. La polizia ha inviato le volanti in Piazza Vanvitelli dopo  la richiesta di aiuto da parte di un uomo, la cui figlia aveva lasciato casa da alcune ore. Prima aveva pubblicato  un post sul social  in cui spiegava la propria volontà di farla finita, per una storia d’amore terminata. Gli  agenti della sezione Volanti dell’ufficio Prevenzione generale e del commissariato Vomero hanno rintracciato l’ex fidanzato, il quale ha chiamato la 25enne per darle un appuntamento.La ragazza si è presentata dopo mezz’ora, quando l’intera zona era ormai circondata dai poliziotti, che l’hanno dissuasa dal compiere il suo proposito.

Vigile occupa posto auto per disabili e si multa da solo

park disabilidivietoDALLA PUGLIA

Si è fatto la multa da solo lasciando il denaro della contravvenzione all’associazione “Cuore amico” che si occupa  delle persone svantaggiate. Il vigile urbano di Francavilla Fontana (Brindisi)  lo scorso 18 gennaio aveva parcheggiato la vettura di servizio su uno spazio riservato ai portatori di handicap  a Brindisi. L’agente  ha riconosciuto il proprio errore, e  ha voluto pagare  la multa che sarebbe toccata a qualsiasi cittadino.

 

(foto: il Torinese)

Scissioni, risultato finale a somma negativa

LA VERSIONE DI GIUSI / di Giusi La GangaLA GANGA

Di scissioni di partito me ne intendo, purtroppo. Le dinamiche sono sempre le stesse: I voti un po’ se ne vanno, molti restano, parecchi mandano a quel paese entrambi i contendenti. Il risultato finale è a somma negativa.

RENZI LAVAGNA

Per queste ragioni sono fra quelli che pensano che il PD debba essere difeso e sostenuto, per quanti errori abbia fatto l’attuale gruppo dirigente. Ho partecipato ieri alla riunione preparatoria dell’assemblea nazionale, che si terrà il 18 febbraio, dell’Associazione Democraticisocialisti, promossa dal Presidente della Toscana, Enrico Rossi, che intende tener viva, dentro e non fuori dal PD, la cultura socialista, rinnovata e attrezzata ad affrontare i tempi completamente nuovi di fronte a noi. Viviamo un passaggio difficilissimo della democrazia italiana, che sconta una classe dirigente inadeguata e litigiosa, con un elettorato che passa da un uomo della Provvidenza all’altro, senza rendersi conto che non esistono scorciatoie salvifiche ma solo la necessità di un duro lavoro di ricostruzione del paese.

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Si vuole andare di corsa a votare, senza mettere ordine nella legge elettorale e senza costruire i presupposti politici perché il voto risulti utile all’Italia. Ognuno fa un miope calcoletto di convenienza personale o di fazione. L’esito è già scritto, al di là delle frottole propagandistiche: l’ingovernabilità si accentuerà e le prospettive di un’Italia come la Grecia si avvicinano. Continua a sorprendermi il fattopd unita che molte persone che stimo non vedano o fingano di non vedere i pericoli che incombono. Che preferiscano applaudire entusiasticamente anziché provare a ragionare. Che si spellano le mani quando sentono dire che la legislatura è finita con il voto del 4 dicembre (ed è vero, nella sostanza) e che si indignano però se si fa notare come quel voto abbia anche chiuso il ciclo dell’attuale gruppo dirigente del PD e che sia necessario un nuovo congresso. In altri tempi, dopo tre sconfitte consecutive si sarebbe sentito il bisogno di una nuova legittimazione congressuale. Oggi si fa finta di nulla, anzi si spera che i contestatori (che non sempre hanno ragione) tolgano il disturbo.
Possibile che si debba andare baldanzosi verso un baratro?

 

Giusi La Ganga

“Robert Doisneau. Icones” al Forte di Bard

DOISNEAU3Si racconta abbia scattato la sua prima foto semplicemente a una pila di ciottoli ammucchiati a terra per l’occasione. Era il 1928 e Robert Doisneau aveva solo 16 anni. Cominciò così, con quella particolare “foto di strada”, la lunga carriera (Doisneau nasce a Gentilly nel 1912 e muore a Montrouge nel 1994) di uno dei più grandi fotografi del Novecento; del “fotografo umanista” – così chiamato per la sua straordinaria capacità di raccontare, in chiave lirica spesso ironica e perfino surreale, la quotidianità della vita e delle persone – cui il valdostano Forte di Bard ( dove ormai da tempo sono di casa i blasonati maestri della fotografia internazionale) dedica una splendida mostra in collaborazione con l’Atelier Robert Doisneau di Parigi. Più di settanta le opere assemblate sotto il titolo che non poteva essere più esplicito di “Robert Doisneau. Icones”.

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Fil rouge del percorso espositivo è infatti l’iconicità delle immagini, scattate sempre on the road preferibilmente nella periferia parigina di Montrouge dove l’artista trascorse l’intera vita e che fin da subito seppero conquistare l’immaginario collettivo e il più vasto pubblico. A partire dal celebre “bacio” del 1950, “Le baiser de l’Hotel de ville”, commissionatogli dalla rivista americana “Life” per un reportage fotografico su Parigi, raffigurante una coppia di ragazzi che tranquillamente si baciano per strada fra l’indifferenza totale dei passanti e che non fu – come parrebbe – “foto rubata”. Ma scatto attentamente “premeditato”, con l’acuta regia dello stesso Doisneau che chiese ai due giovani (Françoise Bornet, studentessa di teatro, e Jacques Carteaud) di posare per lui. Scatto-icona per eccellenza, quel bacio che divenne il bacio più celebre nella storia della fotografia, come a inizi Novecento era capitato a quello di Gustav Klimt (“Der Kuss”) nella pittura. La vita di tutti i giorni, ogni goccia di vita anche quella più piccola e insignificante, ma solo per chi non ha occhi che parlano al cuore e un mare di fantasia capace di trasformare la realtà in gioco sagace irridente irriverente e amabilmente capriccioso, fu sempre per lui la storia più eccitante da raccontare. “Nessun regista –diceva – può inventare una trama così imprevedibile come quello che accade ogni giorno tra le strade di una città”. E ad ammaliarlo furono soprattutto le banlieue parigine, quelle periferie in bianco e nero degli anni Cinquanta, perfette per le trame noirs di Simenon e del suo Maigret, ricche e povere a un tempo, crudeli e poetiche, ciniche e spietate ma anche cariche di sottile e struggente poesia. Coglierne l’anima, al volo o in caparbia ed emozionante attesa, il suo compito. Neppur tanto arduo.

BACIO DOISNEAU

Dalle rive della Senna (“Pont d’Iéna”, 1945) fino alle periferie operaie, Doisneau cristallizza per immagini che non hanno scadenze temporali la Ville Lumière degli innamorati, quella dei bistrot (“Mademoiselle Anita”, 1951), degli atelier di moda e quella spassosa dei bambini di strada (“Les enfants de la Place Hébert“, 1957; “Les frères”, 1934) o seriosa degli scolari (“L’information scolaire”, 1956), regalandoci un monumentale affresco della “sua” Parigi e immortalando –attraverso un registro ironico mai disgiunto da quello poetico- gli aspetti più curiosi e le contraddizioni della società francese di allora. Il tutto attraverso una totale e spontanea full immersion in tutto ciò (persone e cose) che gli stava intorno: da attento “pescatore” (e non “cacciatore”) di immagini, come egli stesso amava definirsi. Qualità che fanno di lui, insieme ad Henry Cartier-Bresson, uno dei veri padri fondatori del fotogiornalismo di strada. Oltrechè su “Life”, molti suoi servizi vennero pubblicati anche su “Vogue” e frequente fu la collaborazione con scrittori come Blaise Cendras e Jacques Prevert. Di quest’ultimo, fra l’altro, la mostra di Bard ospita un intenso ritratto “au guèridon”, realizzato da Doisneau insieme ad altri scattati a celebri personalità del mondo culturale di allora come Picasso e Giacometti. “Quello che io cercavo di mostrare – scriveva l’artista – era un mondo dove mi sarei sentito bene, dove le persone sarebbero state gentili, dove avrei trovato la tenerezza che speravo di ricevere. Le mie foto erano come una prova che questo mondo può esistere”. Un’importante lezione di vita, cui anche oggi è bello – ma non sempre facile – poter credere.

Gianni Milani

“Robert Doisneau. Icones”

Forte di Bard (Aosta); tel. 0125/833811 – www.fortedibard.it Fino al primo maggio

Orari: da mart. a ven. 11-18; sab. dom. e festivi 11-19; lun. chiuso

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Le immagini:

– Atelier Robert Doisneau: Les frères, rue du Docteur Lecène”, 1934

– Atelier Robert Doisneau: “Le baiser de l’hotel de ville, Paris”, 1950

 

 

Chiesa deturpata da bestemmie e svastiche

convento 1 chiesaHanno imbrattato il muro di una chiesa e, beccati dai carabinieri, hanno chiesto scusa. I tre ragazzi che avevano scritto bestemmie, insulti vari  e avevano disegnato anche  due svastiche e un volto con l’elmetto sui muri esterni  della parrocchia di Sant’Agostino, in via Principi d’Acaja a Pinerolo, sono stati sorpresi con le bombolette spray. Hanno cercato di scappare ma uno di loro, di 19 anni, è stato fermato dai militari. Invece i rimanenti  due, uno di 17 e uno di 15 anni, sono stati accompagnati in caserma dai genitori. I teppistelli hanno detto di essere pentiti, e di averlo fatto “per divertimento”, promettendo  di provvedere alla pulizia del muro.

Né vento, né pioggia: smog alle stelle, sotto la Mole picco di 110 mcg di Pm10 per metro cubo

NEBBIA1La totale mancanza di venti e piogge almeno fino a mercoledì, non è certo la condizione ideale per combattere lo smog.  Sotto la Mole si giungerà così a un nuovo picco nella concentrazione di polveri sottili. L’Arpa prevede da  domani 110 microgrammi per metro cubo di Pm10 in città e NEBBIAin tutta la prima cintura dell’area metropolitana. Le Pm10 supereranno  quota 100 anche a Caselle, Chivasso, Ivrea e Volpiano, e ad Alessandria e provincia, con valori attesi  tra i 102 e i 104 microgrammi. Invece a Novara, Galliate e Trecate il valore ipotizzabile è di 110 microgrammi. A Torino permane quindi il divieto al traffico tra le 8 e le 19 per i veicoli diesel fino a euro 3 e  per quelli a benzina/gas/metano euro 0.

 

(foto: il Torinese)
   

Carcere: “il Ministero non vanifichi per inedia le tante cose buone fatte”

Grimaldi (SEL), Artesio (Torino in Comune), Boni e Manzi (Radicali) 

carcere2 

Dopo la visita al carcere di Ivrea, il Capogruppo di SEL Marco Grimaldi si è oggi recato in visita alla Casa circondariale Lorusso Cotugno a Torino, insieme a Igor Boni e Silvja Manzi dei Radicali Italiani e alla Capogruppo di Torino in Comune Eleonora Artesio. Il carcere ospita attualmente fra i 1280 e i 1350, coerentemente con un aumento della popolazione carceraria nelle grandi città dove crescono povertà e disagio. La direzione ha sottolineato l’importanza di una distribuzione dei detenuti sul territorio regionale, che consenta di evitare situazioni di inciviltà e malessere, posto il principio della territorialità che va il più possibile salvaguardato. Al contempo, a differenza di altri istituti penitenziari, paiono diminuire i suicidi e gli episodi di autolesionismo, grazie a un forte investimento sulla prevenzione e la prima accoglienza, tramite la fornitura di un kit di intimo all’ingresso, ai colloqui di primo ingresso con gli educatori, alla scuola accoglienza ricca di attività ricreative, all’apertura dell’85% del circuito, ai corsi di formazione professionale, all’attivazione di circa 230-240 posti di lavoro con enti pubblici e cooperative, nonché alla convenzione sull’Articolazione per la tutela della salute mentale, attiva solo al carcere di Torino.

 CARCERE SBARRE
“Purtroppo gli enormi sforzi per aumentare i momenti di socialità, le attività diurne, il lavoro fuori e dentro al carcere si scontrano con la carenza di educatori (solo 14 per circa 1350 detenuti) e la fatiscenza di alcuni padiglioni” – dichiara Grimaldi. – “Come ha denunciato lo stesso Direttore e come abbiamo visto con i nostri occhi, la sezione A in particolare, che ospita inoltre il presidio sanitario e il reparto psichiatrico (Sestante), è un vero disastro. Le condizioni umilianti dei bagni a vista, unite all’odore di muffa e alle infiltrazioni, rendono indecorosa la vita di quegli uomini. Docce sporche, ascensori fermi ormai da anni e cascate di acqua dai cavedi aggravano ulteriormente il quadro. Ho parlato con alcuni detenuti mentre fumavano, mi hanno chiesto di fare qualcosa. Ciò che posso fare è rivolgere un appello alle autorità competenti affinché non vanifichino solo per inedia il buono che cresce in quel carcere. Il Ministero deve provvedere ai finanziamenti per sostituire gli ascensori guasti, rifare il cappotto esterno dove vi sono le infiltrazioni e consentire la presenza di un numero equo di educatori. E infine mi rivolgo alle aziende private, finora quasi del tutto assenti da questi luoghi, perché attivare rapporti di lavoro con i detenuti e le detenute può essere un’opportunità anche per loro”.“Il Comune” – dichiara Artesio – “intrattiene molte collaborazioni con i programmi dell’istituto penitenziario, dalla promozione di attività occupazionali alla qualificazione del ‘tempo’ con investimenti culturali alla nomina del Garante dei diritti. Abbiamo non solo la sensibilità, ma tutto l’interesse a che la dimensione carceraria sia, come dice la Costituzione, una fase di presa di coscienza e di riorientamento delle persone detenute”.

“Il Carcere di Torino” – aggiungono Manzi e Boni – “per la sua dimensione e il suo funzionamento potrebbe essere una struttura modello: a una gestione competente e intelligente, che ha abbassato le tensioni e diminuito le problematicità, si accompagna una fattiva interazione con la popolazione detenuta (di nuovo, purtroppo, a un livello ai limiti di guardia). La struttura obsoleta dell’Istituto, però, non consente un pieno ottimismo. Eredità di quell’infausta stagione di lavori pubblici inefficienti e pagati a caro prezzo, anche questo Carcere è ormai strutturalmente fatiscente, basti pensare alle barriere architettoniche presenti che lo rendono, di fatto, fuori legge. E vivere in una struttura degradata, per i detenuti come per chi ci lavora, non può che essere umanamente degradante. Si tratta di investimenti non più rinviabili”.