Pistoia – Torino, un momento di speranza.

Era la partita da vincere, e lo si è fatto. Il primo passo verso la speranza di continuare a vedere basket di alto livello nella nostra città è stato compiuto dai giocatori, battendo la più diretta concorrente alla salvezza

Ora la società è quasi salva, fatti i debiti scongiuri sportivi, in quanto solo un qualcosa di estremamente difficile se non ragionevolmente impossibile potrebbe ormai complicare l’esistenza.
Il resto è noto, e la situazione economica proprio oggi dovrà avere una svolta decisiva e speriamo che dopo tanto soffrire ci possa essere uno spiraglio per il futuro. Ma, come sempre, limitiamoci al campo e alla disanima della partita. Sembra che la salvezza di Torino possa essere dovuta a tutti coloro che a vario titoli sono finiti nel banco dei “cattivi” sottoposti a punizioni infantili durante l’anno non adatte di solito in un ambito professionistico. In primis, Mam Jaiteh, sottovalutatissimo all’inizio ed autore di una partita da 17 punti e 19 rimbalzi ed una presenza intimidatoria da maturo giocatore e la sua età è ancora molto giovane. Poi, Dallas Moore, talvolta compresso per motivi tattici che però nel momento di massima difficoltà sciorina un 9-0 personale per rientrare in partita. Ed infine Jamil Wilson, che con l’ultimo minuto ha deciso la partita a favore di Torino con un coraggio-incosciente degno solo dei grandi campioni, che lui probabilmente sarebbe se completasse l’opera del giocatore che potrebbe essere ma che ha dimostrato solo a tratti, purtroppo. A parte il solito costante e splendido Hobson, vera scoperta, anzi riscoperta di nonno Brown, che in Italia ha dimostrato tutto il suo valore sia come passatore che come personalità, il resto della truppa si è comportato in maniera anonima, con qualche spunto finale di Cotton nell’ultima azione e qualche stoppata di Mc Adoo e una tripla importante segnata da Poeta. La partita è stata tesa e difficile come ben si sapeva. Torino ha cercato di complicarsi l’esistenza con un quintetto di partenza del quarto quarto almeno discutibile con Hobson, Jaiteh e Moore in panchina, ma poi, la fantasia del gioco unita alla volontà di non perdere ha permesso di vincere quella che era una partita da vincere senza se e senza ma.Non era il campionato che si pensava di dover disputare, ma è andata così. Ora speriamo in una giornata che possa dare buone news e che dia futuro al basket torinese. Le migliaia di tifosi veri che impegnano soldi, tempo e risorse emotive per seguire il basket sognano un anno diverso ma soprattutto sognano il grande basket. Errori ne sono stati fatti tanti e viaggiare a ritroso non serve a nulla. Almeno adesso. Ora c’è bisogno di “presenti” per il futuro.

Paolo Michieletto


 
 
 

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