Oltre la costa

Questo racconto narra di segni, iscrizioni distanti migliaia di anni, miliardi di chilometri; unite da una strada ferrata che conduce alla costa…

Quando mi reco a Cannes per lavoro (beh, qualcuno deve pur farlo…) preferisco prendere il treno. In effetti si tratta di tre treni. Il primo cambio è a Cuneo: si sale su un trenino che riproduce sulle fiancate le iscrizioni rupestri della Valle delle Meraviglie che, dopo Breil-sur-Roya, viene attraversata dal trenino fino a Nizza; poi il TER prosegue lungo la costa. Alcune delle iscrizioni risalgono a 13’000 anni fa; sono delle rappresentazioni fantastiche, cioè non riproducono la realtà ma l’aspetto che i nostri antenati immaginavano potessero avere gli spiriti delle foreste: mostri e creature inverosimili. I “creativi” dell’epoca testimoniarono con le iscrizioni la loro fantasia e ne presero spunto per modificare la realtà inventando oggetti e soluzioni che fino allora esistevano solo nella loro immaginazione. È un po’ quello che facciamo tutti i giorni: modificare il mondo grazie alla nostra creatività; a volte in meglio .La creatività si espresse ancora negli stessi luoghi a migliaia di anni di distanza quando i realizzatori della ferrovia crearono le gallerie elicoidali che permettevano al trenino di inerpicarsi sulle montagne e ridiscendere senza la necessità di tunnel di decine di chilometri. È sera; i nostri tre vagoni collegano i paesini della Val Roya come una piccola catena luminosa: mondi evanescenti che, tra la nebbia, riemergono alla realtà. Sono l’unico passeggero. A San Dalmazzo il capotreno mi mostra il monumento ai deportati ebrei ai bordi della stazione; molto semplice: due vagoni del ’42 e i nomi dei deportati scritti ripiegando alcune barre delle grate. Non sempre il treno ha unito le civiltà. Ripartiamo; dopo Breil l’aria è differente, riconosco la brezza di mare a chilometri di distanza da Nizza: fantastico. Sono a Cannes; dopo poche centinaia di metri ecco il bordo del mare. È notte, uno splendido schooner di 20 metri si appresta a salpare; una ragazza e il suo compagno imbarcano le ultime provviste. Lasceranno la costa a mezzanotte, al levarsi del maestrale. Tornano a casa. Perth, Australia. Quel viaggio lo racconteranno loro… Buon vento.13:15; abbiamo appena concluso una riunione, si discute di ricerca, visi da ragazzini anche tra i sessantenni, concetti complessi espressi in modo lineare, alcune idee geniali, francese, inglese, italiano, parliamo tutti nella lingua degli altri, ci capiamo bene, senza barriere: splendido .A pranzo si scherza sulle ragazze: ancora meglio. Finisce il pranzo.

***

Ancora quindici minuti: faccio i soliti dieci (preferiti) passi che separano l’ingresso dello stabilimento dalla sabbia. Di fronte a me le isole Lerins (il canale che le divide é uno dei migliori approdi del mediterraneo); a pochi metri, alle mie spalle, una gigantografia della sonda Huygens che fu progettata e costruita qui (in buona parte). Fu lanciata il 15 ottobre del 1997 e raggiunse Titano il 14 gennaio del 2005. Una missione sorprendente. La missione diede risposte a domande che attendevano da migliaia di anni; viaggiò per sette anni terrestri, oltre la fascia degli asteroidi, oltre le lune di Marte, oltre gli anelli di Saturno, compiendo un viaggio di 3 miliardi e mezzo di chilometri e raccontando di mondi che, noi umani, avevamo solo osato immaginare. Ci inviò delle immagini di una bellezza infinita ed altrettanto vasta desolazione, con innumerevoli scoperte e nuove domande per le prossime generazioni (eh, non possiamo fare tutto noi…). Dopo una tale traversata finalmente arrivò, ce lo disse con qualche bip, poi si spense. Un viaggio troppo lungo. Fu una navigazione che qualcuno decise di intraprendere ricordandosi che, tra gli altri bisogni primari, quello della conoscenza ci permette di vivere, oltre che sopravvivere. Ricorda come, in un piccolo mondo ai confini della galassia, gli esseri umani siano stati capaci di realizzare, insieme, imprese straordinarie. Chi incontrerà la nostra sonda sulla superficie pietrificata di un deserto di Titano non saprà mai il perché qualcuno la costruí, ma ne coglierà lo spirito: un’iscrizione sulla fiancata riporta la posizione della terra, le informazioni base della vita come la conosciamo, elementi chimici ma, soprattutto, le figure di una donna e di un uomo con la mano destra aperta. Si narra che anche nelle galassie esterne questo segno voglia dire pace.

 

Enrico Bertuccio

Leggi qui le ultime notizie: IL TORINESE
Articolo Precedente

Softball A2: 1-1 fra Reale Mutua Jacks Torino e La Loggia

Articolo Successivo

Appendino: “Il dossier olimpico Mi-To non c’è”

Recenti:

IL METEO E' OFFERTO DA

Auto Crocetta